di Erika Noschese
Dal mondo dell’editoria al Parlamento Europeo. Il giornalista salernitano Michele Santoro è in campo con la sua lista “Pace Terra Dignità”, non un partito politico – come ha più volte ribadito – ma un movimento, vettore per portare al centro della campagna elettorale per le europee la parola pace. Una lista che nasce dopo due anni di guerra in Ucraina ed è proprio la pace il fulcro centrale della campagna elettorale e l’impegno che vorrebbe portare al Parlamento Europeo. Nel frattempo, il giornalista Michele Santoro, ideatore con Raniero La Valle della lista Pace Terra Dignità, sarà a Salerno sabato 25 maggio alle ore 21:00 al Teatro Augusteo.Santoro oggi è impegnato nella sfida elettorale per le europee, capolista per la circoscrizione Sud, tappa dopo tappa sarà anche nella sua città natale. Dal mondo dell’editoria al Parlamento Europeo. Perché la scelta di scendere in campo in prima persona? «Questa decisione è un prolungamento della mia attività di giornalista, mi sono trovato con la guerra ad affrontare un pensiero unico, un muro di gomma. Mi sono reso conto che gli argomenti che iniziavo ad operare io in televisione scheggiavano questo muro, il consenso che questi interventi hanno avuto mi ha fatto pensare che esisteva in Italia un’opinione pubblica attiva che la pensava come me e non si vedeva rappresentata dalle forze politiche che ci sono. Come me avevano rinunciato da un po’ di tempo a votare e ho pensato che la cosa migliore per far emergere questo pezzo di opinione pubblica era intervenire in una campagna elettorale, una grande occasione per portare al centro dell’attenzione di tutti i temi che mi stanno a cuore: l’Europa, la sua indipendenza, un’Europa pacifica e il fatto che si stanno trasformando alcuni conflitti che lambivano il nostro Paese in una guerra mondiale, con un pericolo enorme anche per quanto riguarda la possibile distruzione dell’umanità. Una guerra nucleare è un pericolo possibile perché sono possibili una serie di incidenti, perché la politica non ha il controllo pieno della situazione; agiscono molte signorie della guerra in questi conflitti e non tutto è controllato dai vertici di Zelens’kyj, di Putin, degli americani, di Hamas e così via; e questo potrebbe portare conseguenze a catena. Inoltre, la guerra sta danneggiando in maniera molto pesante l’economia europea e in particolare l’economia del nostro Paese; tutte le varie prese di posizione si infrangono contro la spietata durezza di conflitti che ci imprigionano nel debito facendo in modo che non ci siano soldi per le spese sociali, l’istruzione, la cultura, la sanità, i salari. E non c’è la possibilità di affrontare la sfida più grande che abbiamo di fronte: i cambiamenti climatici. Possiamo usare pochissime risorse per la transizione ecologica e tante categorie danneggiate dal cambiamento non possono essere protette». Da salernitano conosce bene le difficoltà del sud. Più Mezzogiorno in Europa è una sfida difficile ma forse non impossibile… «Se noi non invertiamo la tendenza che c’è in questo momento diventa una sfida impossibile. Lavorare ai margini delle risorse disponibili vuol dire che alle zone che ne avrebbero più bisogno arrivano gli spiccioli mentre noi dobbiamo ribaltare questa logica e fare del Mezzogiorno un’occasione importante di sviluppo, soprattutto per i giovani del Mezzogiorno dobbiamo impedire che vadano via e fare in modo che diventino la classe dirigente del futuro del sud. Questa è la chiave altrimenti si corre il rischio di diventare una grande Calabria, una emigrazione continua che non si può accettare né per la Calabria né per il resto del sud». I giovani oggi vedono il Parlamento Europeo. Come avvicinare i giovani all’Europa e come garantire loro gli strumenti giusti, come ad esempio la formazione… «I giovani vedono l’Europa lontana perchè è un soggetto politico indefinito; sulla guerra l’Europa si è fatta far fuori da qualsiasi spazio decisionale dagli Stati Uniti d’America. Con questa guerra si è suicidata dal punto di vista politico. Ormai non lo dico solo io ma anche chi la pensa all’opposto rispetto a me, come Monti che ha parlato della necessità di rigenerare l’Europa con un bagno di sangue. Un ragionamento che mi fa accapponare la pelle ma che mostra come un Presidente del Consiglio concordi nel dire che l’Europa politica è allo sfascio. I giovani sentono questa incapacità dell’Europa di svolgere un ruolo, come ad esempio in Palestina, dove l’Europa dovrebbe essere la principale protagonista di un progetto di pace che riguarda israeliani e palestinesi. I giovani sono molto sensibili al tema del clima e l’Europa è il soggetto che può avere la forza di dare una spinta decisiva per affrontare i cambiamenti climatici: l’altro giorno nelle Filippine vi erano 50 gradi all’ombra e corriamo il rischio che interi pezzi del mondo spariscano. Quindi dobbiamo accelerare sulla transizione ecologica. Se le sfide del clima verranno affrontate davvero allora i giovani troveranno una nuova fiducia verso l’Europa». Come immagina l’Europa del futuro? «La immagino come un gigante politico capace di dialogare con i diversi mondi e non chiuso in una sorta di fortezza che si chiama Occidente, capace di dialogare con tutti sulla base dei suoi interessi. Soprattutto un’Europa disarmata, non dotata di un esercito: sono contrario alla formazione dell’esercito europeo la cui conseguenza logica sarebbe inevitabilmente aumentare la spesa militare e aumentarla soprattutto per le bombe atomiche. Io credo che noi abbiamo sufficienti armi tradizionali per fronteggiare eventuali “invasioni” dei Russi ma dobbiamo mobilitarci per conquistare la pace, uscire dalla guerra e riprendere la strada del disarmo. Se ci sarà sicurezza per tutti, per Russia, Cina, Stati Uniti e per l’Europa, si possono ridurre le spese per gli armamenti e destinarli alla spesa sociale, al clima».