di Erika Noschese
Dovranno comparire dinanzi al giudice il prossimo 25 settembre 2020, i 12 indagati che hanno preso parte alla manifestazione anti-Salvini, in occasione della Passeggiata per la Legalità organizzata dalla Lega di Salerno lo scorso 11 settembre, sul lungomare cittadino. Ai partecipanti della contro manifestazione pacifica è infatti contestata la mancata autorizzazione alla manifestazione di dissenso nel corso delle quali sarebbero stati pronunciati “slogan e invettive” contro i leghisti“. I pubblici ministeri avevano infatti richiesto l’archiviazione, poi respinta dal giudice delle indagini preliminari, Piero Indinnimeo. «Dovrebbe essere un problema la filiera dello spaccio, non la presenza dei neri sul lungomare», ha tuonato il docente universitario Gennaro Avallone – difeso dall’avvocato Valentina Restaino – tra i 12 indagati che dovranno ora rispondere dell’accusa di violazione dell’articolo 18 del decreto regio in materia di pubblica sicurezza. «Ciascuno di noi è sceso in piazza singolarmente, è stata una manifestazione spontanea», ha poi aggiunto Avallone, da sempre accanto ai venditori senegalesi che nel 2017 hanno perso il sottopiazza della Concordia, luogo prescelto per la vendita delle merci. I giovani coinvolti sarebbero stati accusati di aver utilizzato i social come mezzo di comunicazione piuttosto che rinviare alla prefettura di Salerno ogni comunicazione relativa alla manifestazione contro l’ex ministro degli Interni, a capo della Lega. I 12 indagati sono ora difesi dall’avvocato Emiliano Torre – ad eccezione di Avallone, difeso dall’avvocato Restaino – che parla di «abnorme interpretazione della norma giuridica» in quanto, anche chi si è “limitato” a lanciare slogan è riconosciuto come organizzatore di una manifestazione che, per il Gip Indinnimeo, non era stata autorizzata. «Il tema più interessante, secondo me, è proprio questo: è stata messa in discussione la libertà di partecipazione, di autodeterminarsi delle persone laddove si verificano episodi che quelle persone reputano contrarie ai propri principi», ha spiegato l’avvocato Torre che punta l’attenzione proprio su quei «principi democratici, sanciti dalla nostra carta costituzionale. Noi dovremmo affrontare un processo, nonostante i pubblici ministeri avessero richiesto l’archiviazione, e speriamo non sia un processo lungo e soprattutto sia giusto perché questi ragazzi sono tutti incensurati, quel giorno si sono autodeterminati a partecipare ad un piccolo presidio che non ha violato alcun tipo di norma del codice pensale – ha aggiunto il legale – Chi oggi vede violare un diritto non è il militante della Lega che marciò sul lungomare per contrastare gli abusivi ma il ragazzo che è sceso in piazza per manifestare il suo dissenso contro una manifestazione a sfondo razzista in un periodo storico in cui in Italia questo tema è centrale». Parla di «attacco alla democrazia più che al dissenso» Lambros Amdreou, anch’esso tra gli indagati insieme a Matteo Zagaria, amareggiato: «Il gip ha tenuto ha sottolineare che non si tratta di un processo politico ma noi temiamo lo sia – ha detto Zagaria – Anzi, sembra un processo contro la democrazia».
IL PROCESSO/ Resistenza a pubblico ufficiale, il 25 novembre la prima udienza
Devono rispondere dell’accusa di resistenza a pubblico ufficiale D.M. e S.M., i due giovani coinvolti nel secondo filone dell’inchiesta sulla manifestazione anti-Salvini dello scorso 11 settembre. I due giovani salernitani, infatti, sono stati accusati anche di manifestazione non autorizzata ma dopo la richiesta di archiviazione avanzata dai pubblici ministeri, il Gip ha deciso di separare i due procedimenti giudiziari. I due, difesi entrambi dall’avvocato Massimo Ancarola, compariranno dinanzi al giudice del tribunale di Salerno il prossimo 25 novembre, per la prima udienza. Il gip Indinnimeo avrebbe tra le prove alcuni video di uno scontro con le forze armate durato pochi minuti durante i quali sono stati utilizzati anche i manganelli nei confronti dei partecipanti alla contro manifestazione della Lega.