di Erika Noschese
Prima il sindaco Vincenzo Napoli rompe il silenzio – finalmente! – e parla dell’inchiesta della Procura di Salerno sui presunti appalti truccati, dicendosi sereno e fiducioso nei confronti della magistratura. Poi l’avviso di garanzia per il governatore Vincenzo De Luca. L’inchiesta non si ferma, sembra procedere a ritmo spedito e sembra coinvolgere sempre più persone, soprattutto a livello regionale. Napoli parla ma, in buona sostanza, nulla dice rispetto a quanto dichiarato dal palco di Linea d’Ombra solo pochi giorni fa. “Siamo certi di avere una moralità ineccepibile, stiamo svolgendo la nostra funzione con grande determinazione, per quanto mi riguarda una fiducia esagerata nella magistratura e proprio per questo sono sicuro di poter essere sicuro”, ha infatti dichiarato il sindaco che ha concesso una piccola parentesi sull’inchiesta per presunti appalti truccati che lo vede tra gli indagati. Fiducia nella magistratura, lo aveva già detto. E poi? Perché chi deve dare spiegazioni alla cittadinanza fugge? Non una parola sui dipendenti delle cooperative sociali, da quasi un mese in presidio sotto i portici di Palazzo di Città. Alcuni di loro, ieri mattina, hanno ricevuto la lettera di licenziamento. L’ennesimo schiaffo che va oltre quel ricatto del pane che parrebbe aver condizionato le elezioni Comunali del 3 e 4 ottobre scorsi. Ma anche le Regionali e, verosimilmente, le Amministrative di cinque anni fa. Il sistema è questo. Si regge sui ricatti, sulle richieste di voto, sulla fame delle persone. Il sindaco avrebbe potuto – e dovuto – spiegare alla città il lavoro che porta avanti la giunta. E non Luci d’Artista e il parcheggio di piazza della Libertà: ai lavoratori delle cooperative sociali tutto questo non serve. Con i loro stipendi da fame, vorrebbero quantomeno la garanzia di un lavoro stabile. Lavoro perso per colpa di chi, giocando sulla disperazione delle persone, ha messo in piedi un infame sistema che detta le regole, a partire dagli amministratori locali. Napoli parla di uno “storytelling artatamente creato che riguarda la nostra città assolutamente infondato” per poi aggiungere che si sta “lavorando assiduamente al Comune, tentando di concentrarci, di mettere ordine dal punto di vista della struttura e degli accessi”. Uno storytelling infondato, dice. Eppure gli atti ci sono: parlano di indicazioni di voto, di riferimenti da creare in consiglio comunale, di dirigenti che dettano la linea e di un Rup che prova invece ad invocare la trasparenza. A che prezzo? Nel tentativo di farlo fuori. Intanto, la stampa non accede a Palazzo Guerra da un mese ma neanche al sito istituzionale, da giorni fuori uso. Delibere pubblicate in ritardo ma – sia chiaro – nel rispetto dei tempi previsti dalla legge, eppure tutto diventa complesso. Quasi un tentativo di nascondere la polvere sotto al tappeto – o la verità alla città-. Ma Napoli si dice sereno. La città, forse, un po’ meno. “Stiamo curando un protocollo per gli accessi che non è di divieti ma aiuta a lavorare meglio noi e voi, per quanto riguarda la stampa e i cittadini per quanto riguarda gli accessi. Un’azione ordinata nella quale ciascuno può avere le sue soddisfazioni – ha detto Napoli – Stiamo lavorando, altri chiacchierano. Voi sapete che le contingenze creano delle post-verità. Fatti infondati, per la gran parte, creano una sorta di fumo nel quale ciascuno può leggere ciò che piace; noi stiamo andando avanti per la nostra strada”. Tante le domande ma nessuna risposta. Proviamo ad andare con ordine: Claudio Tringali entra in giunta: a lui la delega alla Trasparenza, ma il suo ruolo di presidente della fondazione Menna lo rende incompatibile all’assessorato. Su questo, neanche a dirlo, tutto tace. Tringali sfugge alla stampa, un po’ come tutti gli assessori eletti. Napoli avrebbe infatti imposto loro il silenzio, soprattutto dopo la riunione in prefettura per il piano sicurezza di Luci d’Artista. Ad un mese dal voto, della proclamazione degli eletti in consiglio comunale non se ne parla ma anche questa volta Napoli si dice tranquillo: “Noi stiamo aspettando semplicemente che ci sia la proclamazione degli eletti, dopo che il seggio centrale – presieduto da un magistrato di grande valore – completi il lavoro di spoglio burocratico che si sta svolgendo con assoluta armonia e grande trasparenza” ha infatti dichiarato il sindaco. “Una volta individuati gli eletti, convocheremo il consiglio comunale, proclameremo i vincitori e inizierà la vita democratica nella sua interezza. Non vedo l’ora”. Tutto qui. Quattro minuti di chiacchiere o poco meno. Nessuna risposta ma tanti dubbi. Buona l’idea della trasparenza, insomma, un bel po’ meno l’esecuzione.