Rossella Graziuso
Un “bel”giorno è arrivato Covid-19, mettendo in serio pericolo la salute di tutti, in particolar modo quella degli immunodepressi, dei trapiantati, dei malati oncologici, dei cardiopatici, nostri concittadini, più vulnerabili ed esposti all’infezione e alle conseguenze. Dunque non è assolutamente vero che rischiano solo gli anziani! Il paziente “uno” della Lombardia è un uomo di 38 anni, giu- sto per fare un esempio. Questo perché nessuno di noi ha anticorpi specifici contro questo virus sconosciuto. Gilda, 42 anni, salernitana, fa parte di questa categoria di persone dimenticate, di quelli che definisco “gli invisibili”. “Il mio caso – spiega questa donna – è quello del malato in tera- pia da immunosoppressori, nello specifico Sandimmun (cyclosporine alpha). Dalla sera alla mattina mi è stato detto dai miei referenti medici di sospendere l’immunosoppressore e di sostituirlo con cortisonici ad alto dosaggio. Ho cominciato a non dormire a causa della paura di morire. Senza immunosoppressore la malattia si ripresenterà e me ne andrò diritta all’ ospedale, nella migliore delle ipotesi, se becco il virus, ci penserà il cortisone a farmi morire. E così inizio la giornata pensando “speriamo bene”. Poi il vortice di pensieri si impadronisce della mia mente. Se io mi ammalo vado in rianimazione. I medici però potrebbero scegliere di salvarmi perché ho 42 anni e tra me e un anziano sceglierebbero di sicuro me. E se quell’anziano fosse mio padre o mia madre? Tra me e una persona anziana scelgono di salvare me, ma tra me che sono malata e una persona sana, scelgono la persona sana. Mio figlio rimarrà senza mamma”. Una triste realtà, quella di Gilda.
Il suo stato di isolamento pesa il doppio rispetto al nostro. La stessa paura trapela dalle parole di Teresa che,con tenacia, è riuscita a sconfiggere un cancro al seno tra i più aggressivi. “Noi pazienti oncologici siamo temprati quando si parla di paura, racconta Teresa, ognuno di noi ha già vissuto o sta convivendo ancora con un mostro davvero ignobile e arrogante, di quelli che arrivano impetuosi nella tua vita e non ti chiedono il per- messo. Il virus di cui tutti parlano non è tanto di- verso dal male che purtroppo abbiamo dovuto affrontare e combattere. Siamo tutti rinchiusi nelle nostre case ma infondo questa condizione non è poi così nuova e diversa da chi subisce chemioterapie e deve tenersi a debita distanza da ambienti
pubblici e particolarmente affollati. Questo perché i nostri globuli bianchi si trasformano in un alta- lena che improvvisamente tende a spingerci verso il basso piuttosto che lasciarci sfiorare il cielo. Chi deve ogni settimana recarsi in un reparto oncologico vive doppiamente con sconforto e timore la situazione legata al Covid-19 perché la velocità di questo maledetto virus aggrava situazioni delicate e particolarmente critiche che purtroppo interessano tanti soggetti immunodepressi”. Le vite di Gilda e Teresa dipendono dalle nostre scelte e dalla nostra coscienza. In mancanza di cure e vac- cini, ancora in fase di sperimentazione, sta a noi proteggerli, con il nostro comportamento. Forse sarebbe il caso di evitare uscite superflue, perché, parliamoci chiaro, nonostante le restrizioni, c’ è ancora chi si reca al supermercato più volte al giorno. E se non riusciamo a farlo per loro facciamolo almeno per le persone a noi care, indipendentemente dall’età. Gilda e Teresa conoscono la vera paura, perché la vivono ogni giorno. È la stessa che non ti permette di abbracciare i tuoi amici o passeggiare lungo le strade della tua città. Quella che “un raffreddore” può trasformarsi in una polmonite ed un colpo di freddo in una grave influenza. Per questo il Covid 19 non deve essere vissuto come una forma di “at- tentato” alla nostra libertà! Il Covid 19 dovrebbe responsabilizzare, renderci altruisti e solidali gli uni verso gli altri. Possiamo superarlo solo se restiamo a casa, per il bene nostro e di tanti come Gilda e Teresa che, purtroppo, la libertà l’hanno persa già da tempo.