di Simone Memmolo
In seguito alla notizia della proroga del Superbonus 110% a fare il punto della situazione è Antonio Lombardi, presidente di Federcepicostruzioni, e fermo sostenitore del provvedimento che ha illustrato l’impatto avuto dalla manovra sull’economia italiana, le problematicità e le critiche a cui è stato sottoposto, ed il suo possibile futuro.
È di recente pubblicazione uno studio Federcepicostruzioni che analizza l’impatto del Superbonus 110% sull’economia nazionale. Ci parli dei risultati ottenuti.
«Lo studio prodotto dal Centro Studi di Federcepicostruzioni ha mostrato l’impatto benefico del Superbonus in ambiti diversi, che spaziano da quello economico a quello ambientale. Si pensi che 51,2 miliardi di euro di investimenti – al 30 settembre 2022 – hanno generato 181,5 miliardi di euro di valore economico sul PIL. Tutto questo si traduce in maggiori entrate fiscali per lo Stato, maggiori entrate di IVA ed IRES, ma soprattutto 922mila nuovi posti di lavoro in Italia, dei quali circa 600mila nel solo comparto edilizio, mentre i restanti 322mila distribuiti in settori collegati. Oltre agli ovvi benefici prodotti da una maggiore occupazione, bisogna considerare anche il calo dei costi assistenziali per lo Stato, che vede ridursi il numero di cittadini a cui erogarli. Bisogna poi tenere conto dei benefici derivanti dall’efficientamento del patrimonio edilizio: primo fra tutti il minore consumo energetico, che si traduce in risparmi in bolletta di circa 500 euro annui per nucleo familiare. Volendo invece considerare il caso specifico della Campania, a fronte di 4 miliardi di investimenti, sono stati generati 70mila nuovi posti di lavoro, nonché un risparmio sulle bollette in linea con la media nazionale. A questo si accompagna una riduzione significativa di emissioni di CO2 – 1,4 milioni di tonnellate annue –, nonché l’aumento di produzione fotovoltaica, corrispondente a 49mila Megawatt di nuova energia prodotta con fonti rinnovabili, che a fronte dei 150mila già installati, portano la produzione totale a 200mila Megawatt di energia prodotta dai fabbricati. Il Superbonus 110% prevede anche un piano di messa in sicurezza dal rischio sismico; il provvedimento è particolarmente importante in un contesto come quello italiano nel quale il patrimonio edilizio è assai vetusto: circa l’80%, infatti, risale ad almeno trent’anni fa. Quanto detto contribuisce a spiegare come mai le abitazioni italiane siano tanto energivore: più del 50% delle abitazioni italiane sono in classe energetica G».
Di questi tempi sono state prodotte numerose analisi che sono invece particolarmente critiche del Superbonus 110%. La si considera spesso una manovra finanziariamente insostenibile per lo Stato, o si afferma che i benefici prodotti non possono comunque giustificarla. Lei cosa pensa di queste critiche? Le ritiene fondate, oppure parziali?
«Il nostro studio dimostra che il costo della manovra per lo Stato è relativo. Essa è strutturata in modo tale da finanziarsi da sola nel tempo: lo Stato non deve esporre delle cifre a bilancio, predisponendone successivamente l’erogazione; essa consiste nella concessione di un credito di imposta che le imprese potranno detrarre dalle tasse nei cinque anni successivi. Questo sistema produce un doppio beneficio: un’eversione dell’evasione fiscale e soprattutto un incremento delle entrate fiscali derivanti dalla produzione di nuovi posti di lavoro e dall’aumento generale del PIL. Si tratta di una misura che deve essere valutata in maniera complessa e completa, e che non può essere adeguatamente compresa considerando separatamente i suoi elementi costitutivi».
A fronte dei suoi effetti positivi, il Superbonus 110% ha anche avuto una storia travagliata, caratterizzata da rallentamenti burocratici che in molte circostanze hanno comportato blocchi dei lavori molto estesi. Vorrei dunque chiederle da cosa sono dipese queste difficoltà, e quali sono i loro effetti tanto per le aziende addette ai lavori, quanto per i beneficiari del bonus…
«Le difficoltà sono sorte a seguito delle numerose modifiche normative che ha subito. Voglio infatti sottolineare che la norma è stata modificata quattordici volte, con una frequenza media di una volta ogni due mesi. Un altro problema derivante da queste modifiche è proprio il blocco delle cessioni dei crediti d’imposta: voglio segnalare che ci sono circa 40mila imprese che hanno i cassetti fiscali pieni e le casse vuote perché il governo ha nei fatti bloccato la monetizzazione dei crediti. Nonostante i miglioramenti apportati dal Decreto “Aiuti bis”, il problema è ancora lontano da una sua completa risoluzione. Tutto questo causa il blocco dei cantieri, e crea uno scoglio molto difficile da superare per i beneficiari del Superbonus, che si trovano a dover ultimare i lavori per il 31 Dicembre 2022 a dispetto delle circostanze».
Quali sono i provvedimenti necessari per risolvere questi problemi?
«La Federcepicostruzioni ha scritto al nuovo governo per chiedere un’ulteriore proroga delle scadenze, soprattutto per le unifamiliari. L’obiettivo ultimo sarebbe quello di rendere strutturale il provvedimento, piuttosto che a tempo. Il patrimonio edilizio nazionale va riqualificato e soprattutto messo in sicurezza dal forte rischio sismico che lo caratterizza. Col passare del tempo diviene sempre più evidente lo stato di degrado a cui sono soggetti molti edifici pubblici, molte strade, e molte abitazioni, e quindi la necessità di intervenire in tal senso. Affinché sia possibile farlo, è necessario semplificare burocraticamente molte procedure, e da parte nostra, noi chiederemo al governo che misure buone come il Superbonus vengano rese strutturali, di modo che gli imprenditori possano essere messi nelle condizioni di esercitare il proprio mestiere».
Crede sia possibile rendere strutturale una misura come il Superbonus 110%?
Per valutare la possibilità di rendere strutturale il provvedimento, basta considerare che nel 2021 il Pil italiano è cresciuto del 6,7 per cento, e che circa 3,5 punti di questo incremento derivano dal settore edilizio, grazie all’impulso del Superbonus. Sono convinto che basterebbe analizzare questi dati di bilancio per rendersi conto che questa misura è estremamente positiva per l’economia del Paese. Tengo a sottolineare, inoltre, che quanto appena detto è stato certificato non solo dai nostri studi, ma anche da recentissime analisi prodotte da istituti quali CRESME, NOMISMA e l’Ufficio Studi della Camera dei Deputati.