Questa sera e domani la Stagione di prosa del Piccolo Teatro del Giullare continua con il monologo drammatico scritto e diretto da Paolo Vanacore, con protagonista nel ruolo di Giovanna Tenne Carmen Di Marzo
“14” – Wo (man) è un monologo drammatico, scritto e diretto da Paolo Vanacore e interpretato da Carmen Di Marzo con le musiche originali di Alessandro Panatteri, che vedrà stasera l’attrice ospite per due giorni, stasera alle ore 21 e domenica alle 18,30, della stagione di prosa del Piccolo Teatro del Giullare. Dopo il successo nazionale di “Rosy D’Altavilla. L’amore oltre il tempo” prosegue la fortunata collaborazione fra Carmen Di Marzo, Paolo Vanacore e il compositore Alessandro Panatteri, il quale crea una musica scarna, cruda, priva di orpelli, in parte sottolineato da armonie sorde, evocanti il clima allucinato in cui si svolge la trama e tesse un tema principale che, cedendo al ritmo di una cantilena ossessiva e malinconica, mira a scavare nelle profondità più torbide dell’animo umano. La protagonista della vicenda è Giovanna Denne, una serial killer condannata all’ergastolo per aver ucciso con incredibile ferocia un numero imprecisato di uomini. Il testo è ispirato alla storia vera di Joanna Dennehy, una psicopatica assassina seriale inglese colpevole di una serie di omicidi avvenuti a novembre del 2013 nella periferia di Peterborough in Inghilterra. Nulla lasciava presagire la follia della Dennehy in quanto, come sostiene la criminologa Raffella Bonsignori che ha offerto la propria consulenza tecnica per la messa in scena dello spettacolo: “Lo psicopatico è tendenzialmente in armonia con se stesso e ritiene di essere sempre nel giusto, percependo inadeguatezza nel comportamento altrui. In pratica, gli altri, con la loro inettitudine, con la loro debolezza, con la loro ammirazione, sono i veri colpevoli che lo portano al crimine”. Con alcune vittime Giovanna Dennehy ha stretto rapporti sessuali dominati dalla sua forte personalità e da un’aggressività psicologica prima ancora che fisica.Dietro l’eccitazione che in lei provoca l’idea della violenza inflitta c’è la voglia di raccontare il tutto senza mai abbandonare un desiderio di affermazione pubblica e di effimera ribalta attraverso quella visibilità ormai alla portata di tutti: i social media, il mondo del web. In un momento storico come quello attuale che vede il femminicidio al centro di gran parte dei casi di cronaca nera, potrebbe apparire inusuale portare all’attenzione del pubblico la storia di un’assassina seriale, ma non è così perché Giovanna Dennehy ha un approccio al delitto tipicamente maschile, è una donna aggressiva alla perenne ricerca del proprio piacere, una donna intelligente, assolutamente priva di morale comune e di senso del rimorso, è disinvolta, affascinante, manipolatoria. Sa scoprire con arguzia i punti deboli delle sue vittime e li sfrutta per appagare i propri bisogni, è affamata di stimoli e questo la porta ad alzare via via la posta in gioco fino ad arrivare all’omicidio. La storia narrata, quindi, è l’espressione di una violenza maschile che, oggigiorno, si riversa sulla donna trasformandola non solo in vittima, ma anche in carnefice. Giovanna Denne, come si può intuire dal titolo, Wo(man), assume su di sé le peggiori devianze dell’essere umano, uomo o donna che sia, e diventa una metafora di una pura malvagità difficile da comprendere, spiegare. Carmen Di Marzo cerca di scalfire, in certi momenti della sua interpretazione, questa maschera di crudeltà, di restituire al personaggio, se non umanità, quantomeno la giusta profondità, dentro cui poter sperare che, anche nel caso della sanguinaria Giovanna, la società possa trovare vie di rieducazione, fessure di luce, in un’anima che qualcosa, chissà cosa, ha reso maledetta. (o.c.)