L'intervista: Tra le dita di Annastella Gibboni - Le Cronache
Salerno

L’intervista: Tra le dita di Annastella Gibboni

L’intervista: Tra le dita di Annastella Gibboni

di Olga Chieffi
Annastella Gibboni, la violinista “portacolori” di una famiglia da sempre tra archi e corde si è aggiudicata l’XI edizione del concorso internazionale “Dinu Lipatti”, di Taranto, eseguendo pagine che da sempre campeggiano nei programmi di questi incredibili musicisti che abbiamo visto affermarsi sin da subito in campo internazionale, il capriccio n°5 e il concerto n°1 di Niccolò Paganini, le Variations on an original Theme op.15 di Henryk Wieniawski. Abbiamo raggiunto la violinista in quel “tempo fermo” preludio ad una nuova stagione di prestigiosi appuntamenti musicali.
Ha partecipato a tantissimi concorsi, quasi sempre riportando la vittoria a casa. Questo è particolare? quali emozioni?
“Si, è stato il primo concorso che ho vinto, svolto completamente “in presenza” dopo il covid, dopo quelli da remoto, in cui mai si può esprimere e percepire l’essenza di un’esecuzione, di una scelta. Avere un confronto diretto con i commissari è tutta un’altra storia, una pregnante emozione. Tra l’altro questo concorso lo ha vinto anni fa mio fratello, per cui è stato ancora più emozionante confermami non solo come la sorella del premio Paganini, ma come violinista, perchè, si sa, il paragone è impossibile non farlo e reggere il confronto con mio fratello non è affatto semplice. Lui è nell’olimpo e io cerco di seguire la sua strada, ovviamente ricevendo da lui preziosi consigli sia per lo studio che per l’esecuzione di determinate pagine musicali”.
I pezzi eseguiti al Lipatti sono la firma dell’ intera famiglia. Negli anni come è cambiato il confronto con queste pagine? Il capriccio n°5 e il concerto n°1 di Niccolò Paganini, le Variations on an original Theme op.15 di Henryk Wieniawski, le esegui sin da ragazzina
“Crescendo ne apprezzo sempre di più il valore di queste opere, in particolare la bellezza che va oltre la virtuosità di queste pagine. Il romanticismo, l’abbandono nella melodia, che ritrovo in Paganini, ogni volta che lo studio mi affascina sempre di più e cerco di trasmettere a chi ascolta quello che probabilmente era lo stato d’animo del compositore in quel momento o, almeno quello che penso io quando eseguo. Ogni volta è come se raccontassi una storia, e più studio più riesco a narrare qualcosa di più completo, ritrovandomi sempre in stati d’animo ed emozioni diverse. Tema originale con variazioni di Wieniawsky, invece, lo amo particolarmente perché è stato il brano con cui ho debuttato al teatro Bibiena di Mantova, nel luglio 2020”.
Quale violino ha interpetrato al concorso? Sappiamo che aveva tra le dita un archetto speciale.
“Il mio è un violino cremonese firmato da Alessandra Pedota che ha appena sei anni di vita. L’archetto è invece uno Slaviero importante, rivestito in argento, speciale perché è il dono di nozze di mio fratello Giuseppe, un oggetto magico per ritrovarsi ogni giorno tra le note”
Chi riconosci quali tuoi Maestri? A quali violinisti guardi per le esecuzioni, oltre naturalmente Giuseppe?
“Sai bene quanto stimi mio padre Daniele e mia madre Gerardina Letteriello, per tanti motivi. Dal punto di vista artistico per me sono gli esempi più concreti di dedizione e studio. Con mio fratello e mia sorella Donatella, c’è sempre un confronto attivo, vivendo lontani capita spesso di inviare video o registrazioni per avere consigli e per aver pareri diversi. Infatti, in quest’ultimo mese di studio, li ho stressati molto, inviando loro video del repertorio. Inoltre, sto seguendo un percorso di studio con il maestro Ilya Grubert presso l’accademia Jacopo Napoli di Cava de Tirreni . È un grandissimo violinista e mi trovo molto bene con lui, ha un qualcosa nel suo modo di suonare che mi ipnotizza”.
Solista e docente al conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza: convergenze e divergenze di queste due attività
“Da gennaio sono docente presso la massima istituzione musicale della città calabra, un conservatorio bellissimo, il cui direttore è il Maestro Francesco Perri, persona lungimirante e soprattutto umile che sta facendo crescere il conservatorio sotto tanti punti di vista. Ha la mia stima e la mia totale fiducia. Sono anche fortunata perché ho un collega violinista speciale, il maestro Mauro Tortorelli, amico fraterno, dai tempi del conservatorio di mio padre, una vera e propria guida per me. Insegnare in conservatorio per me rappresenta un grande arricchimento. Di sicuro il tempo per studiare un po’ diminuisce, due giorni a settimana sono lì, ma riesco ad avere, comunque, una media di studio giornaliero di almeno quattro ore”.
Un pensiero da fresca sposa. La vita non è solo studio e palcoscenico è anche famiglia
“A mio marito Raffaele devo tanto, mi supporta e sopporta sempre e comunque.
Lui non è musicista, ma comprende più di chiunque altro la mia dedizione alla musica e allo studio. E non è una cosa scontata. È il mio primo sostenitore e funge da pubblico quando eseguo del repertorio in casa, magari dopo lo studio e ascolta l’esecuzione tutti i brani che devo eseguire ad un concorso, ad una lezione o ad un concerto. Per ringraziarlo ho organizzato una due giorni per il suo compleanno dove stavolta mi sono “prodotta” ai fornelli”.
I prossimi impegni della Annastella violinista?
“Dopo il concerto tenuto con mia madre e mio padre per le celebrazioni dei Carabinieri,quest’estate mi concentrerò su un paio di progetti importanti, incisioni e pubblicazioni. Ho un po’ di ore da svolgere sia al conservatorio “Ottorino Respighi” di Latina, dove ho un contratto di collaborazione esterna, che di Cosenza.
Inoltre, grazie a questo concorso avrò la possibilità di suonare un po’ in giro per l’Europa, da Bruxelles alla Romania e non vedo l’ora”.