di Adriano Rescigno
Una prescrizione che non rende giustizia all’ex assessore ai lavori pubblici Alfonso Carleo, che nel novembre 2012 venne arrestato, travolto dall’inchiesta Tsunami, in quanto secondo la direzione distrettuale antimafia di Salerno si era reso protagonista di favoritismi in termini di applati assegnati verso la ditta, la “Cooperativa Libera” che in campagna elettorale gli aveva affisso i manifesti. «Voglio specificare che per me la politica è morta. E’ un discorso finito, finito male ma finito, quindi l’incontro non è propedeutico ad un qualsiasi discorso politico o ricandidatura», inizia così l’ex assessore. «Sono stato per 7 anni in religioso silenzio, ora, alla fine di questo percorso giudiziario mi ritrovo con una sentenza di prescrizione pur avendo chiesto una archiviazione in quanto credo che non vi siano presupposti per nessun capo di imputazione che mi sono stati contestati. C’è da chiarire un’unica verità – tuona – questa indagine su di me parte da un lavoro fatto fare senza una preventiva gara di appalto . Niente di più falso. Esistono gli atti che provano una gara d’appalto fatta 5 mesi prima dello svolgimento dei lavori e quei lavori erano lavori di somma urgenza – un muro pericolante di 3 mentri d’altezza rischiava di collassare su strada pubblica – e quindi si poteva fare direttamente un appalto diretto. Io, invece, decisi di far bandire l’appalto tra le 5 ditte di fiducia del Comune – continua – e la ditta che lo vinse, già prima che io diventassi assessore ai lavori pubblici, realizzò dei lavori proprio a Palazzo di Città. I lavori quindi sono iniziati nel periodo di perfezionamento della gara d’appalto e la gara non è stata perfezionata, si, probabilmente perché davo troppo lavoro agli uffici. Ho fatto realizzare lavori in via Romano, Cuomo, a Santa Lucia, i ponti della ferrovia demoliti per favorire il trincerone. Tutto si basa su concetti sbagliati. La gara d’appalto c’era, ho trascorso 10 giorni ai domiciliari, ho subito 7 anni, e forse grazie anche alla Procura che ha mischiato inchieste e non ho capito perché, mi sono trovato sui giornali con personaggi che con me hanno ben poco a che fare. Voglio chiudere questo argomento. Io non ho fatto assolutamente nulla, e valuteremo richieste di danni». Sulla gara perfezionata, nello specifico è poi intervenuto l’avvocato Alfredo Messina: «Abbiamo poi dimostrato che la gara era stata espletata regolarmente, mancava solo il contratto finale, ma l’appalto si intende affidato quando finisce la gara. Il contratto ha solo natura dichiarativa. Cosa è successo dopo con le carte? Non è un problema “nostro”, ma degli uffici che dovevano intervenire».
Annunziata: «Non rispettati i tempi di un processo giusto»
Nel mirino dell’avvocato Annunziata di Salerno, altro difensore di Carleo, i tempi di un processo giusto. «In questo processo l’avviso di conclusione indagini preliminari è arrivato a settembre 2018 – quando il tempo di conclusione indagini è 2 anni – l’arresto è avvenuto a novembre 2012, quindi se si arriva ad un arresto c’è stata già una istruzione. Un processo giusto – incalza Annunziata – si sarebbe dovuto svolgere nel 2014 non indagini concluse dopo 6 anni. Per anni non succede nulla, la Dda si è concentrata su altri arresti e l’udienza preliminare è a maggio 2019 dove non risulta nemmeno fatta la notifica ad uno dei difensori, a me». «Bisogna comprendere – continua – che i tempi lunghi sono dovuti anche ad una cattiva gestione delle indagini o delle cancellerie. Arriviamo alla nostra prescrizione: per il nostro caso non c’è un’udienza di primo grado, una versione investigativa del pubblico ministero, trasfusa in attività dibattimentale. Noi ci troviamo ad una udienza preliminare, dove il giudice ha emesso una sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Il giudice avrebbe potuto prosciogliere nel merito senza prescrizione. Avremmo potuto rinunciare alla prescrizione andando incontro ad un altro processo lungo 10 anni, a favore di cosa? Il problema sono le procure. Processi entro 2 anni usando poco gli strumenti coercitivi perché condizionano la vita amministrativa dei Comuni», conclude.
Alfredo Messina: «Il Pm che diceva ai giornali di aver eliminato la camorra da Cava non ha avuto il coraggio di archiviare la posizione di Alfonso Carleo pur sapendolo innocente»
Accanto all’ex assessore Carleo c’era anche l’avvocato Alfredo Messina. Proprio Messina dunque è stato il puù duro verso la procura salernitana. «Ci troviamo in una prescrizione predibattimentale, il che vuol dire che i fatti contestati non sono assolutamente reati. Noi già durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip, dimostrammo che i fatti contestati erano campati in aria». «Il Pm, quando si è reso conto di aver preso una cantonata enorme non ha avuto più interesse a fare indagini tant’è che agli atti indagine dal 2012 al 2018 non è stato aggiunto nulla. Nel 2018, tenendo conto che il pm che rinvia a giudizio un indagato per un reato che prescrive risponde disciplinarmente, e forse è il nostro caso, per non diventare responsabile chiedendo il rinvio a giudizio di chi sapeva innocente, ha dato la “sfogliatella” al gup, il quale, senza carte, senza fatti, ha prescritto».« Il pubblico ministero – conclude Alfredo Messina, già sindaco di Cava de’ Tirreni – che non aveva il coraggio di archiviare, visto che riferiva ai giornali che aveva fatto pulizia della camorra a Cava, ha aspettato sei anni per poi passare le carte al giudice per l’udienza preliminare»