Continua la lotta di Christian Durso contro le ingiustizie e per una società più equa soprattutto nei confronti di chi, come lui, è affetto da una particolare patologia che lo ha obbligato su una sedia a rotelle. Dopo varie battaglie vinte, adesso l’attenzione del ragazzo, 31enne, si è spostata sulle università italiane, limitandosi almeno per ora a quelle a lui vicine.
Durso vive infatti tra l’isola di Capri e il Cilento, nel borgo di Montano Antilia, e quindi si è concentrato principalmente alla Federico II di Napoli e all’Università degli Studi di Salerno. Durso vorrebbe iscriversi all’università come è suo diritto di cittadino italiano, ma la sua disabilità non gli permette di frequentare i corsi e di dare gli esami in presenza. Senza peli sulla lingua, l’attivista spiega le sue difficoltà: «Non sono autonomo negli spostamenti e per me è impossibile anche prendere un pullman, un treno o qualsivoglia mezzo di trasporto – spiega – ma questo non può e non deve fermarmi.
Il Covid 19, relative pandemia ed iniziative assunte in quel periodo ci hanno insegnato che la didattica a distanza è possibile. Certo, è difficile, ma si può fare. Lo si è fatto in tutte le sale, tra piattaforme dedicate, collegamenti vari, videochiamate e chi più ne ha più ne metta. Credevo, dunque, che determinate iniziative fossero ancora possibili in determinate situazione come può essere la mia: un disabile grave che non può spostarsi agevolmente in autonomia». Negli anni, le lotte di Durso sono state tante, come detto, e tale impegno gli ha dato la consapevolezza e la voglia di mettersi in gioco intraprendendo la carriera universitaria in un corso di giurisprudenza. Da questo pensiero, scaturisce la richiesta alle università: «Ho contattato Napoli e Salerno e mi sono arrivate risposte che non credevo possibili – racconta – proprio perché vedevo possibile seguire un corso da casa, esattamente come accadeva durante la pandemia».
Durso consulta i siti internet ma non trova le risposte e dunque scrive alla segreteria: «Mi chiamo Christian Durso, sono una persona con disabilità grave – le sue parole – vorrei iscrivermi alla vostra facoltà di giurisprudenza, come premesso sopra a causa della mia condizione ho bisogno di alcune informazioni. Vivo parte dell’anno ad Anacapri e parte a Montano Antilia, quindi non potendo essere fisicamente vicino la vostra sede, vi chiedo se è possibile seguire lezioni e dare gli esami online. Ripeto, purtroppo a causa della mia disabilità sono impossibilitato ad effettuare spostamenti in autonomia. Resto in attesa di riscontro». La mail di risposta non tarda ad arrivare: «La didattica è svolta in presenza, per maggiori informazioni può contattare l’ufficio didattica del corso di laurea a cui intende iscriversi». Una risposta laconica che non lascia spazio a interpretazioni, ma che lascia l’amaro in bocca e fa sentire l’attivista sconfitto perché vede un diritto negato.
Darsi per vinto però non è nel suo DNA e decide quindi di scrivere al Ministero dell’università e della ricerca nella persona del ministro Annamaria Bernini. «Sono persona con disabilità motoria con necessità di accompagnatore. da sempre che mi batto conto le barriere architettoniche, negli uffici pubblici come banche, poste, stazioni di polizia, luoghi culturali come musei, spiagge ecc.., spesso mi sono avvalso di consulenze legali e ho anche fatto condannare un comune per discriminazione e ho ottenuto l’accesso a un belvedere. Con la legge tra le mani ho fatto valere i diritti miei e delle persone con disabilità. Le ho raccontato questo – si legge nella missiva – per farle capire dove scaturisce il mio desiderio e necessità di iscrivermi alla facoltà di Giurisprudenza, vorrei poter aiutare gli altri così come finora molti legali hanno aiutato me, vorrei lasciare un mondo migliore a chi verrà e per farlo lei mi insegna che lo studio è forse la cosa più importante. Ho contattato diverse università, sia pubbliche che private online, ma tutte mi hanno riferito che gli esami vanno dati in presenza. Durante la pandemia non è stato così, non capisco perché bisogna perdere questa possibilità da offrire almeno a chi ha un oggettiva impossibilità a spostarsi e raggiungere la sede universitaria come le persone con disabilità gravi che non riesco a spostarsi – prosegue – bisogna considerare anche la carenza dello Stato nel supportare le persone con disabilità. Non ci viene riconosciuta un assistenza h24 e quindi come può una persona che non riesce a compiere in autonomia le più elementari mansioni quotidiane, come andare al bagno, fare un viaggio chissà quanto lungo per raggiungere l’università? Siamo davanti all’ennesima ingiustizia: si rischia di negare il diritto allo studio a tutti».
Adesso, Durso attende la risposta da parte del dicastero competente e soprattutto che gli enti competenti si attivino affinché il diritto allo studio, sancito dalla Costituzione, venga rispettato per tutti, a prescindere dallo stato di salute dell’individuo.