Il Requiem di Fauré, quasi una ninna-nanna - Le Cronache
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Il Requiem di Fauré, quasi una ninna-nanna

Il Requiem di Fauré, quasi una ninna-nanna

Ottimo concorso di pubblico per la prima esecuzione a Salerno del capolavoro del genio francese, nella Chiesa della SS.ma Annunziata. Un’idea felicemente e faticosamente realizzata  da Francesco D’Arcangelo, in sinergia con Silvana Noschese, Milva Coralluzzo e Caterina Squillace

Di Olga Chieffi

La domenica delle Palme ha salutato  la prima esecuzione cittadina, nella chiesa della SS.ma Annunziata della messa da Requiem op.48 di Gabriel Fauré. Un progetto nato dalla sinergia del violoncellista e direttore d’orchestra Francesco D’Arcangelo, direttore artistico dell’Associazione Gestione Musica e di Salerno Classica, con il Coro Estro Armonico diretto Silvana Noschese, le Voci bianche “Il Calicanto” preparate da Milva Coralluzzo e il Coro polifonico Casella guidato da Caterina Squillace, unitamente all’ Ensemble Lirico Italiano,composto da Alessandro Zerella, Giuseppina Niglio, Mattia Cuccillato, Francesca Scognamiglio, alla viola Cristiana Tortora, Ludovica Ventre, al violoncello, Luigi Lamberti al contrabbasso, Fabio Marone e Marco Alfano al fagotto, Vincenzo di Lieto e Diana Gargano al corno, Benito Albano alla tromba, Giuseppina Papaccio all’arpa, e Marianna Meroni all’organo, con alla testa lo stesso D’Arcangelo. Il lavoro delle masse strumentali e corali ha ben sottolineato le contraddizioni che sono intrinseche nel pentagramma di questa partitura: i propositi ammirevoli vanno ad abolire ogni eccesso romantico, attraverso una libera utilizzazione del linguaggio modale, unitamente a quell’avvicinamento frequente nell’intera opera alla semplice salmodia affidata alle voci, mentre l’orchestra si arricchisce di una elegante linea polifonica. Tutto questo si è potuto chiaramente percepire, grazie alla direzione equilibratissima di Francesco D’Arcangelo, che ha portato il pubblico a trovarsi al cospetto di conseguenze inattese quali la sensualità che si è rivestita, quasi per contrasto, di un carattere così soave, che ha spezzato l’equilibrio tra passione e grazia. L’Introito intriso di tinte scure, si sono tono su tono, illuminate, passando al Kyrie, mentre l’Offertorio è apparso particolarmente intimo, seguito dal solo del baritono Antonio Cappetta che possiede la giusta vocalità calda e morbida per donare alla preghiera il carattere giustamente raccolto. Nonostante gli accenti gravi dell’ Agnus Dei e del Libera me, l’intero Requiem è naufragato nella dolcezza, perdendo in corposità, nelle pagine estatiche, come il Pie Jesu, dove un Dio compassionevole è pregato di concedere luce e riposo sempiterno ai fedeli defunti, e il finale In Paradisum, un vero e proprio responsorio da recitarsi durante il commiato dalla bara, entrambi affidati alle voci bianche  soliste per il primo, con Giorgia Mauro, Sabrina Pisapia e Giulia Nastri e in coro per il secondo. Incantevole è risultata l’esecuzione del Sanctus, con la tromba contrapunctata dal violino solista che ha avuto il bel suono di Ilario Ruopolo, sul tappeto di velluto dell’arpa. Nel Libera Me il baritono è diventato “strumento” di un’idea della morte luminosa e liberatoria. Sensazione rafforzata dalla ripetizione del Libera Me da parte del coro, che riprende in consegna l’intera frase melodica dandole una visione di eterna pace e bellezza. Il terrore procurato dal pensiero del giorno del Giudizio si dissolvono nel momento di maggiore potenza vocale del coro: qui Fauré, anziché manifestare l’angoscia interiore della morte con sonorità cupe e spettacolari, assegna al coro il compito di guardare al Paradiso. L’efficacia dell’esecuzione è stata offerta dalla deliberata volontà di far parlare la musica “dall’interno”: assecondando ora i toni crepuscolari, ora i momenti di estasi lirica, ora i bagliori meditativi di questa  composizione,  di raro ascolto, senza mai  cedere al retorico o al  distaccato, anzi all’eterna ricerca di questa balance, lungo una traiettoria che non ha smorzato mai la tensione, fino al brano finale accompagnato dall’incantevole invocazione In Paradisum, per il quale è stato chiesto il bis, da un pubblico emozionato ed entusiasta.