di Aldo Primicerio
Sono 20 i comitati che, dopo essersi appellati a Mattarella e scritto alla Meloni, ieri sono scesi in piazza a Roma a Trastevere per protestare contro i tavolini selvaggi, contro lo spettacolo indecente della gente stravaccata sulle sedie dei bar, contro la confusione, contro il chiasso, insomma contro le città invivibili. Oltre ai Comitati anche molte associazioni di cittadini di Catania, Foligno, Caserta ed Angri. La protesta è diretta a revocare la delibera indecente con cui il Comune di Roma ha prorogato, per motivi di sicurezza, l’estensione di una norma emessa nel 2020 dal primo governo Conte, in pieno Covid. Un fenomeno che solo apparentemente riguarda la capitale, perché è un fenomeno nazionale che interessa tutte le città, ed anche i medi e piccoli centri del Paese. Con il Covid ormai relegato in soffitta, e comunque sotto controllo, la norma del tavolino selvaggio continua ad autorizzare chiunque amministri bar e ristoranti a posizionare sedie e tavolini dovunque, anche nelle zone di pregio e nei centri storici. E così tavoli e pesanti pedane hanno invaso strade, marciapiede, persino spazi con aree pedonali. Così hanno fatto le grandi città come Roma, Milano, Torino, Napoli, ma altrettanto, e con gli interessi, le città medie, come Salerno, ed anche i piccoli centri. E’ l’inciviltà che dilaga.
Salerno tra tovaglie, gazebo, sedie di plastica, rifiuti, inquinamento luminoso, ed una confusione indecente
E quindi, come se ci fosse mancato qualcosa, è nata un’altra lobbie, quella del tavolino selvaggio, con la politica comunale a guardare – e Salerno non fa eccezione – l’invasione di tovaglie, gazebo, sedie di plastica di infima qualità che i gestori intorno a mezzanotte fanno un gran casino a rimuovere. Un servizio che porta un gran giro di soldi solo a loro, a baristi e ristoratori. Ma non porta nulla ai cittadini che ci guadagnano invece solo un gran casino, rumori, rifiuti, montagne di bottiglie cui un Comune come quello di Salerno non ha saputo contrapporre se non due prelievi volte al giorno, con un fracasso infernale la mattina alle 6 e nella controra alle 14. Una decisione pensata dagli sciocchi ed irresponsabili della giunta Napoli. E come se questo non bastasse, alcuni commercianti vi aggiungono enormi insegne, cartelli ingombranti, menu a cascata. Altri, casse acustiche con musica diffusa tu,tto volume, illegalmente, senza autorizzazioni e senza pagare la Siae. Altri ancora, dopo gli enormi ventilatori nelle giornate del gran caldo, vi metteranno tra poco anche stufe con fiamma, magari non autorizzate e non a norma. Altri ancora, come una radio privata di Battipaglia, piazzatasi in pieno centro a Salerno tra il corso V. Emanuele e via SS. Martiri Salernitani, hanno trasformato le vetrate dello stabile ex-Enel in una sorta di Times Square, con lampi di luce di un videowall che trasmette pubblicità commerciale di terzi dalle 7 del mattino alle 23. Gli amministratori di qualche condominio hanno sporto denuncia ai Vigili Urbani ed al Comune, ma con risultati pari a zero. La politica qui a Salerno con la giunta Napoli è in preda alla più completa inettitudine. Questa radio – lo abbiamo già scritto più volte e lo ripeteremo all’infinito – ha ottenuto autorizzazioni formali che violano più di una norma dello stesso Piano Comunale di Salerno sugli Impianti Luminosi Commerciali. E gli organismi comunali le rilasciano solo in base ai sì della burocrazia locale, senza tener conto di rischi per automobilisti e pedoni (il ledwall insiste a ridosso di un semaforo e di un passaggio pedonale) e della salute dei cittadini che abitano a pochi metri, bombardati per 19 ore dagli irresponsabili autori di questo delinquenziale inquinamento luminoso. Dei veri fuorilegge che nessuno sa o vuole fermare. Insomma, s’interroga la burocrazia melensa e ignorante di questa città, ma non si chiede nulla alla scienza medica, l‘unica che può dare risposte agli interrogativi che i cittadini si pongono sui danni endocrini indotti dall’inquinamento luminoso. Siamo di fronte ad uno sfregio totale dello Stato di diritto e del rispetto delle persone.
Altro che crescita e consensi. E’ la città delle “cafonate”, degli sfregi, e dei fiumi di bitume in pieno centro
Altro che crescita e consenso. Salerno oggi è una città governata – tranne qualche rarissima eccezione – da persone ignoranti ed incompetenti, come ha denunciato più volte, con forza e con le sue vivaci espressioni, il nostro governatore De Luca. Che non riesce a trattenere le critiche anche aspre contro le “cafonate” perpetrate dalle lobbies che ormai governano la città a piene mani, dalla politica cittadina, dai suoi amministratori. Che pure è stato lui a scegliere e su cui quindi dovrà fare autocritica, ma dove non avrà difficoltà, perché lui ha cultura, buon senso e coraggio.
E che dire del fiume di bitume riversato sul Corso dei Re, il V. Emanuele. Non c’è altro da aggiungere a quello che è stato già scritto su questo episodio che rappresenta l’ennesima foto di una politica ignorante e sprovveduta. Ci chiediamo tutti che ci fa ancora a Palazzo di Città, perché non la si mette in condizione di dimettersi? Come fa questa giunta a disporre lavori, scavi, transenne, cartelli con scritte ridicole che inneggiano alla collaborazione, nella vigilia imminente di una manifestazione come Luci d’Artista? Solo una mente malata può disporre in questi momenti lo sfregio della città.
Crescita e consensi? Con un tessuto industriale ormai dissolto, un terziario traballante, un turismo inesistente? Ed una disoccupazione al 21%?
Una città quindi disamministrata. Con risorse ed un portafoglio come si sa ormai ridotto ad un colabrodo. Con buche sulle strade che la fanno assomigliare a Beirut. Con rifiuti urbani raccolti ogni giorno con enormi ritardi o per nulla raccolti. Con un lungomare orbo delle palme distrutte dal punteruolo rosso come non è accaduto ad alcun altro lungomare in Italia. Con le vetrine accese a giorno tutta la notte, in dispregio di ogni norma e raccomandazione sul risparmio energetico. Con la quasi assenza di vigili urbani sulle strade ed un abuso continuo di clacson di auto e bus, i semafori girati dal vento o danneggiati dalle intemperie, e con i raid notturni al corso Garibaldi di motociclisti spavaldi ed impuniti. Ci si pavoneggia di crescita e di consensi. Ma la città ha perso ormai la quasi totalità del suo invidiato tessuto industriale degli anni ’80 e ’90, sopravvive di modesto terziario, di negozi che chiudono poi si ristrutturano e poi riaprono per richiudere dopo qualche anno. Salerno, calcolata da Istat nel 2022, ha una disoccupazione del 21%, contro la media Paese dell’8% e quella del Nord con appena il 5%. Sono numeri, non chiacchiere dal bar di via Roma. Il turismo? Può vivere di questo una città che non ha una politica del turismo? Che non ha una vera storia di turismo perché non si è saputo valorizzare l’unico grande elemento di attrazione che è la Schola Medica Salernitana? Gli europei, gli asiatici che sbarcano dalle navi da crociera li sentiamo tutti chiedere subito: Where is the Schola Medica Salernitana? Facciamo monumenti edilizi, ma non riusciamo a valorizzare la stazione crocieristica di Zaha Adid, una grandissima opera declassata ad un miserabile bar ristorante. Ci vantiamo di quello che è stato, con Sanremo, il più bel lungomare d’Italia, e poi lo trasformiamo in quello che è oggi, un inferno di sfregi e di transenne, un tugurio senza luci, teatro solo di immigrati che vendono droga. Se è questa Salerno illegale, incivile e sfregiata è la città che amiamo, riprendiamocela per cambiarla, rispettando quel qualcuno che si salva, ma mandando a casa tutti quelli che l’hanno rovinata.