di Cesare Guarini*
In oltre trenta anni, le attività commerciali del Porto non hanno portato alcun beneficio concreto alla Comunità, a parte i posti di lavoro. All’opposto, esse si sono dimostrate assolutamente dannose in termini ambientali, di circolazione e di sicurezza. Per di più, hanno limitato fortemente il settore del turismo che avrebbe dovuto essere il vero elemento trainante della nostra economia. Adesso, qualcuno se ne sta accorgendo, anche se manca una reale presa di coscienza della necessità di specializzare lo scalo trasformandolo in un vero hub per viaggiatori in entrata, incoming, e in uscita, outgoing, oltre che in sede delle attività del diportismo nautico. Ne avrebbe vantaggio la Città e migliorerebbero qualità e quantità del lavoro. Purtroppo, in luogo di approfondire questa ipotesi, l’attenzione degli Amministratori è oggi concentrata sulle opere al Cernicchiara che sembrano destinate a introdurre nuovi elementi di confusione e a causare la finale devastazione del territorio.
La manifestazione di allarme e di protesta di alcuni gruppi di cittadini la mattina di Giovedi scorso, prima del Consiglio Comunale, ha portato l’argomento all’attenzione dell’Assemblea anche grazie agli interventi di alcuni rappresentanti dell’Opposizione. Messo di fronte alle immagini della cava e del vallone, l’Assessore all’Urbanistica e Lavori Pubblici, ing, Brigante, ha infine deciso di parlare del progetto che si intende realizzare. Ma, poco ha detto e, comunque, le risposte fornite sono apparse enigmatiche, quasi bizzarre. In primo luogo, l’Assessore ha mirato ad evitare ogni coinvolgimento: – il deposito attuale dei container non è di competenza del Comune, perché l’area è privata; – non è scritto da nessuna parte che lo spianamento in corso del colle sia finalizzato a realizzare un retroporto; – la cava deve essere controllata dalla Regione. Cioè, l’Ente non sarebbe interessato a quello che si sta facendo in quell’angolo di territorio, nonostante le evidenti alterazioni e i rischi per la vita dei cittadini che, invece, si aspettano di essere difesi dai loro rappresentanti locali. A partire, nella circostanza, dall’Assessore all’Urbanistica. Può essere che, come pubblicamente dichiarato sul portone di ingresso del Comune, l’ing. Brigante sia convinto di essere Assessore ai Lavori Pubblici, non anche all’Urbanistica. Però, sui documenti del Comune è scritto diversamente. Poi, per le polveri e i fumi che si diffondono lungo il canalone, dovrebbe intervenire l’Assessore all’Ambiente. Ma, non si sente proferire parola. In sostanza, sulla distruzione del colle ristagna una nebbia fitta e nera. Comunque, dalle altre dichiarazioni in Aula, non si è capito se tra via Moscati e via Fra’ Generoso, al di sopra della Stazione di Rifornimento, si realizzerà una rotatoria, né quanto sarà ampia, né a quale altezza si farà, né come si svilupperanno le strade laterali. Si è in attesa del disegno esecutivo, sul quale l’Assessore ha chiesto di essere informato, benché il Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica sia stato deliberato dalla Giunta a fine 2022. Si è letto sul web che nel bando di gara è previsto che sarà il Responsabile Unico del Procedimento ad approvare le opere, dopo aver acquisito i pareri degli Enti interessati. Cioè, la risposta spetterà all’Ente nel suo complesso e sarà solo un parere. Se pure dovesse essere negativo: chi può assicurare che se ne terrà conto? Un’altra dichiarazione è apparsa quantomeno estrosa. E’ stato detto che i lavori saranno fatti con il sistema dello spezzatino, cioè un poco per volta, e che si comincerà a costruire un ponte sospeso per consentire ai veicoli provenienti da Pontecagnano di svicolare a destra, subito dopo la galleria Seminario, per raggiungere direttamente il curvone di via Sichelgaita senza interferire con le uscite dei nuovi tunnel dal porto. Un ponte storto e volante, al di sopra della Stazione di Rifornimento, sostenuto da piloni di ben oltre 20/30 metri infissi nell’alveo del fiume. Però, visto che si tratta di area a rischio frana di massima categoria, la R4, si dovranno fare prima le prove di sopportabilità. E: se dovessero essere negative? Non si sa. Ma, i cittadini non debbono temere! Quel ponte potrà esserci e non esserci, perché si potrà abbattere dopo aver sistemato la viabilità. Addirittura, nell’ipotesi che non sia gradito alla vista, cioè se non piacerà. Per essere attendibile, l’Assessore dovrebbe dimostrare di aver ricevuto la certificazione dell’Assessora al Bilancio sulla possibilità di buttare milioni di euro nonché chiarire le opere sostitutive. E, ancora, dovrebbe anche dire qualcosa su chi sarà chiamato a decidere. Probabilmente, l’Assessore avrà pensato ad un referendum tra i cittadini. Però, dovrebbe ben sapere che, in forza della normativa sugli istituti di partecipazione popolare, indire un referendum appare impresa assolutamente ardua, se non impossibile. Così, nell’attuale contesto, la dichiarazione può essere paragonata ad una comunicazione compassionevole, e nulla più, se si esclude la presa in giro. Nondimeno, non stupisce. Altre frasi a indovinello sono state pronunciate in passato. Infatti, i cittadini ancora aspettano di sapere se il Fusandola sia “un fosso o un torrente”, se le autorizzazioni per deviarlo “ci sono o non ci sono”, se per i residenti del Canalone sarà realizzato il parcheggio, prima promesso e poi negato, per il quale si legge che sarebbero stati destinati fondi per € 1milione da spendere nel 2024. Sono tutte notizie attinte dalla stampa e, per questo, qui riportate con riserva. In realtà, non si può non restare straniti di fronte alla dichiarazione di abbattere un ponte se non dovesse piacere. Farne trasparire la possibilità, appare un esercizio di equilibrismo dialettico da far invidia ad un trapezista. Ai volteggi di quest’ultimo, però, si assiste di regola stando seduti sotto al tendone di un Circo, non in una Sala di Consiglio Comunale.
Futura Salerno
Associazione Civica