di Olga Chieffi
Saranno Giuseppe Semeraro, poeta e attore, autore dei versi tratti dal nuovo libro “La manutenzione della solitudine”, in libreria per Musicaos, e il cantore, musicista e compositore Leone Marco Bartolo, gli ospiti della VI stagione di Mutaverso Teatro, un progetto di Vincenzo Albano per Erre Teatro. In un luogo intimo e raccolto, quale è il chiostro dell’Ave Gratia Plena, al riparo dal caos esteriore ma non al riparo da quello dell’anima generato dalla poesia, alle ore 20,30, andrà in scena il reading poetico “La manutenzione della solitudine”, della compagnia Principio Attivo. Versi che ritornano come un mantra, si fanno preghiera, rabbioso monito, denuncia. Versi da maneggiare con cura, custodire, donare, come si fa con le cose rare, fragili e indistruttibili. Una sinfonia di parole che sonda l’esistenza, dalla levità di un battito d’ali di farfalla alla concretezza di un indirizzo in tasca di uno straniero senza nome né vita. Parole che assumono un peso specifico, un equilibrio stabile eppur mutevole come le stagioni, l’animo umano e le suggestioni che affiorano ad ogni lettura. Nella società dell’iperconnessione, della comunicazione coatta, fare manutenzione della solitudine è un atto di coraggio, un imperativo etico. E con il mare in faccia, la solitudine si fa esperienza, vuoto fertile, aprendo le porte al peso vero delle cose. Giuseppe Semeraro restituisce l’essenziale, incrocia parti profonde ed inesplorate del lettore costringendole a venire fuori, gli dà forma, le nutre. Tre preziose frecce al suo arco: l’arte dell’introspezione, l’abilità di ascoltare i mondi del dentro e del fuori e il dono del concreto. La solitudine incontra l’umanità, la moltitudine, ritorna al mondo bagnandosi della sua bellezza, incontra altri occhi e trabocca d’infinito. “ Tra le parole e la musica c’è sempre complicità – dice Giuseppe Semeraro – la stessa che tra un poeta e un musicista può far nascere qualcosa di inedito. Con Leone Marco Bartolo musicista e cantautore abbiamo portato in giro, in questi anni, moltissimi reading poetici estratti dai miei libri di poesia. Spesso dovendo comunicare con platee molto eterogenee, abbiamo avvertito l’esigenza di creare momenti più teatrali attraverso monologhi più lunghi e strutturati capaci di alleggerire e stemperare il patos della poesia. Man mano questi monologhi sono cresciuti e diventati dei veri pezzi di repertorio con l’aggiunta di tanti testi e storie inedite. A differenza del reading poetico a dare corpo alle storie e ai monologhi c’è sempre la voce di un personaggio che non è necessariamente la mia. I personaggi non sono mai caratterizzati scenicamente ma ne viene sempre evocata la coscienza, la visione del mondo e la storia. Tra i titoli, La ballata del poeta disoccupato, Ti Amo, Monologo dell’amore e del parcheggio, Due Parole in croce, Un ulivo a Milano ecc. Non mancano storie forti, storie tragicomiche e storie poetiche. I testi sono tutti originali e intermezzati con brani cantati dal vivo da Leone Marco Bartolo sempre contaminando la tradizione con il cantautorato. “Cerco di prendere la parola poetica e accompagnarla in una visione, in un quadro scenico, cerco di incarnare le mie parole con la vita di personaggi immaginari che chiedono il permesso di usare la mia voce. Voglio che la poesia esca dal suo guscio e incontri il pubblico parlando alla gente in maniera diretta per guardarla negli occhi nel momento in cui la parola diventa il luogo di quell’incontro.” La musica in scena non è mai semplice accompagnamento ma parte viva e integrante di un rito che vede la parola al centro della scena. Sulla scena si alterneranno poesie, monologhi, canzoni così come si alterneranno momenti più drammatici a momenti lievi senza disdegnare infine qualche momento più divertente e spensierato.