L’uscita dal Consorzio Farmaceutico: una scelta o una fuga per il Comune? - Le Cronache Ultimora

La delibera del recesso dal Consorzio Farmaceutico, assunta Giovedì 13 dal Consiglio Comunale, autorizza l’Ente a inviare la richiesta formale entro la fine del corrente mese, come previsto dall’art. 6 dello Statuto, perché divenga efficace dal 1° Gennaio 2025. Ma, salvo errore, potrebbe non consentire di chiudere in via definitiva un rapporto difficile, originariamente avviato tra cinque Comuni, cioè: Capaccio, Cava dei Tirreni, Eboli, Salerno, Scafati, poi divenuti tre con le uscite di Scafati, nel 2019, e di Cava de4i Tirreni, nel 2022. In realtà, visto che problemi davvero rilevanti resteranno a carico dei due Soci residui, Capaccio e Eboli, è davvero probabile l’inizio di un percorso accidentato e complicato. In premessa, c’è da osservare che le motivazioni del recesso sembrano le stesse dei due Comuni già usciti: – contenimento dei costi, – possibile recupero di nuove risorse grazie alla cessione a terzi delle Farmacie ‘liberate’. A leggere le carte, Cava dei Tirreni avrebbe davvero realizzato questi obiettivi, prima con la messa a gara della gestione del proprio esercizio, per € 1,5milioni, poi, con la sua assegnazione. Grazie all’incasso dei valori, quel Comune avrebbe anche riconosciuto al Consorzio un risarcimento di € 701.396,82 per il danno ‘tecnico-economico’ arrecato dalla perdita del punto vendita, come previsto dallo Statuto (fonte CFI). Al contrario, Scafati sembra ancora avere problemi, a distanza di cinque anni, a causa di un contenzioso milionario insorto, salvo ogni errore, proprio con riferimento al ristoro economico (fonte web). Comunque, per entrambi i Comuni, una certezza c’è, pure invidiabile: le loro uscite sono avvenute in presenza di Bilanci regolarmente approvati e chiusi con utili sia pure modesti(ssimi). Per la nostra Città, purtroppo, le cose appaiono ben diverse in conseguenza di decisioni importanti, rimaste in sospeso, che faranno capo ai due Comuni residui e coinvolgeranno gli altri presenti nel Consorzio da ‘esterni’, senza responsabilità, con le loro Farmacie, cioè: Angri, Agropoli, Ascea, Baronissi e Sant’Egidio Montealbino. In effetti, l’ultimo Bilancio approvato dal Consorzio è quello del 2021, chiuso con un utile di € 654 (Seicentocinquantaquattro), mentre per il 2022 è stato diffuso un documento provvisorio, definito ‘Situazione Contabile’, dal quale emergono dati davvero non tranquillizzanti. In particolare, ci sarebbero: una perdita di esercizio di € 11,3milioni; debiti verso Fornitori e altri per € 7,0milioni; debiti arretrati verso l’Erario per € 11,4milioni, tra cui IVA, IRPEF dipendenti e autonomi, INPS e INAIL; perdite di gestione di alcuni punti vendita per € 2,3milioni. Tutto questo, è accompagnato da uno sbilancio negativo Patrimoniale di difficile quantificazione che, però, a fine 2021, era pari a € -10,7milioni. Senza contare le ulteriori cartelle emesse nel 2023 dall’Agenzia delle Entrate per € 1,4milioni, come dichiarato nel Verbale di Assemblea n. 89 del 29/09/2023. Ovviamente, i dati sono forniti con riserva di ogni errore. In queste condizioni, se fosse un’azienda privata, ci sarebbero tutti i presupposti per essere portati in Tribunale con il rischio di conseguenze gravissime a causa proprio della mancata approvazione dei Bilanci 2022 e 2023. In verità, nell’ultimo Verbale di Assemblea n. 92 del 17/04 scorso, si legge dell’invio ai Comuni Consorziati del Consuntivo definitivo 2022, ma si legge anche delle dimissioni presentate dall’intero Collegio dei Revisori con decorrenza 31/12/2023. E, quindi: “come stanno realmente le cose”? Sarebbe importante saperlo perché il nostro Comune ha approvato il Bilancio di Previsione 2024-2026 ed il Consuntivo 2023 senza un apparente richiamo ai risultati del Consorzio. Facendo sempre salvo ogni errore, almeno i Revisori dovrebbero dire qualcosa. In ogni caso, se fosse confermata davvero la perdita 2022 di € 11,3milioni, visto che il Comune ‘vanta’ una quota di partecipazione del 33,33%, una domanda meriterebbe una risposta chiara: “non si doveva inserire nei nostri documenti la quota di pertinenza”? Ovvero: “non sarebbe stato doveroso prevedere un Fondo rischi adeguato”? Ultima chicca. Nel 2021, l’Anac ha censurato l’acquisto di medicinali per almeno € 5,6milioni in difformità rispetto alla normativa vigente. Un pasticcio amministrativo che confermerebbe la presenza di disfunzioni interne nella gestione del magazzino, come pure denunciate nel Verbale n. 88 del 09/08/2022. Così, è davvero lecito chiedersi cosa possa riservare in futuro la decisione del recesso deliberato con procedura d’urgenza, al punto da non essere stato valutato neppure in occasione dell’annuale revisione della partecipazioni. E, quindi: “si tratta davvero della volontà di acquisire nuove risorse per il Disavanzo, o è una ‘fuga’ a seguito dei dati finali del 2022 e di qualche pasticcio interno”? In verità, qualunque fosse la risposta, probabilmente conveniva pensarci un poco prima perché, se siamo ancora un Paese regolato dal ‘diritto’, la perdita intervenuta in costanza di partecipazione non potrebbe restare senza conseguenze per l’Ente. Peraltro, c’è da pensare che i due Comuni residui non sarebbero contenti di assumerne il peso. Così, sempre ammesso che questa sia la condizione attuale, magari auspicando non sia peggiorata, un macigno pesantissimo sarebbe posto a carico della nostra Amministrazione che, già per due anni di seguito, non è riuscita ad onorare le rate del decreto Aiuti per il ripianamento del Disavanzo. Con la quota del 33,33%, sarebbero € 3,8milioni ai quali aggiungere i risarcimenti per il ritiro delle due Farmacie già quantificati, almeno fino al 2022, in € 1,0milioni. Stretto-stretto, siamo a € 4,8milioni, senza altro aggiungere. A parte, ovviamente: – i problemi gestionali, che, però, sarebbero personali; – i possibili contenziosi ultrannuali, come a Scafati; – le comprensibili reazioni in ambito sindacale per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori dipendenti. A questo punto, se in luogo di apportare risorse a copertura del Disavanzo, la vicenda dovesse costringere a mettere mano alla tasca per uscirne, c’è davvero da temere che possa essere chiesto ai cittadini di intervenire nel rispetto della loro naturale funzione di bancomat per ogni esigenza. Del resto, il caso del Disavanzo dimostra che tutto quello che si decide, in campo finanziario, finisce per sottrarre ricchezza a coloro che lavorano per migliorare le loro condizioni di vita. In sostanza, con una delibera assunta dai rappresentanti pubblici che, per Legge, debbono tutelare gli interessi dei cittadini, può cambiare in peggio il futuro di tutta la Comunità. Purtroppo, spesso la Legge non tutela i più deboli e, talora, neppure riesce ad imporre il rispetto di regole che dovrebbero valere per tutti. Fatte, ovviamente, le debite eccezioni. Red. Eco.