Di Antonio Manzo
Il dialogo giù al porto è netto, preciso e inconfondibile. Arriva al porto di Sapri un distinto signore della vicina Marina di Camerota. L’uomo viene accolto dalle domande di due uomini dall’accento calabrese. <Scusa, cosa devi fare?>. La risposta: <Debbo ripulire la mia barca prima dell’estate>. L’incedere categorico è in poche parole: <Qui, i lavori li possiamo fare solo noi>.
E’ di poche ore fa l’episodio al porto di Sapri, gestito da un apprezzato imprenditore saprese Peppino Giannetti inseguito da chi intende sostituirlo per “comandare” la gestione del porto nelle mani di boss della ‘ndrangheta calabrese, spesse volte presenti nel comune costiero con boss di rango. Ma tutto capita, nelle stesse ore in cui a Camerota, pochi chilometri, lo scherzo della cronaca sta facendo registrare una rissa in Consiglio comunale per cacciare dal comune costiero la società Soget che massacra gli abitanti con la sua azione pressante di richiesta delle tasse comunali con interessi che sfiorano i tassi usurai. Mentre l’uomo al porto, rigorosamente anonimo per paura di vendette e ritorsioni, torna a casa, al Comune è in diretta streaming la seduta del Consiglio di Camerota tra proteste, strepiti e contestazioni al limite delle aggressioni fisiche reciproche. La riscossione tributi è l’affare d’oro da 6 milioni di euro affidato alla società Soget senza alcuna valutazione preventiva, come denunciato al pm dal suo consulente d’ufficio. La Soget deve andar via? Scarpitta, tronfio, annuncia la lezione della pedagogia dell’illegalità insegnata, sul caso archiviato. dalla procura di Vallo della Lucania. <La prima lezione – dice agli oppositori – arriva dall’avvenuta archiviazione della procura della Repubblica. Allora vuol dire che abbiamo fatto bene>. E ammutolisce gli oppositori.
Camerota, il fallimento al porto
Fallisce la società mista che gestisce il porto di Camerota. Ma subito dopo, la Camerota Yachting Service srl, legata a ex dirigenti della società fallita, vince il tender del 2018 e il recente Tender 31696 (registrato il 20 marzo 2025), ma operava già sotto deroga dal dicembre 2024, sollevando dubbi.
Kamaraton al porto
Ci sono legami con lo scandalo “Kamaraton”, quando finirono in galera amministratori e funzionari. Nasce così un caso complesso nella gestione dei servizi portuali.
La Marina de Leone di Caprera srl che fallisce viene costituita nel 1998 come società mista, con il 51% del capitale posseduto dal Comune di Camerota e il 49% da circa 40 privati. La società gestisce i servizi portuali di Camerota fino al 2018, con l’ultimo presidente, Ciro Principe, nominato nel 2017 dall’ex sindaco Antonio Romano e confermato nel 2018 dall’attuale sindaco Mario Salvatore Giuseppe Scarpitta. Nel settembre 2023, il Tribunale di Vallo della Lucania dichiara il fallimento della società, con debiti totali che ammontano a oltre 1,3 milioni di euro. Il Comune di Camerota, pur essendo il principale creditore, non si presenta nell’insinuazione al passivo, lasciando spazio a interrogativi sulla sua gestione e supervisione.
Nella primavera del 2018, l’amministrazione comunale predispone un bando per la gestione dei servizi portuali, che viene vinto dalla Camerota Yachting Service SRL, costituita l’8 marzo 2018. Le quote della nuova società sono suddivise al 50% tra Ciro Principe e Valter Ciociano già socio di minoranza espresso da sindaco Scarpitta, con Principe come amministratore. Questa continuità con la dirigenza precedente solleva subito sospetti di conflitto di interesse.
La proroga degli appalti
Successivamente, gli affidamenti alla Camerota Yachting Service SRL sono stati prorogati senza predisporre nuovi bandi, nonostante l’Autorità Nazionale Anticorruzione avesse invitato il Comune a non utilizzare lo strumento della proroga, pratica molto utilizzata dall’amministrazione di Camerota per tutti i servizi come dovrebbe avvenire anche per la Soget.
Il Tender 31696, avviato il 7 giugno 2024, riguarda la concessione di un’area marittima di 18.420 mq per attività di ormeggio, aggiudicata alla Camerota Yachting Service SRL per 1,757,616.54 euro l’unica partecipante alla gara, senza concorrenti.
Esistono legami significativi tra la Marina de Leone di Caprera SRL e lo scandalo “Kamaraton”, che coinvolgeva corruzione nell’amministrazione comunale precedente. La società fallita è stata gestita per oltre 30 anni fino al marzo 2018, cessando le operazioni a causa di perdite finanziarie, bilanci non approvati (2016-2017) e disinteresse da parte della gestione e del Comune. Al momento del fallimento, la società aveva debiti significativi, tra cui oltre 900.000 euro verso il Comune, oltre 200.000 euro verso Soget (l’unico creditore a presentare una richiesta formale nel procedimento fallimentare), salari non pagati ai dipendenti e tasse locali e statali. Ora al porto di Camerota c’è un accorsato club velico che gestisce con apprezzabili corsi il mondo della disabilità. Mentre, con la doppia faccia ella gestione portuale, alla “Corsa del mito” filmarono l’aggressione del sindaco Peppe Scarpitta al vice-comandante della capitaneria di porto Massimo Angeloni
La ‘ndrangheta a Sapri
Alla fine, lo arrestarono a casa sua, a Rosarno dopo aver vissuto a lungo a Sapri. Marcello Pesce detto ‘u ballerinu, 52 anni, era l’ultimo latitante “di peso” della ‘ndrangheta rimasto in circolazione. Marcello Pesce aveva assunto un ruolo di primo piano nella vita sociale di Rosarno divenendo anche presidente della locale squadra di calcio, osannato. A Sapri sarebbe stato poi il socio occulto anche della Squadra di calcio del Sapri, tanto che nel 2011 la società fu sequestrata nell’ambito della maxi operazione antimafia “All Clean” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. Marcello Pesce che viveva tranquillo e omaggiato a Sapriveniva indicato dall’accusa come socio occulto del Sapri, societá della quale era stato effettivamente un dirigente per alcuni mesi nella stagione 2005/2006, ricoprendo la carica di direttore generale. Una presenza durata poco, però, e dal giorno della sua uscita di scena dalla società saprese di Marcello Pesce si erano perse le tracce in riva al Golfo di Policastro.
Marcello Pesce era un soggetto molto attivo e partecipe alla vita di Sapri, perché capiva pure di politica. Sul finire degli anni ’80 e nei primi anni ’90 si interessa di politica e delle campagne elettorali sponsorizzando l’allora P.S.I. (partito socialista italiano), organizzando riunioni con politici socialisti calabresi di primo piano nella saletta riservata di un bar di Rosarno. Ma è il calcio la sua passione, portando a Sapri il modello calabrese delle ‘ndrine locali che controllano il calcio dilettantistico dove la possibilità di ripulire soldi sporchi è molto appetita. Il blitz anti ‘ndrangheta portò al sequestro di beni per 190 milioni, riconducibili al clan Pesce di Rosarno, che avevano interessi nel mondo del calcio. Si tratta di due latitanti: Francesco Pesce di 33 anni, detto “Cicciu Testuni”, attuale reggente della cosca, e Marcello Pesce, 47 anni, detto “u ballerinu”, fra i capi della consorteria proprio l’uomo che viene omaggiato a Sapri che milita nel girone I della serie D.
Era nativo di Sapri Salvatore Mancuso leggendaria figura nel mondo criminale che gestiva la cocaina con la ‘ndrangheta





