Antonio Manzo
<La politica è una cosa seria, ragazzi. E lo dico a giovani che ammiro perché la fanno>. Parola dell’arcivescovo di Salerno, monsignor Andrea Bellandi, che dà lezioni di laicità ai giovani di Forza Italia in una inedita lezione sulla “separazione delle carriere”: da una parte la vita spirituale e dall’altra la vita pubblica che non prescinde dall’impegno dei cristiani in politica. Parole di laicità e non pluralismo partitico. La sala elegante di un bar del Corso è una piccola scuola politica per ragazzi di Forza Italia che non hanno neppure conosciuto l’esperienza di Silvio Berlusconi perché hanno aderito al partito azzurro alla fine degli anni novanta-primi anni duemila. Sala piena di capelli castani, giovanili che si confondono alle uniche teste bianche di Peppino Fauceglia, docente universitario, coordinatore cittadino di Forza Italia e che ha avuto l’idea della formazione con le parole di un prelato, di Massimo Corsale già ”sacerdote marxista” dalla sua cattedra universitaria e oggi aderente alla Comunità dei Ricostruttori della Preghiera che si trova a Mezzana di Cantagallo vicino Prato. Da marxista immaginario a credente consapevole e autore di un raffinato testo filosofico “Ma liberaci dal male”. E, infine, quella di Roberto Celano consigliere comunale Forza Italia, già con la testa immersa nella battaglia, per lui epocale, del terzo mandato alla Regione. “Sono un vescovo di media altezza” dice di lui l’arcivescovo Bellandi con quella ironia che è sempre anticamera dell’intelligenza. Ben sapendo che lui, proveniente dalla Toscana tdi don Milani e di Giorgio La Pira, è un solido teologo e Pastore al tempo, molto selettivo, per la nomina di nuovi vescovi, di papa Francesco. Bellandi dice subito che “lui non è esperto di cose politiche” e mette le mani avanti più per fedeltà al suo pensiero ratingzeriano sulla politica che per legittima difesa alla selva di domande dei giovani di Forza Italia. Al punto tale da esclamare: “Ma Rischiatutto non è niente al confronto” ricordando, a chi ha qualche anno in meno, il fortunato format televisivo di Mike Buongiorno sulla progressione delle domande da rispondere. Ed è la pazienza di Martina a gestire il traffico dei suo compagni giovani. Proprio lei comincia subito a ricordare il suicido di un giovane all’università di Salerno per chiedere un commento del vescovo. Perchè la paura della vita in un giovane vita? “L’indifferenza e la solitudine certifica l’esistenza da monadi – risponde Bellandi – con grande responsabilità degli adulti inadempienti”. Per aggiungere poi che “per la Chiesa e i cristiani la vita è il riflesso della dignità di Dio con una grandezza che non si misura dal successo”. Una lezione per i giovani che non hanno conosciuto il loro leader storico che “amava l’Italia” disse prima di “scendere in campo” come un Messia della politica. “Che importi se guadagni il mondo intero e se perdi la tua anima? Per fare crescere l’io” Quando Carmine tenta di riportare in discorso all’attualità dell’Europea che intende riarmarsi eludendo la lezione dei padri fondatori come De Gasperi, Adenauer e Schuman, l’arcivescovo dice che vede molte ombre sul futuro dell’Europa e, seguendo la lezione di La Pira e Ratzinger concepisce la straordinaria non confessionale idea di Benedetto XVI che immaginava una Europa non solo geografica ma dalle radici greco romana e cristiane con la concezione culturale. Oggi è ostaggio di una concezione liberal-finanziaria, delle grandi concentrazioni capitale senza surplus valoriale che inducono a gonfiare il petto non avendo respiro (di qui la tentazione del riarmo). E quando i giovani chiedono continuamente cosa dice la Chiesa o come dovrebbero comportarsi secondo la dottrina sociale l’arcivescovo ribatte con l’interrogativo “ma cosa è la Chiesa?” per dire loro che è l’avventura umana ispirata e guidata da Dio e ad Emanuele replica sui sistemi politici in cui la democrazia preserva la libertà, la dignità umana e lo stato di diritto. Non come intendono fare le regioni italiane, a partire dalla sua Toscana, che promulgando la legge sul fine vita compiono solo un atto ideologico per forzare la mano con atti di sottomissione su temi cosi decisivi per la vita in sofferenza. I due illuminati anziani del parterre di giovani chiudono con due domande. Fauceglia con un appello di don Julian Carron, già responsabile di Comunione e Liberazione, sul senso di Dio nella realtà e di Massimo Corsale che chiede se non vi fosse la necessità di assecondare le famiglie con altri strumenti di crescita come le comunità. L’arcivescovo Bellandi conclude l’ora e venti di lezione di laicità riaffermando il valore fondativo per la società dell’istituto-famiglia.





