Una tristissima ed evitabilissima rievocazione storica. Probabilmente questi sono i motivi che spingono le aziende di trasporto pubblico locale sia su gomma sia su ferro – a rendere la tratta pendolare sempre più simile ad una deportazione. Il parco mezzi attualmente messo a servizio dei pendolari per le tratte più frequenti, ossia quelle che si muovono da e verso le città di Napoli e di Avellino, è a dir poco obsoleto. Sempre più frequenti sono i disagi che i pendolari fanno riscontrare – tramite i propri profili Facebook o nei gruppi social direttamente dedicati alle comunicazioni sui problemi riscontrati quotidianamente per la copertura della tratta, o anche tramite segnalazioni registrate su varie testate giornalistiche locali, tra cui la nostra – al “mondo esterno”, partendo proprio dal parco mezzi che mostra un trend sempre crescente in termini di fatiscenza. Non si è nuovi, infatti, a constatare quanto le segnalazioni dei pendolari siano unite da alcuni elementi fin troppo presenti: i mezzi si fermano troppo spesso per cause di forza maggiore, ossia per avaria o perché – purtroppo accade anche questo, sì – si registra la perdita di alcune parti del bus durante la corsa, oltre alla fatiscenza interna dei mezzi, con sedili sporchi nella migliore delle ipotesi o, peggio ancora, con la costante assenza di manutenzione che favorisce anche l’intervento di eventuali “vandali improvvisati” che possono procedere con la deturpazione ufficiale di qualche sedile, arrivando addirittura a romperne alcune parti e rendendo di fatto pericoloso il viaggio da parte dei passeggeri. Bisogna ovviamente aggiungere che le tratte sono spesso oggetto di “rielaborazione” a causa dei costanti, eterni lavori in corso che si realizzano sulle tratte urbane o autostradali da coprire, che si traducono in disagi legati al traffico veicolare che inevitabilmente si crea sul percorso o in cambi di tratta che ovviamente penalizzano i viaggiatori. Tutto questo, ovviamente, di viene realtà quando il bus transita dinanzi alle fermate. Strano a dirsi, ma la situazione – che regolarmente viene denunciata sui social network o per mezzo di segnalazioni dirette alla nostra redazione – di disagio è anche dettata dall’improvviso annullamento delle corse, dettato da “cause di forza maggiore”. Fin troppo spesso, infatti, capita che i mezzi non siano a disposizione a causa di un guasto (come già riferito) o a causa di altre interdizioni che non consentono l’effettivo svolgimento del servizio nell’orario prefissato. Gli orari, in questo senso, diventano fonte di interpretazione letteraria: in una forbice ben più che variabile, che potremmo ipotizzare ottimisticamente in un lasso di tempo che va dai 5 minuti di ritardo ad oltre 2 ore di attesa per una nuova corsa, i cittadini sono di fatto costretti ad allegare al proprio titolo di viaggio (che per i pendolari è spesso l’abbonamento annuale) un santino di riferimento per procedere alle richieste di assistenza più proficue visti i disservizi che le varie aziende di trasporto pubblico offrono, senza poi fornire alcuna spiegazione valida per tranquillizzare i viaggiatori o, in altri casi, per consentire loro di valutare opzioni alternative per il viaggio di andata o ritorno. “Altro treno, altra corsa” si traduce, in questo caso, con “vai col treno, altro disagio”. Si sprecano i disagi che i pendolari sono costretti a registrare in particolare sulla tratta Salerno-Napoli, se non altro perché la tratta Salerno-Caserta è relativamente coperta mentre per Benevento e Avellino sono in atto le selezioni per un novello Omero che possa raccontare in stile epico i disagi nel voler coprire la tratta con servizi di trasporto su ferro. La costante, oltre alla bassa copertura in termini di orari e dunque di servizi, è data anche dagli ingenti ritardi che si consumano regolarmente su quasi tutte le tratte che – da e verso Salerno – si dirigono verso le più disparate parti della Campania e non solo. Ritardi di oltre 180 minuti anche per la copertura della tratta Salerno Battipaglia potrebbero sintetizzare con sufficiente enfasi un disagio che è presente da troppo tempo e che non pare si avvii verso una risoluzione efficace.
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