Luigi De Magistris condannato per diffamazione. #Nordioresisti - Le Cronache
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Luigi De Magistris condannato per diffamazione. #Nordioresisti

Luigi De Magistris condannato per diffamazione. #Nordioresisti

di Antonio Manzo

#Nordioresisti. Se ve ne fosse stato ancora bisogno di arricchire il quaderno delle ragioni del ministro di giustizia Carlo Nordio a sostegno della sua preannunciata <rivoluzione giudiziaria> per la magistratura italiana l’ultima notizia arriva dalla Calabria. Dove la condanna per diffamazione a carico dell’ex magistrato Luigi De Magistris per aver diffamato Salvatore Murone   già procuratore aggiunto della repubblica di Catanzaro. E’ l’ennesima conferma della nota  metafora predittiva di Francesco Cossiga: <Finiranno per arrestarsi tra di loro> pronunciò Cossiga  commentando le continua accuse e controaccuse dei magistrati italiani. Stavolta si denunciano e condannano vicendevolmente,  ma la strada è  ampiamente segnata, aggiungerebbe la profezia picconatrice. De Magistris e Murone non sono due magistrati qualsiasi. Il primo, ex magistrato ora leader politico di un neonato movimento popolare, il secondo ex capo degli uffici i giudiziari di Catanzaro finito nella inchiesta della devastante pagina  della magistratura italiana meglio noto come la “guerra delle procure” tra Salerno  e Catanzaro consumatasi nelle stanze  dell’ ex palazzo di giustizia di carso Vittorio Emanuele nel dicembre 2008 quando, in tutta secretezza e autonomia decisionale, come era giusto che fosse, l’ allora procuratore della Repubblica Luigi Apicella di disporre un clamoroso blitz negli uffici giudiziari di Catanzaro. Sette sostituti procuratori della Repubblica effettuarono una perquisizione per numerosi alti magistrati della città calabra con l’accusa di abuso di ufficio interruzione di pubblico servizio. Il blitz era stato ordinato dal capo della procura a seguito di un dossier accusatorio e voluminoso firmato dagli allora pm salernitani Gabrielle Nuzzi e Dionigi Verasani.Il blitz dei pm salernitani arrivarono di notte negli uffici del tribunale di Catanzaro e nelle abitazioni private dei magistrati inquisiti dai loro colleghi di Salerno a seguito dell’avocazione da parte del procuratore generale di Catanzaro dell’inchiesta Why Not condotta fino ad allora dall’ex pm Luigi De Magistris. Fu una indagine scippata? Per De Magistris sì. <Fui fermato da un sistema criminale fatto di pezzi della politica, pezzi di magistratura e pezzi di istituzioni>. È la trasmissione Piazza Pulita del 9 marzo 2017 e De Magistris pronunciò la sua requisitoria politica sulla guerra tra procure. Murone, già procuratore aggiunto di Catanzaro, si sentì offeso: querelò De Magistris. Il tribunale di Lametia terme in primo grado ritenne diffamatorie le affermazioni di de Magistris perché il fatto della guerra tra procure furono “chiaramente denigratorie  ed idonee a ledere la reputazione del procuratore aggunto Murone.  La sentenza passò in giudicato e condannò De Magistris il quale fece appello alla sentenza. La Corte di appello di Catanzaro confermò la responsabilità di De Magistris: De Magistris è colpevole di diffamazione aggravata con una pena pecuniaria di 1000 euro e risarcimento dei danni. Si tratta di una guerra in tribunale tra due ex magistrati. E’ l ennesimo segnale della malattia grave della magistratura ormai dopo il caso Palamara, ormai in prognosi riservata anche con la requisitoria letteraria di de Magistris che la descrive “fuori dal sistema”, praticamente lo stesso sistema chè favorì le dimissioni dell’allora presidente dell associazione nazionale magistrati Simone Luerti che subì un interrogatorio dl pm Nuzzi (nel processo sul presunto scippo delle inchiesta De Magistris a Catanzaro) dove fra l’altro gli fu chiesto se avesse fatto il voto di castità essendo vicino a Comunione e Liberazione. Luerti, addolorato, fi costretto a dimettersi dal ruolo e si apri la strada all’ avvento di Palamara al vertice associativo dei magistrati italiani. E’ La stessa inchiesta nel corso della quale la pm Gabriella Nuzzi resistette a ben 30 audizioni in 40 giorni, rese  negli uffici del comando provinciale dei carabinieri a Mercatello e anche al terzo piano deil’ ex palazzo di giustizia. La ex pm Nuzzi resistette. Prima di essere trasferita  con il collega Verasani che indagava con lei su Why  Not.E’ solo l’ennesima prova che costringe a gridare #Nordioresisti, costretto a compiere la sua giusta e doverosa  “rivoluzione copernicana” in un Parlamento dove trova un partito trasversale del giustizialismi e la tiepida adesione di Forza Italia che avrebbe potuto fare la riforma della giustizia fin dalla prima vittoria del ’94 con Berlusconi che assisteva impotente allo scontro politica-magistratura del quale sarebbe diventato, a ragione,  ostaggio privilegiato.