di Francesco La Monica
“Voi che vivete liberi, voi che siete guidati dalla lealtà del vostro spirito, scolpite nel vostro cuore il nome di Carmine “Il Siberiano”, e narrate ciò che è stato”. Questa la frase scalfita dai tifosi della Salernitana nella targa a lui dedicata, apposta proprio vicino al bar della Curva Sud dove Carmine Rinaldi, detto “Siberiano”, amava riunirsi con i suoi fedelissimi nei momenti che precedevano l’inizio di ogni partita. Fisico da granatiere, biondo, occhi azzurri, era chiamato da tutta la città sportiva “Il Siberiano” perché era solito presentarsi allo stadio con la sua maglietta a maniche corte con qualsiasi temperatura. Insieme a Ciccio Rocco e agli amici di sempre ha disegnato pagine indelebili della storia della Salernitana, e che ha fatto della sua “fede” incondizionata per la casacca una ragione di vita. In questi giorni, il compianto Siberiano avrebbe compiuto gli anni, e sono ancora in tanti a ricordarlo con affetto sin da quel maledetto 12 aprile 2010, quando Carmine venne stroncato da un infarto a soli 46 anni. Il Siberiano ha rappresentato, e rappresenta tuttora, il punto di riferimento della Salerno Ultras, l’esempio da seguire, il capo ultrà amato e rispettato da tutte le tifoserie d’Italia. “Il ricordo di Carmine resterà indelebile nel cuore di ognuno di noi che lo abbiamo realmente conosciuto e vissuto. Carmine era una persona sana, che non parlava mai male di nessuno. Ha sempre sostenuto l’ideale Ultras e ha cercato di tramandarlo a noi ragazzi della GSF in maniera pulita. Inoltre, il Siberiano viene ricordato e ammirato tuttora anche dalle tifoserie rivali perché era una persona che sapeva farsi voler bene da tutti. Al suo funerale ho visto tifosi avversari piangere come se avessero perso un familiare. Quel giorno, mentre ero vicino alla bara, sentii la voce di un uomo, che scandì con fermezza queste parole :”Ciao grande”. Era la voce di “Franchino ‘O Sciamano, storico capo ultrà della Cavese. Ciò dimostra quanto Carmine fosse grande. Si può dire che la GSF sia morta insieme a lui proprio nel giorno della sua sepoltura”, riferisce un suo caro amico visibilmente commosso. Innumerevoli sono gli aneddoti legati alla sua figura, indelebili nei cuori e nelle menti di chi per anni è stato al suo fianco, come Walter:”Era il 1984, trasferta a Reggio Calabria, durante il primo approccio al successivo gemellaggio. Eravamo in 5 della GSF ospitati in curva Nord dai reggini. Carmine non venne perché insieme a Fiore Cipolletta ed altri ebbe un problema all’auto. Al ritorno in treno fummo intercettati dagli allora famigerati “Viking” della Lazio di ritorno da una trasferta in Sicilia. Appena ci videro con le sciarpe granata al collo, ci circondarono con evidenti intenzioni tutt’altro che pacifiche. Appena si resero conto che eravamo salernitani si fermarono e, quasi ossequiandoci, dissero che eravamo degni di rispetto perché a capo avevamo uno dei più grandi Ultras del panorama italiano. Era in momenti come questi che era possibile toccare con mano la grandezza e il carisma di quest’uomo. Carmine difendeva sempre e comunque la sua città e i suoi fratelli granata, anche quando non era presente”. Un uomo che amava e difendeva strenuamente i colori granata, come ricorda Antonio Di Filippo:” Estate 1995. La Salernitana veniva dal meraviglioso torneo di B che terminò col triste epilogo di Bergamo. Le aspettative per la stagione prossima erano roboanti, eppure l’Asics propose delle maglie troppo rosse e troppo poco granata, Questione di marketing, si disse. La Curva Sud, con i GSF di Ciccio Rocco e Carmine organizzò una protesta clamorosa. I più grossi del gruppo indossarono una divisa granata fiammante e, sotto la sede della società, allora sul lungomare, sfilarono uno alla volta, rimarcando che il colore della Storia e del cuore fosse quello e nessun altro. Dietro di loro, in un afoso pomeriggio di agosto, c’erano cinquemila persone. Carmine il Siberiano ha insegnato il senso di appartenenza a questa città”. Carmine era soprattutto una persona dal cuore grande, come ci dice Roberto Cocozza:”La sua mole e i suoi modi potevano farlo apparire come un burbero, un brigante, come qualcuno da evitare, ma invece era il contrario. Carmine era una persona eccezionale ed era amato ed ammirato da tutti. Di aneddoti ne potrei raccontare a centinaia. Dallo striscione difeso da solo a Caserta, alla decisione di non ripartire da Perugia perché avevano arrestato degli amici, e non meritavano di essere lasciati soli. Ad uno dei soci della GSF che incontrò il giorno prima di morire, alla domanda se fosse stato lui ad iscriversi su Facebook o fosse un profilo falso, rispose “Io una persona preferisco guardarla negli occhi e, se è il caso, stringerle la mano”. Questo era Carmine il Siberiano, che vivrà in eterno nel cuore della gente di Salerno”.