Ministro Nordio, sentenza legittima - Le Cronache Attualità
Attualità

Ministro Nordio, sentenza legittima

Ministro Nordio, sentenza legittima

di Michelangelo Russo

Il Governo Meloni ha già dichiarato guerra alla Magistratura. E’ il più grave conflitto istituzionale dalla nascita della Repubblica. Di fronte allo scorno della sentenza del Tribunale di Roma, che ha dimostrato la comicità della soluzione Albanese del problema dei migranti, il Ministro della Giustizia ha sconfessato una sentenza di un Tribunale bollandola come “abnorme”. Nordio dovrebbe sapere che cosa significa, in una dichiarazione ufficiale del Ministro della Giustizia, definire “abnorme” un provvedimento giurisdizionale, soprattutto perché Nordio è il titolare dell’azione disciplinare verso i magistrati autori di “abnormità”. Emettere un provvedimento “abnorme” significa essere resi responsabili di uno dei casi specificamente indicati dalla legge del 2006 (sugli illeciti disciplinari) come motivo sicuro e certo di avvio di un processo disciplinare con condanna certa per i magistrati dichiarati colpevoli. Come conseguenza del suo giudizio lapidario, Nordio dovrebbe quindi aprire il processo disciplinare verso i componenti del Tribunale di Roma. Ma non lo farà. Perché sa che sarebbero assolti dal C.S.M. E lui farebbe una figura non piacevole. Perché la sentenza è legittima, e coraggiosa. Si iniziano a capire, ormai chiaramente, quali sono gli obiettivi del Governo Meloni quando ha come obiettivo, nel progetto di riforma costituzionale, lo smantellamento del Consiglio Superiore della Magistratura. Baluardo democratico, insieme alla Corte Costituzionale, di fronte agli arrembaggi di una maggioranza occasionale e bellicosa che pensa davvero che la maggioranza parlamentare funzioni come un condominio urbano. Ma perfino nei condomini più surriscaldati ci sono le norme di garanzia dettate, per le minoranze, dal codice civile. In questo Parlamento e con questo Governo le cose somigliano invece sempre più all’arroganza di Donald Trump al momento dell’assalto a Capitol Hill. La deriva della democrazia in Italia, in pieno disprezzo della Costituzione, si è avviata. Mai si era visto un Consiglio dei Ministri varato di urgenza “ad horas” per fare una legge di sconfessione di una sentenza. E’ tale lo scorno di fronte alla bruttissima figura di una nave da guerra usata per portare a Tirana 16 persone, con ritorno immediato delle stesse con un barchino della Guardia Costiera, che pare veramente che il Governo navigatore abbia perso la bussola. La nuova legge, come ha già detto autorevolmente Gustavo Zagrebelsky, ha tutti i crismi dell’anticostituzionalità. Perché i parametri per definire un Paese come “sicuro” li ha già dettati l’Europa, e quegli indici non possono essere superati da una leggina statale, che appare un rimedio disperato. Le eccezioni di incostituzionalità fioccheranno alla prima udienza. E definire l’Egitto degli assassini di Regeni e dei persecutori di Zaki come Paese democratico è un azzardo che rasenta lo sberleffo. Il governo Meloni ha perso le staffe. E ha compattato, irrimediabilmente, tutta la Magistratura. Che farà, adesso, manderà l’esercito a presidiare i Tribunali, e la Polizia a schedare i Magistrati? E’ stato un errore tattico questa dichiarazione di guerra di Meloni e di Nordio, per loro sfortuna e per fortuna della Democrazia. Con che pretesto inizieranno di nuovo a parlare di urgenza della separazione delle carriere tra P.M. e Giudicanti? Chi gli ha dato una mazzata tra capo e collo, al Governo navigatore, è stato un collegio di tre magistrati giudicanti! Sono “rossi” pure questi? Ma allora è rossa tutta la Magistratura! Consolatevi signori del Governo, potete sempre riciclare quei centri di raccolta in Albania come centri di contenimento per quasi novemila magistrati. Tutti al confino, come accadde per gli intellettuali del ventennio spediti nelle isole. Ma per stare ancora più sicuri, potete scegliervi un nemico, uno qualsiasi, alle Porte. Potreste seguire la lezione di Netanyahu. Sotto processo per corruzione, lui ha dichiarato prima guerra alla Magistratura israeliana, e poi ha aperto sei fronti di conflitto con nemici esterni. E così niente elezioni, lui continua a governare, e finché c’è guerra c’è speranza.