di Arturo Campanile
Letizia BATTAGLIA, nomen omen, nata a Palermo il 5 marzo 1935 e scomparsa a Cefalù il 13 aprile 2022. Bravissima fotoreporter, fotografa e politica italiana. Sua la frase “Consiglio di fotografare tutto da molto vicino, a distanza di un cazzotto e di una carezza”. Infatti le sue foto catturano l’attimo, il momento nel dolore e nella gioia, nella crudezza e nella dolcezza, nell’immanenza e nella trascendenza, nel concreto e nell’immaginevole, nel qui ed ora. Patrocinata della Regione Campania, del Comune di Salerno, della Provincia di Salerno, della “Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino” e dell’Archivio Storico di Salerno. È stato realizzato un completo ed affascinante incontro di immagini e video su questa grande giornalista e fotografa. Complimenti al curatore della mostra Paolo FALCONE, a Lia PASQUALINA, a Roberto ANDÒ. Anche a tutto lo staff professionale e preparato. LETIZIA BATTAGLIA una vita come un cazzotto, come una carezza Una mostra che attraversa i luoghi importanti della città storica di Salerno. La Corte di Palazzo Pinto, la Chiesa di San Sebastiano del Monte dei Morti, la Cappella di San Ludovico, l’Ipogeo e la Cappella di Sant’Anna in San Pietro a Corte. Il nucleo centrale si trova a Palazzo Fruscione con una mostra di video, interviste e fotografie veramente encomiabile. Un plauso a tutti per la realizzazione, anche per l’assenza di barriere architettoniche e la predisposizione ed il trattamento per la disabilità nell’edificio centrale su tre livelli. Parte dell’infanzia dell’artista si svolge a Trieste, in via San Francesco, dove correva libera e felice con la sua bicicletta, Ritorno traumatico a Palermo con lo scontro/incontro con la bellezza e le difficoltà. La prima uscita in strada da sola, con la sua bicicletta, le procura immediatamente avance da un abusante incurante della tenerissima età e la relativa segregazione tra le mura familiari. A Trieste mi innamorai per la prima volta Sua la frase: «A Trieste mi innamorai per la prima volta». Una famiglia rigidamente patriarcale, con instabilità economica, a causa dell’occupazione del padre Cesare che lavora nella marina mercantile ed è imbarcato su diversi bastimenti. Per questo si sposta nella giovinezza dalla natia Palermo in altre città. Napoli, Civitavecchia, Trieste per poi tornare a Palermo. In seguito a 16 anni una fuga con matrimonio con un marito sullo stesso stile patriarcale, ricco che frequenta i circoli culturali e le nega sempre l’accesso all’istruzione. Ad una delle tante svolte della sua vita prende consapevolezza della sua situazione e lascia il marito rimanendo con le tre figlie. Collaborando con il giornale palermitano “L’Ora” inizia a fotografare all’età di 34 anni, nel 1969, e si trova ad essere unica donna tra colleghi uomini. Anche le forze dell’ordine cercano sempre di impedirle l’accesso. In una di queste occasioni è presente Giorgio Boris GIULIANO. Giorgio Boris GIULIANO Giorgio Boris GIULIANO, capo della Squadra mobile di Palermo, ordina perentoriamente di lasciarla passare. Sarà costretta successivamente anche a fare un reportage sull’omicidio di mafia del funzionario della Polizia, a Palermo il 21 luglio 1979. Sempre suoi sono gli scatti che ritraggono gli esattori mafiosi SALVO insieme a Giulio ANDREOTTI all’hotel Zagarella. Furono acquisiti e messi agli atti del processo. Il 6 gennaio 1980 la prima ad arrivare sul luogo dell’omicidio di Piersanti MATTARELLA. Nello stesso anno, nel quartiere palermitano della Cala, il suo scatto della “Bambina con il pallone” fa il giro del mondo decretando il suo capolavoro. Nella video intervista afferma che ha più volte aspirato e tentato di rintracciarla senza riuscirci, ormai rinunciando a cercarla. Mille i volti della Palermo mafiosa che cerca di denudare, ma con l’assassinio del magistrato Giovanni FALCONE, si stanca della sciagurata violenza e si allontana dal mondo della fotografia. La carriera Fotoreporter di fama internazionale, non è solo “la fotografa della mafia”. Avendo attraversato un periodo di difficoltà psichiche, non dimentica gli internati del manicomio di Palermo dell’epoca. Foto immaginifiche e reali raccontano in un nitido bianco e nero Palermo nel suo splendore e nella sua miseria, non solo i morti di mafia ma anche le sue tradizioni, gli sguardi dei bambini e delle donne che predilige ritrarre. Durante la sua mostra nella piazza di Palermo dove mette in mostra i suoi scatti sulla mafia siciliana in pochi si avventurano. Ha esposto in Italia, nei Paesi dell’Est Europa, Francia (Centre Pompidou, Parigi), Gran Bretagna, America, Brasile, Svizzera, Canada, nonché interviste internazionali. Un film sulla vita di Letizia BATTAGLIA, regia di Roberto ANDÒ, suo grande amico palermitano, che attraverso quest’opera televisiva presente su RayPlay, ha voluto renderle omaggio. La brava Isabella RAGONESE veste i panni dell’indomita fotografa per raccontare la straordinaria vita dell’artista. Ci sarebbe ancora tanto da illustrare ma non servirebbe a descrivere la bellezza della mostra. Il Lunedì dell’Angelo Palazzo Fruscione e l’Ipogeo di San Pietro a Corte sono stati aperti per disvelare una mostra che offre una cura e una meticolosità apprezzabili. Gli altri siti, seppur di contorno, erano chiusi. Per il turismo culturale salernitano forse sarebbe il caso dire parafrasando la grande artista “Come un cazzotto, come una carezza”.