di Olga Chieffi
Danza e poesia: due arti da sempre sorelle. Ritmo e parole. La riflessione sull’arte, diventerà, questa sera alle ore 19, protagonista del contenitore virtuale del sabato di “Le Cronache”, in diretta sui social del quotidiano, con la maitresse de Ballet Antonella Iannone, discorso d’amore e ricerca: ballare, così come fare poesia e come vivere, è interpretare, prendere posizione, conquistare una forma, cercare il segreto umano e divino del ritmo. Antonella Iannone, direttrice dell’omonima Scuola di Danza e presidente dell’Associazione Campania Danza, è da anni impegnata nella promozione dell’arte coreutica. Nella scuola da lei diretta si sono formati danzatori, danzatrici, insegnanti e coreografi che hanno intrapreso la carriera professionistica. Nel 1989 ha dato vita a due compagnie: una di danza contemporanea ed una di danze folkloriche. Entrambe le formazioni si sono esibite in Italia e all’estero (Monaco di Baviera, Amburgo e Goteborg). La Iannone ci ha donato il video “Danza in Versi”, che nasce dall’incontro tra la penna della scrittrice Brunella Caputo e la danza di giovani coreografi; un pretesto artistico che scaturisce dall’esigenza di restituire centralità alla scrittura pensata, scelta, costruita secondo regole ben precise. In un tempo in cui le parole sembrano svuotarsi in un susseguirsi di post lanciati in rete, sul palcoscenico ritrovano la loro genesi. Una coreografia nella quale i passi fanno da contrappunto alle parole poetiche e narrative di Brunella Caputo e che trovano nella voce dell’attore Felice Avella il loro corpo di parola. Parola scritta, parola pronunciata ed infine parola danzata, riannodano il filo del tempo, attraverso le note e ascoltando il silenzio di una poetica ancora viva. La parola che ispira il movimento e il movimento che dà corpo alla parola, in un susseguirsi di immagini e emozioni, che ha ispirato i coreografi Antonello Apicella e Melania Nicastro, che vedrete anche interpretare le loro coreografie, e Ketty Lanzara, mentre la terza ballerina in scena è Aurora Convertini, i quali avranno come colonna sonora sia le parole quali preziosi contenitori di suoni, sia il silenzio, sia autori quali l’Ilya Beschevli di Mistery e Deja vu, Ezio Bosso di Clouds The Mind on the Wind e Yann Tiersen di On the Wire. Destino, questa osmosi di segni e linguaggi, che è già insito nella stessa natura delle due arti, accomunate dal ritmo, nel corpo e nella parola, ma prima ancora, dal gesto. Gesto, il portare, la gestazione: due arti che sono gestazione di un dono. Ogni arte lo è, ma danza e poesia più di ogni altra: seguendo questo delicato percorso possiamo capire l’essenza di Danza in Versi, ove la danza diventa fatica, sacrificio, dolore, a volte non tanto scelta quanto bisogno imprescindibile, un richiamo che non si può ignorare, ma che costa tanto: tutta una vita. Un’arte che, in questo, diventa molto più “terrena” di quello che non sembri, la poesia che è ricerca e lavoro, non solo sogno e ispirazione, è costruzione, per dare vita a nuove sinergie. Pensare la danza come metafora della scrittura, se per un verso è conferire un corpo alla parola, per altro verso implica una visione della danzatrice oltre la sua fisicità, trasfigurata in pura qualità segnica. In “Crise de vers”, Mallarmè paragona le gambe della ballerina alla penna del poeta. Si tratta della semiotica di una carne esteriorizzata, che non concerne l’ontologia di un corpo proprio, bensì di un corpo impersonale, quello neutro della lettera, dove Mallarmé sembra collocare il fenomeno danzante sul limite della sua visibilità, quasi prossimo a una metamorfosi nell’invisibile, a un rituale che lo consegna al nulla.