Negli ultimi 20 anni la vocazione turistica della città di Salerno è profondamente cambiata, anche grazie al contributo dell’Accademia Italiana, che proprio in questi giorni festeggia il ventesimo anniversario di attività. Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Francesca Romana Memoli, fondatrice e direttrice del centro e anche Presidente, al suo quarto mandato, dell’ASILS, Associazione Nazionale Scuole di Italiano in Italia.
Com’è cambiato in questi anni lo scenario turistico della città di Salerno? Quando ho fondato l’Accademia Italiana ovunque si sentiva dire che Salerno era una bella città per il turismo di passaggio. Tutti pensavano alla città come meta di una breve escursione mentre si visitavano la Costiera Amalfitana o il Cilento, ma nulla di più. Negli ultimi 20 anni la prospettiva è profondamente cambiata, anche grazie alla nostra attività che ha contribuito a modificare l’immagine della città. Salerno oggi non è più percepita come una destinazione balneare e stagionale, ma anche come un centro accademico, educativo e culturale. Ne sono la riprova i nostri 750 studenti all’anno, che vi trascorrono in media quasi 3 settimane a testa.
Com’è nata l’idea di aprire una scuola a Salerno? Ho studiato all’Università di Salerno e, a soli 18 anni, ho avuto l’opportunità di essere coinvolta dai miei professori nella gestione didattica dei corsi di lingua rivolti agli studenti Erasmus. Dopo la laurea, ho frequentato un Master a San Pietroburgo per specializzarmi nella lingua russa e anche lì, ho avuto l’opportunità di continuare ad insegnare la mia lingua ai russi. Dopo una breve esperienza in Francia, sono rientrata in Italia e ho insegnato a Firenze e Roma. Lì mi si è aperto un mondo, perché ho scoperto la magia dell’insegnamento nelle classi internazionali e ho deciso di portare questo mondo a Salerno, dove sono nata e cresciuta. Ho capito che se volevo realizzare il mio sogno dovevo diventare imprenditrice. Ho provato ad accedere al primo bando dedicato all’imprenditoria femminile, ma non ho potuto ottenere nessun finanziamento. Il progetto, però, era avviato e ne ho parlato con i miei genitori. Sono stati lungimiranti e gliene sarò riconoscente per sempre: hanno capito che si trattava di un progetto di vita e mi hanno dato fiducia, nonostante i miei 24 anni. Mi hanno offerto i loro risparmi di sempre, dicendomi “Giocati la tua vita”. E così è stato.
Qual è la parte più appassionante del Suo lavoro? Tutto! Ogni giorno, mi sento una persona molto fortunata quando vengo al lavoro. Ritengo di essere una persona tenace e di fronte ad ogni sfida aumenta questa mia consapevolezza. Ho il privilegio di lavorare con persone felici, in vacanza, culturalmente elevate. L’interazione con i miei studenti, che non riesco mai a vedere solo come clienti, e il mio staff competente e motivato mi fa crescere e mi arricchisce ogni giorno. Cerco sempre il confronto perché non penso di essere infallibile e, soprattutto, perché il mio punto di vista, essendo parziale, potrebbe non esaurire le aspettative del mio interlocutore. Il confronto è sempre altamente produttivo, soprattutto se inaspettato, perché apre la mente e alimenta l’entusiasmo e la conoscenza.
Qual è stato il momento più emozionante vissuto con la Sua scuola? Mi emoziono ogni volta che partono i miei studenti, in particolare i gruppi che vengono a svolgere un programma accademico a Salerno, che magari ho progettato io stessa. Sicuramente il momento che mi ha dato più soddisfazione è stato quando, nel febbraio 2009, in occasione dell’ampliamento della nostra sede abbiamo organizzato un Convegno di inaugurazione, riuscendo a portare a Salerno esponenti del MAE, del MIUR, della Commissione Europea, nonché i referenti delle Università per Stranieri di Siena e Perugia e della Società Dante Alighieri. Un’altra grande soddisfazione stata vedere Accademia Italiana nominata, per sei volte negli ultimi sette anni, al STM Awards, concorso che fa votare tutte le TOP schools del settore in campo internazionale.
Sembra tutto entusiasmante, ma deve essere stato molto faticoso. Sicuramente i primi tempi sono stati duri. Mi ricordo che facevo tutto, comprese le pulizie e non me ne vergogno. Certamente ci sono stati momenti in cui mancavano i soldi ed era frustrante perché volevo fare molte cose e non era possibile, non avendo supporti economici neanche dalle istituzioni. La mia sfida più grande però rimane indubbiamente quella di conciliare famiglia e lavoro. Sono madre di tre meravigliosi figli e, pur essendo spesso fuori per lavoro, cerco di dare sempre il massimo perché non voglio essere assente. Per me lavoro e famiglia sono sullo stesso piano ed è fondamentale impegnarsi a creare armonia. Sono convinta che se una donna vuole veramente farlo, riesce a conciliare tutto con grande successo.
Ricorda uno studente speciale? Sicuramente Akiko, una delle prime studentesse giapponesi della mia scuola. È stata con noi un anno e ora vive in Inghilterra. Ancora oggi siamo in contatto e vedo che, spesso, parla di me su Facebook come la sua migliore insegnante (adesso sta studiando all’Istituto Italiano di Cultura di Londra). Mi fa un grande piacere. In realtà, per me, tutti gli studenti sono speciali. A volte mi rendo conto di avere un atteggiamento molto protettivo nei loro confronti e di trattarli quasi come bambini anche se sono grandi. Me l’hanno pure scritto nei questionari di gradimento finale. A volte l’approccio di madre lo esercito anche sul mio staff. Il fatto è che, nel bene e nel male, mi sento e sono una madre e l’Accademia è una mia creatura.
Quali sono i Suoi progetti per i prossimi 20 anni? I sogni nel cassetto restano segreti e per scaramanzia non si dicono mai prima di averli realizzati. Ci aggiorniamo alla prossima quindi!