Le urla strazianti di dolore di una madre spezzano il silenzio irreale di Bomerano, frazione di Agerola, tutta stretta, nel giorno dei funerali, intorno al feretro di Nicola Fusco, morto a 28 anni nella tragedia di Cigliano di Ravello, l’8 Maggio scorso.
Non c’è il tempo per le parole, non c’è forse lo spazio nemmeno per esternare il dolore da parte degli altri partecipanti, non ci sono nemmeno quelle manifestazioni di calore, come striscioni, canzoni, applausi, che spesso contraddistinguono altre cerimonie funebri, anche sentite. Il silenzio, solo il silenzio, a contrapporsi al fragore della caduta del bus che in quel mattino di pioggia incessante dell’8 Maggio, scivolò giù da uno dei tornanti più pericolosi e in pendenza dell’intera Costiera Amalfitana. Un rumore sordo che chiede giustizia, ma è nemmeno il momento per quella. È la tragica fatalità per chi non crede, quella delle tre Parche capaci di decidere il destino degli uomini. La predestinazione divina da accettare, anche se ragione e logica non ha, per chi, invece, in Dio ha fede e cieca fiducia. Proprio come il vescovo Orazio Soricelli, che, nell’omelia, citando l’evangelista Luca ha ricordato come “siamo cittadini del Cielo“. E proprio nel giorno dell’Ascensione Luca è ritornato al Cielo, per chi crede, a tredici giorni dalla fine prematura della sua vita terrena, che nessun esame autoptico nè rilievo dei tecnici potrà restituire alla sua famiglia. “Nicola è stato come un fiore reciso nel pieno della giovinezza – ha commentato il Vescovo Soricelli nell’omelia – Non è facile accettarlo: era solare, gentile, amato da tutti, viveva la sua vita con dolcezza ed umiltà, svolgeva il suo lavoro con passione e serenità“. Nessun riferimento, da parte del capo della Diocesi, alla lunga vicenda giudiziaria che si preannuncia dopo la consegna di 18 avvisi di garanzia a svariate figure. Non troppo velato, però, come nella capacità di ogni buon pastore, è stato il riferimento del Vescovo al fatto che non siamo ancora a conoscenza della dinamica del sinistro. Un decesso, quello di Nicola, su cui, “come ricorda l’Ascensione, è vietato stare a guardare”. Probabilmente, del resto, il decesso di Nicola ha segnato uno spartiacque tra la fase del silenzio e quella della consapevolezza su questa tematica, sia da parte dei cittadini che delle istituzioni.
Tra gli altri, erano, infatti presenti i sindaci di Agerola, città natale del driver, Tommaso Naclerio, e Paolo Vuilleumieur, di Ravello, anche lui visibilmente commosso, oltre a Salvatore Gagliano, presidente dell’Associazione della Tutela per le Vittime della Strada in Costa d’Amalfi. Difficile, più che in altre occasioni, spezzare il pensiero – o il discorso – con considerazioni territoriali, politiche o infrastrutturali. Per quelle, occorrerà attendere: è il giorno del dolore e del silenzio.