di Erika Noschese
«Siamo molto fiduciosi». A sostenerlo è Osvaldo Casalnuovo, il papà di Massimo, il 21enne di Buonabitacolo deceduto nel 2011 candendo dallo scooter, dopo che non si era fermato al posto di blocco dei carabinieri, all’indomani del nuovo processo di Appello a carico di Giovanni Cunsolo, il maresciallo dell’Arma accusato della morte del giovane. Secondo l’accusa il ragazzo avrebbe perso l’equilibrio a seguito di un calcio sferrato dal militare che gli aveva imposto l’alt.
Il tribunale di Potenza si era già espresso in Appello ma la Cassazione ha reinviato gli atti al secondo grado di giudizio per cui a Salerno è stato aperto un nuovo procedimento.
Osvaldo, oggi (ieri per chi legge ndr) nuova processo a carico del carabinieri accusato della morte di suo figlio…
«Quello che ci aspettavamo era che dovevano verificare i punti che alla Cassazione non erano chiari perché non erano stati motivati bene non perché non fossero chiari. A questo punto la Corte si limiterà a valutare solo due passaggi: l’incarico ad un consulente tecnico molecolare per valutare le tracce rimaste sotto le scarpe e sul motorino. Dovranno fare solo questo e motivarle, dopodiché non ci dovrebbe essere altro. Siamo molto ma molto fiduciosi perché il calcio non è stato messo in discussione così come la testimonianza. Mancava solo questo passaggio».
Lei ad oggi ha fiducia nella magistratura?
«Fiducia l’ho sempre avuta ma chiaramente ho fiducia soprattutto nei miei legali che oggi hanno ricordato che questa consulenza è già stata fatta ed era irripetibile ragion per cui i risultati non saranno uguali. I risultati non saranno uguali perché sono state raschiate tutte le particelle quindi oggi quell’esame che verrà fuori non sarà uguale a quello fatto in precedenza dalla polizia scientifica».
Crede che ora la giustizia possa essere dalla “sua parte”?
«Sicuramente il calcio non è stato messo in discussione quindi la colpevolezza c’era e c’è. Dunque si».
Osvaldo Casalnuovo ieri mattina è stato presente in aula a Salerno per il processo bis dopo che la Cassazione ha annullato la sentenza di primo grado che, di fatto, aveva scagionato il maresciallo dei carabinieri perché “il fatto non sussiste”. Dopo la sentenza emessa dai giudici del tribunale di Sala Consilina, i familiari del 21enne, meccanico di professione, ha presentato ricorso e la Corte d’Appello di Potenza ha condannato Giovanni Cunsolo a quattro anni e sei mesi per omicidio preterintezionale. Da qui, dunque, la denuncia presentata dall’avvocato del carabiniere, Renivaldo Lagreca che ha impugnato la sentenza. La Corte d’Appello, ieri, ha proceduto con la nomina di un nuovo perito che dovrà di nuovo esaminare lo scooter di Massimo Casalnuovo e altri reperti. Intanto, la prossima udienza è fissata per il 4 marzo.