di Francesco Carriero Un danno erariale pari ad altre 300 mila euro all’anno è quanto segnalato dagli attivisti del Movimento 5 Stelle Salerno alla Corte dei Conti. Il dolo sarebbe stato causato, secondo i grillini, da un errato calcolo nell’ammontare delle indennità di funzione spettanti a assessori, consiglieri comunali e presidenti delle aziende partecipate del Comune di Salerno, che ogni mese andrebbero ad incassare una cifra maggiore rispetto al tetto massimo previsto dalla legge. I compensi degli amministratori sono calcolati in base a percentuali fisse rispetto al compenso percepito dal primo cittadino, secondo i paramenti dettati dal Decreto Ministeriale del 4 aprile del 2000, numero 119. Nel caso di Salerno al sindaco De Luca, calcolato il numero di abitanti, spettano di base circa 4700 euro, al quale vanno aggiunti dei “bonus” previsti dalla legge: un 2% in più dovuto al fatto che il Comune registri entrate superiori rispetto alla media regionale, un altro 3% poiché la voce di spesa relative ai servizi al cittadino è superiore rispetto alla media regionale ed infine una compensazione con l’indennizzo ricevuto dal presidente della Provincia, spettante ai sindaci delle città capoluogo. In totale De Luca si porta a casa mensilmente oltre 7 mila euro, come certificato sul sito istituzionale del Comune. Fin qui tutto regolare, se non fosse che gli indennizzi per le altre cariche si calcolino in base a percentuali del compenso del primo cittadino: il 75% per il vice sindaco, il 705 per i presidenti delle partecipate e il 60% per gli assessori. ma le somme vanno calcolate solo sul compenso base, privo dei bonus, ossia i 4700 euro di partenza. Per i promotori del ricorso alla Corte dei Conti, invece, il calcolo dei compensi degli amministratori salernitani è calcolato sull’intera somma percepita dal sindaco, al contrario di quanto prescritto dal decreto del 2000. Questo lo si evince proprio dai dati sui compensi pubblicati sul sito del Comune di Salerno. La situazione verrebbe quindi a creare un danno erariale di circa 350 mila euro annui, dovuto allo sforamento delle soglie massime previste. Se la Corte dei Conti accertasse le irregolarità potrebbe condannare amministratori e Comune alla restituzione di una somma pari fino a dieci volte il danno erariale calcolato. «Non vogliamo entrare nel merito – spiega Francesco Virtuoso di M5s – della natura del danno, ossia se si è trattato di un semplice errore nei calcoli o se ci troviamo di fronte ad un caso di appropriazione indebita, ma ci interessa solamente che venga restituito ai cittadini quanto spetta e che gli amministratori non percepiscano più di quanto stabilito per legge. Come cittadini abbiamo promosso questo ricorso alla Corte dei Conti in modo gratuito e lo diciamo anche per sensibilizzare maggiormente i cittadini all’uso di tali strumenti, visto il silenzio dell’opposizione su tali argomenti».
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