Antonio Manzo I
nvitiamo Papa Leone XIV a Salerno. Lo convinca l’arcivescovo Andrea Bellandi con tutte le ragioni storiche ed ecclesiali che avrebbe dalla sua parte e potrebbero convincere il Papa. Fu il gesuita salernitano Matteo Liberatore, nato a Salerno il 14 agosto 1810, che ebbe parte significativa nella stesura della famosa enciclica sociale Rerum Novarum pubblicata nel 1891 da Leone XIII. La visita a Salerno coronerebbe il pontificato pietrino ispirato già nel nome del nuovo Papa Leone XVI ispirato anche dalla questione sociale. Il gesuita salernitano Matteo Liberatore licenziò la relazione dell’enciclica famosa nel 1891 fino agli ultimi giorni prima della promulgazione di Leone XIII. Gli ultimi giorni di lavoro videro all’opera il gesuita salernitano Matteo Liberatore, filosofo neo tomista per quarant’anni attivo collaboratore de “La Civiltà Cattolica”, Tommaso Maria Zigliara teologo e filosofo francesce, dell’Ordine dei padri Domenicani, e Camillo Mazzella, gesuita nato a Vitulano nel beneventano nominato cardinale dallo stesso Leone XIII. Matteo Liberatore si occupò da vicino dei problemi sociali e pubblicò un libro sui “Principi di economia politica” nel 1899. Il legame con il giovane Gioacchino Pecci che sarebbe divenuto Papa Leone XIII si approfondì e rinsaldò per la filosofia tomista tanto da fargli redigere il 5 luglio del 1890 il primo schema italiano dell’enciclica non tradotto in latino. Ma appena un anno dopo sarebbe stato tradotto in latino da Zigliara-Mazzella-Liberatore fino alle bozze di stampa il 10 maggio 1891 e appena cinque giorni dopo il 15 maggio fu licenziato e promulgato il testo definitivo dell’enciclica. A Salerno è intitolata una strada a Matteo Liberatore nella zona Carmine. Proprio a Salerno, nel settembre 1891 l’allora arcivescovo Valerio Laspro fu uno dei pochi vescovi meridionali ad accogliere il senso e la predicazione della Rerum Novarum, Lo fece con una lettera pastorale in cui si soffermava specificatamente sulla enciclica sociale (la prima di una lunga serie fino a quelle di San Giovanni Paolo II del tardo Novecento), così come nel 1995 scrisse il professore Giuseppe Viscardi docente di storia contemporanea all’università di Salerno della “scuola” del professore Gabriele De Rosa che aveva studiato accuratamente l’enciclica Rerum Novarum anche con le carte dell’Archivio Apostolico Vaticano. Basterebbero solo poche circostanze storiche per rappresentare al Vaticano l’opportunità oltre che il valore di una visita del Santo Padre a Salerno dopo quella, sempre nel 1995, di San Giovanni Paolo I che presiedette alla prima pietra del Seminario diocesano di Salerno. Il cardinale Robert Prevost, al tempo prefettto della congregazione dei vescovi, fu ospite a Montoro Inferiore, accolto dall’arcivescovo Bellandi. Proprio lui potrebbe raggiungere il pensiero di Leone XIV oltre che la Prefettura Pontificia per una significativa visita all’antica arcidiocesi di Salerno densa di storia e di protagonisti ecclesiali da Gregorio VII al cardinale Girolamo Seripando già rettore generale dell’Ordine Agostiniano nel 1532 e poi nominato arcivescovo di Salerno e inviato del Papa al Concilio di Trento per la riforma della Chiesa cattolica e la discussione in materia di dogma e reazione alle dottrine calvinista e luterana. L’Ordine Agostiniano, al quale apparteneva l’arcivescovo Girolamo Seripando, è stato retto nel Duemila da papa Prevost. Basterebbero, fra gli altri, questi due riferimenti storici per convincere alla visita salernitana Leone XIV. Così come stanno facendo al comune di Carpineto Romano, paese natale di Leone XIII, dove il sindaco e un comitato scientifico sono già al lavoro per ospitare Papa Leone XIV nella città natale di Gioacchino Pecci passato alla storia come il Papa della prima enciclica sociale della Chiesa.





