
di Mario Rinaldi
I disagi che si stanno verificando al pronto soccorso dell’ospedale “Fucito” di Mercato S. Severino, dove l’altro giorno una signora è rimasta al pronto soccorso per oltre 60 ore scatenando numerose polemiche, hanno richiesto un intervento da parte del direttore sanitario del presidio in questione, Luigi Memoli, che ha cercato di fare chiarezza su più aspetti rispetto alle vicende della sanità pubblica, che si presentano molto controverse e dibattute. Direttore Memoli può spiegarci cosa sta accadendo al pronto soccorso del “Fucito”? Molti pazienti lamentano numerosi disagi soprattutto in termini di assistenza sanitaria e di tempi di attesa. “Il discorso deve essere affrontato in primis dal punto di vista contestuale. La signora di cui si è parlato nei giorni scorsi è vero che è rimasta al pronto soccorso e credo lo sia tuttora, ma bisogna specificare che è rimasta nell’area del pronto soccorso e non in ambulanza. Ha avuto tutta l’assistenza necessaria dal punto di vista sanitario, diagnostico e curativo. Avere un’assistenza rispetto a quella che può essere una non assistenza è un fatto acclarato fermo restando che bisogna sbloccare anche i ricoveri in unità di degenza. Tuttavia, per quanto riguarda questo caso specifico bisogna anche sottolineare che i familiari sono rimasti contenti e hanno fatto i complimenti ai medici intervenuti”. Perché secondo lei il pronto soccorso del “Fucito” è sempre molto affollato? “L’iper afflusso è un problema che stanno riscontrando tutti gli ospedali del comprensorio. Ci sono motivi contingenti come quelli di natura epidemiologica, ma anche motivi più complessi come il numero crescente della popolazione anziana. Da sottolineare, inoltre, che sul territorio di propria competenza non ci sono strutture ricettive adeguate come gli ospedali di comunità e poi c’è il problema dei numeri di posti letto, che resta un problema atavico”. Quindi lei sta dicendo che è un problema da sempre esistito. “Al pronto soccorso del Fucito il problema purtroppo è cronico. Ma bisogna anche sottolineare che molto spesso le persone che vengono assistite poi vengono dimesse in tempi brevi perché i medici sono diventati bravi a fare diagnosi e terapia e a dimetterli subito e di questo bisogna attribuire a loro i meriti”. I sindacati nei giorni scorsi hanno segnalato anche problemi al reparto di Urologia. Può spiegarci come stanno le cose? “La nostra urologia non è più appetibile perché è considerata di primo livello. Questo significa che i giovani che mirano in alto e vogliono affermarsi professionalmente preferiscono inserirsi in unità operative di secondo livello. Il primario di Urologia del Ruggi, Paolo Verze, che ringrazio, vuole creare uno scambio attivo tra i reparti di Urologia del Ruggi e del Fucito in modo da stimolare le competenze dei giovani medici e consentire che il concorso appena indetto non vada deserto”. Quindi il concorso per la selezione di medici in Urologia è stato indetto? “E’ stato attivato sia il concorso per direttore di struttura complessa per urologia che per dirigenti urologi per fare in modo che si possa creare la giusta struttura organizzativa dal punto di vista medico in questo reparto. Stiamo facendo di tutto per migliorare competenze e servizi sanitari”. Un impegno, quello sottolineato dal direttore sanitario del “Fucito”, che si sta cercando di concretizzare in più settori, in primis per fornire risposte all’utenza e in secondo luogo per mantenere alti alcuni livelli di eccellenza riconosciuti sia in ambito locale che al di fuori degli ambienti ospedalieri.