di Andrea Pellegrino
Forse all’ex guardasigilli Severino staranno fischiando le orecchie. La sua legge da giorni agita il Nazareno dopo il “pasticcio” (così lo ha definito il deputato Boccia) della Campania. Tutta colpa di Vincenzo De Luca, uscito vincitore dalle primarie di domenica scorsa, che se eletto Governatore si vedrebbe sospeso dal suo incarico, causa effetto della legge Severino, scattata all’indomani della sentenza di primo grado per abuso d’ufficio, nell’ambito dell’inchiesta sul termovalorizzatore di Salerno. La procedura di sospensione dalle cariche regionali, inoltre sarebbe diversa da quella degli amministratori locali. A differenza di quanto già accaduto a Salerno, a Vincenzo De Luca (rimesso in carica dopo poco per effetto di un decreto presidenziale del Tar), se eletto Governatore, il provvedimento giungerà direttamente dalla presidenza del Consiglio dei Ministri su richiesta del Ministro dell’Interno. In pratica, non sarà un semplice atto prefettizio da impugnare poco dopo, bensì la procedura presenta aspetti più complessi. Inoltre, se l’Appello e quindi la Cassazione poi dovessero confermare la condanna e l’interdizione (di due anni) dai pubblici uffici, allora davvero la Campania si troverebbe in una condizione imbarazzante. «Se così fosse – dice Boccia – quei dirigenti politici che hanno provocato ciò passerebbero di sicuro alla storia». In pratica l’unica soluzione per risolvere il caso De Luca sarebbe quella di modificare la legge Severino. Ma se dal Governo è già arrivato lo stop, dal Parlamento i contrasti sulla vicenda sono sempre più accesi. Non fosse altro che pende davanti alla Consulta la questione di legittimità costituzionale della legge. Ma nel mirino di una parte dem sono finiti gli attuali contestatori della legge Severino. Gli stessi, così come evidenziava Pippo Civati, che hanno sostenuto il provvedimento, chiedendo anche le dimissioni all’epoca del caso de Magistris. Ed anche a Salerno il “trasformismo della Severino” non manca. A partire da Fulvio Bonavitacola, il deputato vicino all’ex sindaco di Salerno che da mesi chiede la modifica del provvedimento in Parlamento, forse tralasciando che, la scorsa legislatura, la legge passò anche con il suo voto favorevole. Un sì espresso anche dai deputati salernitani Tino Iannuzzi (Pd), Antonio Cuomo (Pd), Guglielmo Vaccaro (Pd) e da Mara Carfagna (all’epoca Pdl). In missione, quindi assente dall’aula, il solo deputato, all’epoca Popolo della Libertà, Edmondo Cirielli. Ma a stoppare i nuovi ribelli della Severino ieri ci hanno pensato altri esponenti del Governo e dello stesso parlamento, d’area Pd. Il capogruppo democrat alla Camera dei Deputati Roberto Speranza avrebbe chiuso definitivamente la partita sul caso: «Una modifica alla legge Severino non è nell’agenda dei lavori parlamentari. Resta legittimo un dibattito politico sulla materia». Ed anche dal Governo arriva la nuova frenata, dopo le dichiarazioni della Boschi: «Per quello che mi risulta – dice il ministro del Lavoro Giuliano Poletti – ma il m insito Boschi lo ha detto in termini molto chiari, il Governo non e’ intenzionato a mettere mano a questa situazione, quindi per quello che dipende dal Governo così è e così rimane».