di Alfonso Malangone*
Premessa: lo scorso anno, l’autore di questo articolo scrisse il testo dell’Inno “L’Unica Stella” condividendo un ‘sogno’ con la Preside dell’Alfano I, Prof.ssa Elisabetta Barone, e il Maestro Romeo Pepe, autore della base musicale. Il ‘sogno’ era quello di offrire ai Tifosi e alla Squadra un coinvolgente riferimento unitario e trasformare la passione sportiva in una esplosione di emozioni identitarie in grado di rendere più forte e più coesa tutta la Comunità. Una Città da Serie A per una Squadra di Serie A. I fatti hanno deluso ogni aspettativa, purtroppo. Questo, però, non può indurre alla depressione. Anzi. Proprio adesso è necessario richiamare alla memoria i momenti emozionanti della consegna dell’Inno alla Società, o quelli ancor più toccanti del coro dei giovani dell’Alfano I, all’Augusteo, in onore dei ‘quattro ragazzi del 99’ e, in Piazza della Concordia, in occasione della Festa Granata, per confermare la volontà di andare avanti insieme e riprendere il comune cammino verso un comune destino. L’Inno è della Società. I giovani dell’Alfano I sono pronti. Proviamo a ricominciare. Sarebbe una esortazione, ma è più probabilmente una implorazione, perché gli elementi oggettivi, non le sensazioni o, peggio, le fantasie, inducono al pessimismo. Fine della premessa. Negli ultimi giorni, le notizie diffuse da ogni mezzo di comunicazione hanno alimentato speranze e timori, portando i cuori in alto e in basso, come sulle montagne russe. Allo stato attuale, le ipotesi sul tavolo sono tre: – la conferma dell’impegno da parte del Presidente in continuità rispetto al passato; – la medesima conferma, ma in discontinuità; – la vendita. Ciò posto, se è indubbio che la continuità sarebbe la più tranquillizzante per i tifosi, è anche indubbio che essa presuppone una rinnovata collaborazione Istituzionale per realizzare, in Città, almeno la Casa Granata. L’attuale sede, infatti, non sembra avere più i requisiti operativi minimi dopo la rimozione dei container ‘abusivi’ imposta dal Comune di Pontecagnano. Probabilmente, quell’Ente ha voluto dare un esempio di legalità in un’area nella quale non mancano costruzioni fatiscenti, se non vere e proprie catapecchie, tra depositi di rifiuti e macerie invereconde. Comunque, è ben noto che l’iniziale ricerca di una soluzione in ambito cittadino non ha avuto esito felice, sia per l’area di Capitolo San Matteo, muro a muro con il depuratore e con i suoi sgradevoli profumi, sia per quella di Cupa Siglia, muro a muro con il Cementificio e sotto vicende giudiziarie decennali. Adesso, come unica soluzione dignitosa, ci sarebbe la ex D’‘Agostino a Brignano. E, in verità, la sua posizione centrale, di grande visibilità, potrebbe non solo esaltare il legame di appartenenza, ma anche favorire, con un progetto pubblico-privato, la creazione di un’area sportiva idonea a soddisfare le esigenze dell’intera Città evitando l’esborso dei 20milioni di euro che si prevede di spendere per quel luogo. Ovviamente, in mancanza di un accordo qualsiasi, le difficoltà logistiche e operative, aggravate dalla indisponibilità dello Stadio per i lavori promessi e peggiorate dalle inevitabili diminuzioni dei ricavi per biglietti e diritti tv, renderebbero davvero peregrina l’ipotesi della prosecuzione in continuità. Con la discontinuità si ripartirebbe da zero, iniziando dalla ricerca di soluzioni esterne per contrastare gli effetti di una difficile convivenza. Per la sede, ad esempio, si potrebbe scegliere l’area di Persano, oltre Battipaglia, ma sempre a un tiro di schioppo dalla Città. Lì, infatti, ci sono distese enormi, l’aria non è mefitica, il cibo è sano e la gente è accogliente. E. magari, c’è pure qualche Sindaco disposto a fare ‘carte false’ per beneficiare delle cospicue ricadute economiche. Non solo. A meno del tiro di schioppo, c’è il campo di Eboli, il ‘Dirceu’, già messo a disposizione da quel Comune. Così, la Società potrebbe disimpegnarsi dai problemi dello Stadio che, al costo di ‘appena’ € 115milioni, dovrebbe diventare il più moderno d’Italia. Peccato che voci in giro dicano che manchino ancora i fondi per cui, chissà, lo Stadio potrebbe pure fare la fine del Vestuti. Così, come si può intuire, la discontinuità potrebbe risolvere molti problemi, stemperare tensioni, riportare serenità e rinsaldare la fiducia dei tifosi nella volontà e nello spirito imprenditoriale del Presidente. Poi, un volta riportata la Squadra in Serie A, si aprirebbe un libro nuovo. Ferma la Sede, ovviamente. La terza ipotesi, quella della cessione, è certamente la più verosimile. La “Salernitana U.S. 1919 Spa” è una società di scopo con Capitale Sociale di appena Euro 10.000 (Diecimila). Come una friggitoria. La ‘cassaforte’ è costituita dalla IDI Srl, società di partecipazioni non finanziarie detenuta al 100% dal Presidente. Alla Salernitana, la IDI ha girato le somme per garantire l’equilibrio gestionale e, in particolare: € 20milioni nel 2022, € 37,5milioni fino al 30/06/2023 (fonte: Bilanci). Poi, a inizio anno 2024, altri € 12milioni, salvo errore. I versamenti risultano contabilizzati tra le ‘Riserve Diverse’ e, cioè, sono configurabili come ‘apporti dedicati’ ma non certamente esenti da una possibile restituzione. Se, poi, non fosse così, per favore, qualcuno lo dica. Di fatto, la gestione della U.S. trova il principale sostegno in una operazione di factoring ‘autoliquidante’ per € 30,4milioni, cioè in un anticipo offerto da una Banca a valere sui diritti televisivi da incassare, e in un residuo mutuo di € 1,2milioni. Altre partite debitorie, correnti e non correnti, appaiono frutto di dilazioni usuali (fonte: cit.). Così, se la vendita dei calciatori dovesse generare risorse sufficienti a rimborsare, sia pure in parte, le somme apportate, nulla potrebbe impedire la vendita della Società a terzi. E, potrebbe essere una soluzione devastante se, indotti da una valutazione non particolarmente impegnativa, anche per la partenza dei tanti calciatori, si facessero avanti soggetti dotati di grandi speranze, ma di poche certezze. Certo, se volesse davvero uscire dal ‘gioco’, il Presidente non avrebbe di che preoccuparsi. Del resto, nelle condizioni attuali, ragionando da imprenditore: “perché dovrebbe investire”? Sarebbe un suicidio economico e patrimoniale. A volerla dire tutta, ci sarebbe anche una quarta ipotesi, di cui nessuno dice, forse per scaramanzia. Se mancassero acquirenti, non sarebbe necessario avere le doti del Divino Otelma, o di Mago Zurlì, per immaginare le conseguenze di un denegato deposito in Comune del titolo sportivo. E’ meglio non parlarne, proprio per scaramanzia. In verità, all’origine di tutta questa storia, un errore grave c’è stato. Il Presidente ha probabilmente pensato di portare una luce n Città, non immaginando che fosse già piena di Sole. E, gli si sono bruciate le ali. Per questo, come imprenditore, avrebbe davvero una sola soluzione. A meno che non prevalga una rinnovata visione relazionale, intrisa di sentimenti unitari e identitari. E quindi: “chiamate i bambini e gli allievi dell’Alfano I a cantare ‘L’Unica Stella’ in campo e nelle strade”. Perché, l’Inno è della Società, ma appartiene all’intera Comunità. E, insieme, si possono fare ancora grandi cose. *Ali per la Città