Mari: Iannone al Senato per caso - Le Cronache Ultimora
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Mari: Iannone al Senato per caso

Mari: Iannone al Senato per caso

Mi dispiace dirlo, ma Iannone sembra uno passato per caso da Palazzo Madama: non conosce neanche i partiti che sostenevano il Governo Draghi. Gli ricordo allora che Sinistra Italiana era all’opposizione di quel Governo e che la vicenda delle concessioni demaniali, insieme a mille altre, è stata proprio una di quelle su cui ci siamo sempre battuti per contrastare gli interessi interni a quella maggioranza come a quella attuale. Interessi oggi ben rappresentati dal partito di Iannone e dai suoi alleati, che, lo ricordo, facevano effettivamente parte del Governo Draghi. Ma veniamo al merito. Il pasticcio è veramente grande. Siamo alla metà di maggio e di fatto le concessioni sono scadute. Il danno è stato fatto a tutti, ai cittadini come ai gestori degli stabilimenti balneari. C’è una sola parola per descrivere tutto questo: malgoverno. Ora servirebbe un intervento legislativo molto rapido e preciso, capace di affrontare i nodi di questa vicenda. Ecco cosa dovrebbe fare un Governo serio. Innanzitutto dovrebbe tenere conto degli aspetti ambientali e sociali prima di quelli economici, avendo come priorità la libera e gratuita fruizione collettiva del demanio marittimo, la rinaturalizzazione degli arenili e la decementificazione dei paesaggi costieri. Poi dovrebbe stabilire in modo uniforme a livello nazionale una quota minima di spiagge libere per ogni territorio e criteri per i canoni concessori in base alla effettiva redditività del bene.
Dovrebbe difendere veramente i piccoli imprenditori locali e allo stesso tempo garantire ai Comuni una quota di risorse erariali, per la gestione delle spiagge libere e dei servizi pubblici collegati. Da ultimo, ma non ultimo, tutelare i lavoratori delle spiagge, garantendogli un salario minimo adeguato ai contratti nazionali e clausole sociali nei nuovi bandi. Tutto questo, ovviamente, senza un confronto con tutti i soggetti in campo, comprese le associazioni ambientaliste e dei consumatori, non è possibile.
Ma è fin troppo facile prevedere che il Governo Meloni, siccome rappresenta il Twiga di Briatore e non le famiglie che gestiscono gli stabilimenti da generazioni, non sarà capace di farlo.
Però devo ammetterlo, c’è stata una evoluzione: prima quando non si avevano argomenti si buttava la palla in tribuna, ora si butta in Europa. Nella speranza che, essendo più lontana, nessuno veda dove è andata a finire. Ma l’estate è alle porte.