Derubricare il reato di scambio elettorale politico-mafioso: è questa la richiesta avanzata dagli avvocati Agostino De Caro e Domenicantonio D’Alessandro, difensori di Franco Alfieri, già sindaco di Capaccio Paestum ed ex presidente della Provincia di Salerno. I due legali hanno sostenuto davanti ai magistrati che il quadro accusatorio potrebbe essere ricondotto a ipotesi meno gravi, ma la loro istanza è stata respinta dai pubblici ministeri. Una decisione che, di fatto, prolunga inevitabilmente per l’ex amministratore i tempi di un eventuale ritorno alla libertà, lasciando invariata la posizione giudiziaria allo stato degli atti. La vicenda giudiziaria non riguarda soltanto Alfieri ma coinvolge anche Roberto Squecco, pregiudicato capaccese già condannato in via definitiva per associazione per delinquere di tipo mafioso. Secondo le ricostruzioni investigative contenute negli atti, Squecco sarebbe stato ritenuto parte dell’ala imprenditoriale del clan attivo sul territorio di Capaccio Paestum. Il suo ruolo e i suoi contatti rappresentano uno degli elementi che hanno contribuito a delineare il contesto nel quale, secondo l’accusa, si sarebbero verificati i presunti accordi illeciti legati alla competizione elettorale. Questo processo, a dispetto del primo filone che si celebra a Vallo della Lucania, dovrebbe tenersi a Salerno, secondo la logica della competenza territoriale. Le indagini si sono concluse pochi mesi fa, entrando nel vivo del processo.





