Insofferenza al dissenso. A galla perché non c’è altro - Le Cronache Attualità
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Insofferenza al dissenso. A galla perché non c’è altro

Insofferenza al dissenso. A galla perché non c’è altro

Aldo Primicerio

 

Sembra la foto del nostro attuale governo e del suo presidente. A scriverne è Il Fatto. A premere lo scatto giornalisti e giuristi. Partiamo con la difficoltà al confronto con la stampa italiana di cui sembra soffrire Giorgia Meloni. Un disagio, pare, emerso durante l’incontro alla Casa Bianca con Donald Trump e gli altri leader europei (Meloni, Macron, Merz, Stubb, Von der Leyen, Zelensky, Rutte). Dove il nostro, la nostra presidente, secondo il giurista Paolo Gallo, l’avrebbe ammesso in un fuori onda di cui lei, e chi può dirlo, non si sarebbe accorta. Fino a sussurrare “Io non voglio mai parlare con la mia stampa”.. Insomma la Meloni avrebbe un rapporto problematico con molti organi di stampa e giornalisti. Un problema caratteriale, ma forse anche culturale. E’ la insofferenza al dissenso, all’obbligo di spiegare cosa fa per l’Italia ai terzi che glielo chiedono con grinta ed insistente maliziosità, come fanno molti giornalisti. E questo non è tipico dei politici, che invece devono essere preparati a fronteggiare il dissenso. Ma conosco anche io qualche politico importante delle nostre parti, in gamba e di grande esperienza, che ama il monologo piuttosto che il dialogo ed il confronto.

 

Eppure la stampa, i giornalisti sono l’anima, l’essenza della democrazia

Ma c’è chi li percepisce come un ostacolo al proprio carisma. Eppure è normale, anzi necessario che la stampa sia pungente, fastidiosa fino ad apparire ostile senza esserlo. E’ questa l’anima della democrazia. Dover rispondere da potenti pubblicamente delle proprie scelte. Ed è una delle cose che manca a questo governo. Un governo amante del pensiero unico. Insofferente alla critica fino a dover ricorrere al bavaglio della censura. Convinto che il ruolo istituzionale sia una specie di regno personale dove non si debba rispondere a nessuno e dove i cittadini sono come sudditi passivi. Il nostro presidente la spiega come una difficoltà personale. Ma non lo è, non può esserlo. Chi fa politica ai più alti livelli è chiamato ad assumersi la responsabilità ed il rischio di essere messo in discussione, ogni giorno, anche in maniera spietata. E’ questo che differenzia la democrazia dal sovranismo autocratico. La mia personale opinione è che il suo autoconfessare una presunta difficoltà personale è invece un problema della nostra presidente, un deficit che alla democrazia del nostro Paese non si può consentire.

 

Si resta a galla, stabili nei consensi, perché in giro non c’è altro. Sono ancora i postumi del neoliberismo craxiano e poi berlusconiano

A confermarlo un episodio recente, l’inchiesta della Procura di Milano contro amministratori lombardi, costruttori ed immobiliaristi. Alcuni ristretti ai domiciliari, come si sa, poi liberati dopo un ricorso al Riesame. E’ storia di questi ultimi giorni. Che non equivale, attenzione, ad alcuna marcia indietro come pensano e scrivono alcuni media. Tutto resta come è. L’inchiesta va avanti, ci sarà un processo, e ci saranno dei condannati. La revoca dei domiciliari è solo la risposta ad una non-necessità di tale forma di restrizione. Era insomma improbabile una iterazione del reato, con tutte le intercettazioni ed i documenti ormai sotto sequestro. I Sostituti milanesi avrebbero dovuto prevederlo, ma sono apparsi impreparati. Cos’è lo scandalo di Milano? L’icona di un malessere italiano. Quello di amministratori locali e di funzionari pubblici che non agiscono come pubblici ufficiali rispettosi delle regole, ma come soggetti privati che si muovono all’unisono con chi costruisce e vende immobili. Come dicevamo nel sommarietto, è l’ennesimo episodio della lunga agonia della cosiddetta Seconda Repubblica, quella dagli anni ’90 in poi. Quella anche di Giuliano Amato, allora Presidente del Consiglio. Bel personaggio e grande uomo politico, ma autore di decisioni funeste per l’Italia. Occorre ricordarlo a chi quei tempi li ha vissuti, ma soprattutto ai più giovani che non ne hanno avuto il tempo. Prima impose un prelievo forzoso del 6 per mille su tutti i conti correnti bancari dei cittadini, per evitare un nuovo dissesto finanziario e per consentire alla lira di restare agganciata al sistema monetario europeo. Poi, la decisione, a nostro parere, più rovinosa, quando firmò la direttiva del giugno 1993 con cui l’Italia dismetteva, svendendo a privati, la partecipazione della Stato alle grandi aziende che tutto il mondo ci invidiava, come Enel, Stet, Ina, Agip, Banca Commerciale, Credito Italiano. Dietro c’era la (presunta) necessità di smuovere la foresta pietrificata delle troppe piccole banche per favorire la concorrenza e lo sviluppo. Ma la ragione vera era quella di liberare i consigli di amministrazione dai rappresentanti dei partiti in una stagione nella quale il finanziamento illecito e la corruzione li stava sempre più delegittimando agli occhi dell’opinione pubblica. E poi di riportare i partiti al ruolo di rappresentanti della società, facendo loro abbandonare quello di gestori non trasparenti degli apparati.

 

E negli ultimi 30 anni ancora in circolazione il virus neoliberista che ha drogato la neo-sinistra di Occhetto, D’Alema e Veltroni

Quello stesso virus da cui discendono le disgrazie della neo-destra di Meloni, Salvini, La Russa, Lollobrigida e Tajani. Disgrazie che si sintetizzano nel trumpismo di questo Governo, nella sua indifferenza ebete con cui assiste al genocidio di Gaza ad opera di Netanyahu, al suo bellicismo ed al neoarmismo che connota la sua politica filo-zelenskyana, al suo’antieuropeismo becero, alla sua politica-zero sui migranti, alla sua riesumazione del nucleare ed alla insistenza demente sui carburanti fossili, al suo capitalismo idiota e straccione di un Occidente in declino. Ma anche dell’Europa in declino, ottusamente governata da una Ursula von der Leyen da noi troppo sopravvalutata. Ma poi, secondo Eunews, scoperta ed accusata dal Tribunale Ue di aver fatto affari per milioni con Pfizer sui vaccini.

Insomma virus, guerre e cambiamento climatico sono necessari a Giorgia, Donald, Vladimir e Volodymyr. Guai se ci fossero davvero la pace, il green deal, la transizione energetica, il buon clima di una volta. Cosa racconterebbero ai loro cittadini intontiti e creduloni? Presto quelli con i nostri anni non ci saremo più. E allora gli ultimi respiri vogliamo utilizzarli per non lasciare il mondo più brutto di quello che abbiamo trovato. E per rendere i nostri figli e nipoti più intelligenti di noi. Come farlo lo suggerì Einstein: “Leggetegli le fiabe”. Ed ancora più intelligenti? “Leggetegli più fiabe”. Voleva indicarci l’importanza della lettura e dell’immaginazione. Per lasciare ai nostri figli e nipoti un mondo che possa essere letto e compreso. Ma anche immaginato.