Giuseppe Fauceglia*
La “riccanza” è un neologismo che oggi si attaglia a città come Milano, descrivendo intrecci assai scomodi tra affari e politica, nonché conflitti di interessi di vario genere tra professionisti e potentati economici. Mi chiedo, però, se lo stesso neologismo non possa essere utilizzato anche per Salerno, in cui la vecchia speculazione edilizia ha ceduto il passo alla presunta rigenerazione urbana, alla cementificazione delle poche aree verdi o destinate ad uso pubblico rimaste in città, alle costruzioni di palazzi con unità immobiliari dai costi proibitivi per il ceto medio, all’emarginazione sociale che per quanto riguarda l’accesso alla “casa” travolge le giovani coppie. La città ha tratto dalla megalomania costruttiva un esito completamente opposto rispetto a quello di rendere fruibili per i giovani le nuove costruzioni. Quale resta, però, la differenza tra Salerno e Milano? A Salerno manca Woland, il personaggio del romanzo “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov, che perseguitava i dirigenti comunisti, i quali imponevano il rigore al popolo e si chiudevano negli appartamenti di lusso a bere champagne. La città si trova di fronte ad un reticolo ancora inesplorato di interessi, che hanno dato luogo ad un sistema incontrastato tra cooperative sociali, che accedono ai fondi pubblici, e società partecipate, che finiscono per muoversi su un terreno ignoto ai più, o meglio, noto ma oscurato dal conformismo. La città in questi trent’anni ha completamente mutato il suo substrato sociologico, non vi è più una borghesia capace di proporre una alternativa all’esistente o, almeno, di orientare nel concreto le scelte, anche urbanistiche, dell’amministrazione locale. Vi è, poi, una curiosità: per comprendere il motivo di tanto incontrollato attivismo amministrativo, suggerisco di leggere la composizione di qualche consiglio di amministrazione di importanti società, con socio unico la Regione Campania, per scoprire qualche cognome noto o di consultare, qualora accessibili, gli elenchi dei vari consulenti, anche giuridici, dell’ente regionale. Orbene, pur volendo considerare come determinante, l’assenza, almeno sino ad oggi, di una valida alternativa politica e progettuale all’attuale “sistema” o la frammentazione delle opposizioni (invero, a volte, sapientemente indotta dallo stesso De Luca e dai suoi occulti alleati politici), bisogna riconoscere che non vi è più la “città”, un’opinione pubblica capace di valutare e contrastare l’irrimediabile declino socio-culturale di Salerno. Ogni alternativa vera, abbandonando personalismi ed ambizioni, deve operare per ricostruire il legame perduto tra cittadini e “cosa pubblica”, insomma recuperare la forza della “comunità” e della “partecipazione”. Questo è l’orizzonte, difficile ma non impossibile, che tutte le opposizioni unite dovranno perseguire nell’immediato futuro. *coordinatore cittadino di Forza Italia






