di Erika Noschese
«Il bilancio per gli interessi rappresentanti da questo Governo è assolutamente positivo». E’ particolarmente sarcastico nei confronti del governo Meloni l’onorevole Franco Mari, deputato salernitano di Alleanza Verdi-Sinistra Italiana, parlando di una «maggioranza» che «dopo aver aumentato la precarietà dei lavoratori respinge la proposta di stabilire il salario minimo per legge»
Onorevole Mari, il governo Meloni è nel pieno della sua attività. Un bilancio di questi mesi…
«Il bilancio per gli interessi rappresentanti da questo Governo è assolutamente positivo. Una parte degli imprenditori, quelli che chiedono solo di avere le mani libere, gioisce ad ogni provvedimento. Chi vede le tasse come un “pizzo di Stato” se la ride. La sofferenza sta tutta dalla parte dei lavoratori, dei pensionati al minimo, delle famiglie che non arrivano alla metà del mese. Questo è un esecutivo che quando le rate di mutuo crescono di oltre il 50% a causa di una inflazione generata dai profitti non sa fare altro che chiedere alle banche di posticipare le scadenze. Come se tra qualche mese le famiglie possano magicamente sostenere il costo della vita con i redditi attuali. Questa è una maggioranza che, dopo aver aumentato la precarietà dei lavoratori, come se non bastasse quella che c’era, ora respinge la proposta di stabilire il salario minimo per legge. Siamo di fronte a un Governo politico, questo è vero, ma dalla parte sbagliata della società».
Tema caldo di queste settimane resta ancora l’autonomia differenziata. Cosa ne pensa dell’appello all’unità lanciato dal suo collega dem Piero De Luca?
«Contro il progetto a firma Calderoli, ma che è di tutto il Governo, le opposizioni dovrebbero trovare la stessa unità che è stata cercata e trovata sulla proposta per il salario minimo. Forse, qualche incertezza del passato non ha aiutato, c’è voluta una mobilitazione molto ampia, che ha visto protagonisti in primo luogo il Coordinamento per la democrazia costituzionale e la Cgil, per far comprendere a tutti i pericoli contenuti in questa pseudo riforma. Ora il provvedimento è al Senato, ma lì, grazie alle centomila firme raccolte, dovrà essere necessariamente discussa la proposta di legge che sposta alcune materie “concorrenti” verso la potestà esclusiva dello Stato. In questo modo un’autonomia differenziata lesiva di uguaglianza e unità sarà preclusa per Costituzione. È su questo che serve non solo l’unità delle forze progressiste, ma anche una mobilitazione dal basso».
Lei è un insegnante, stando a quanto emerge l’autonomia potrebbe avere ricadute anche sul mondo dell’insegnamento. Quali i suoi timori…
«Il disegno del Governo per la scuola statale è lo stesso di cui è destinataria la sanità pubblica: si parte dalla meritocrazia per arrivare alla equiparazione con il privato, quindi si definanzia per arrivare a uno svuotamento del ruolo sociale della scuola. Infine, scuola statale e sanità pubblica rimangono in uso solo per i ceti più deboli e ne svanisce la funzione prevista dalla Costituzione. Tutto questo viene, ovviamente, certificato e accelerato dalla frammentazione del Paese prevista con l’Autonomia Differenziata. Oggi la perdita del valore legale del titolo di studio e 20 modelli differenti di didattica sembrano fantascienza, ma domani potrebbero rappresentare la triste realtà».
Come si sta organizzando Alleanza Verdi Sinistra italiana rispetto agli appuntamenti elettorali del 2024, tra provinciali ed europee?
«Il nostro ruolo e la nostra collocazione non cambiano rispetto alle elezioni politiche. L’Alleanza tra Verdi e Sinistra Italiana nasce per dare all’Italia un soggetto politico capace di connettere i temi della giustizia ambientale e della giustizia sociale, che, come è sotto gli occhi di tutti, sono le vere emergenze che abbiamo di fronte. Su questo stiamo crescendo in tutta la provincia con la nascita di nuovi circoli, da ultimo quello di Scafati. Le elezioni europee saranno il banco di prova per il consolidamento di questa sfida, anche perché, come abbiamo visto con il voto dell’Europarlamento sul “ripristino della natura” è quello il terreno su cui si gioca gran parte della partita».
Sulle provinciali sarete parte integrante della coalizione di centro-sinistra?
«È noto che non potremmo sostenere qualunque candidato alla Presidenza. Siamo probabilmente il soggetto più unitario in questo momento, si è visto anche con il lavoro fatto sul salario minimo, fungiamo praticamente da collante, ma siamo altrettanto indisponibili ad operazioni che non abbiano il segno della discontinuità e della costruzione di un’area progressista autonoma dai sistemi di potere locali. Siamo convinti che lo chiedano anche gli elettori. Proveremo a spiegarci meglio nei nostri prossimi appuntamenti: la festa provinciale di Sinistra Italiana a metà settembre e il nostro congresso a ottobre».