Una Campania “tripolare” quella vista da Marco Caiano, spin doctor di Delinea, con esperienza nella comunicazione integrata con Sicomunicazione, gruppo leader del settore. Ha tra i suoi clienti: parlamentari, enti pubblici, Istituzioni. In Campania e nel panorama nazionale. E’all’avanguardia nella comunicazione video e social dove coniuga visione e fantasia.
In quale modo vanno lette le elezioni in Umbria?
«Le elezioni in Umbria hanno avuto, malgrado il numero limitato di votanti, un valore politico importante, che ha costretto il leader del M5S, Di Maio, a uno strappo con gli alleati del neo-governo giallorosso. Una scelta, quella del ministro, che ha messo in serio dubbio il futuro dell’esecutivo. Una mossa che ha dato una rilevanza al risultato delle elezioni nella piccola regione del centro Italia che forse non meritava. L’Umbria, infatti, con i suoi comuni, da tempo si era spostata verso centro-destra. La vittoria era scontata, soprattutto per la caratura e il percorso dei due candidati, una già nelle istituzioni e “programmata” per vincere, l’altro trovato all’ultimo momento e diventato uomo di una coalizione di governo che piace veramente a pochi. Per questo l’analisi reale vede unico partito perdente il Movimento 5 Stelle, mentre quello vincente è Fratelli d’Italia. Stabili rispetto alle elezioni europee Pd e Lega che hanno, in linea di massima, confermato quanto avvenuto in primavera. Quindi, malgrado il numero degli elettori sia 7 volte più piccolo della Campania, il dato umbro deve essere ben tenuto in considerazione e dettare le mosse politiche dei partiti in vista delle elezioni di maggio.
Cosa cambia, ora, per la Campania?
«Ben poco. La Lega resta il primo partito, con Forza Italia che tiene ancora rispetto al quadro nazionale. De Luca, con o senza Pd, non è certo dato per perdente in quanto governatore uscente, e i 5stelle molto forti in regione, malgrado tutto, non sono riusciti a dilapidare tutto il favore elettorale raccolto appena 18 mesi fa. Quindi in Campania si delinea una divisione tripolare, che però non ha ancora acceso i riflettori sui protagonisti. Saltata l’unione dopo le elezioni in Umbria, tra M5S e Pd, già difficilissima per le posizioni non convergenti tra il presidente De Luca e il leader in consiglio Ciarambino, probabile che i pentastellati cerchino un nome forte che riesca a portare con se una parte dell’elettorato di centro sinistra, magari un ministro molto attivo oggi sul territorio come Sergio Costa. Nel centrodestra, anche lui in ritardo, tornano i nomi di sempre, e potrebbe essere un handicap, di Caldoro e Carfagna.
Sembra che il Pd voglia puntare di nuovo su De Luca…
«È inverosimile l’idea di trovare un nuovo leader per il Pd. Fare fuggire dal partito De Luca sarebbe paragonabile al peggiore harakiri mai visto in politica, stile Renzi post Referendum. Complicata la vita, viceversa, anche per Vincenzo De Luca senza il Pd. Malgrado la mancanza di feeling con il Partito Democratico il presidente uscente da solo è perdente. Non può rinunciare a un 20% che il Partito gli assicura. Per questo il Pd non si farà incantare dalle sirene dei 5Stelle e De Luca non sceglierà la corsa da solo. Qualsiasi altra scelta consegnerebbe la Regione Campania al centrodestra». Nel centrodestra pare tocchi a Forza Italia e, al momento, pare che i due nomi siano quelli di Carfagna e Caldoro… «Come nel centrosinistra, alle spalle degli attuali leader nel centrodestra c’è il vuoto. Calare un nome dall’alto, magari poi proposto dalla Lega, non aiuterà di certo la coalizione a battere De Luca. In Campania il feudo di Forza Italia è ancora molto attivo. Quindi vedo poco plausibile la possibilità che un nome diverso da quello di Stefano Caldoro possa concorrere per la poltrona di Palazzo Santa Lucia. Anche perché l’ex presidente ha i motori accesi e aspetta solo il verde per partire con la campagna elettorale».
Quali saranno i temi principali sui quali puntare?
«In Campania i temi sono pressappoco gli stessi da 20 anni, nulla di diverso da gran parte del mezzogiorno. Occupazione e lavoro, inquinamento e ambiente, sanità, lotta alla criminalità, turismo, trasporti, federalismo e imposizioni fiscali. Questi i temi di quella che sarà una dura campagna elettorale che partirà tra non molto e che vedrà i cittadini al centro di numerosi contenziosi per più di sei mesi, fino alle urne. Una serie di promesse a cui andranno aggiunti gli insulti, i colpi di scena, e la discesa in campo dei leader nazionali. Sarà lunga».