di Erika Noschese
Uso incontrollato dei social e totale assenza di vigilanza in rete. Sono questi i fenomeni che oggi hanno portato ad un aumento spropositato dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo. A fare il punto della situazione su un fenomeno in costante crescita è Aniello Baselice di Gruppo Logos che si occupa – tra le altre cose – di minorenni che sviluppano dipendenza dai social e dalla rete.
Cosa porta, secondo lei, un ragazzino ad avere comportamenti da bullo nei confronti di un compagno o di un estraneo conosciuto in rete?
«Sostanzialmente, c’è l’inconsapevolezza, favorita dal modello di comunicazione virtuale e quindi non fisico, dell’effetto e delle azioni compiute. Una delle cose ricorrenti fra le ammissioni delle persone che sono stati attori – e non le vittime – del fenomeno del bullismo o del cyberbullismo, è l’inconsapevolezza delle scelte e dell’impatto psicologico devastante che un’azione di bullismo può provocare. I ragazzi non si rendono conto di ciò che combinano. Fare violenza online non ha effetti visibili e fisicamente riscontrabili e questo spiega anche perché molte volte il feedback di ciò che è successo trova le persone che lo hanno fatto assolutamente inconsapevoli della conseguenza».
Cosa bisogna fare in questi casi?
«Purtroppo questo si intreccia con i fenomeni di violenza anche tramite rete che hanno d e t e r m i n a t o anche casi gravissimi. E’ il caso, ad esempio, di Tiziano Cantano che alla fine, attraverso forme di violenza psicologica, si è suicidata. Purtroppo su questo manca la cultura della protezione, dell’attenzione e della sensibilizzazione. Quando poi ci si sente dire dalle forze dell’ordine che non possono fare nulla è chiaro che ciò ci fa capire che è necessario un lavoro maggiore da parte di chi dovrebbe vigilare sulla rete e da parte di chi dovrebbe tutelare la sicurezza delle persone in qualche modo».
Secondo lei oggi possiamo parlare di un fenomeno in aumento?
«Certo, si tratta di un fenomeno in aumento, c’è maggiore attenzione perché oggi, attraverso il cyberbullismo, c’è la possibilità di fare emergenza più facilmente ciò che prima era più occultato, a livello personale e di fatto visivo. Questo porta ad avere una maggiore consapevolezza ma non si può parlare di maggiore attenzione»
Una persona vittima di cyberbullismo cosa dovrebbe fare?
«La prima cosa da fare è aprirsi, parlare, non tenere per sé il fenomeno e soprattutto non sentirsi in colpa. Spesso, infatti, chi è vittima di questi comportamenti, si sente in colpa e meritevole di queste cose. Le vittime si sentono sporche, come se valesse il principio del “te la sei cercata tu” e sentirsi inadeguato dal punto di vista sociale».
Ci sono stati casi emblematici , come diceva lei prima. Tiziana Cantone si è suicidata…
«Certo perché la persona si sente abbandonata, incompresa. E se si tratta di una donna è anche peggio perché ci si sente responsabili di quanto accade, come se avesse in qualche modo favorito questi comportamenti».
In tutto questo i social influiscono negativamente…
«Sì, i social spesso risultano essere un danno. Oggi utilizziamo strumenti di navigazione all’interno di un mondo dove ci sono tante opportunità ma tante insidie perché non c’è un’educazione a rapporto con il mondo digitale. Questa è una formazione che va fatta, a partire dalle famiglie e dal saper accompagnare i ragazzi affinché imparino a muoversi e a relazionarsi con il mondo digitale».