di Arturo Calabrese
Si figurano guai molto seri all’orizzonte per Antonio Rinaldi, il comandante della polizia municipale di Agropoli ma proveniente da Capaccio Paestum. Il Pubblico Ministero, in un processo che si sta tenendo al Tribunale di Salerno, ha infatti chiesto per l’ufficiale la condanna a un anno e quattro mesi per il reato di calunnia.
I fatti contestati risalgono a diversi anni fa e riguardano Alberico Cafasso, un imprenditore di Capaccio Paestum che secondo l’accusa sarebbe stato calunniato. Cafasso, secondo la ricostruzione fornita ai carabinieri di Agropoli il 12 novembre del 2012, sosteneva di aver ricevuto da Rinaldi, dopo un controllo alla sua azienda, la richiesta di danaro al fine di insabbiare il tutto e, al netto diniego, di essere stato pedinato ed intimorito da un agente della polizia municipale di Capaccio Paestum e da un agente dell’allora forestale a bordo di un’auto privata.
Cafasso non si è fatto intimorire e ha quindi denunciato il tutto alla polizia che ha inviato una pattuglia la quale ha poi controllato l’autovettura: gli occupanti si sono difesi dicendo che stavano portando avanti un’indagine. Rinaldi, e qui il vulnus, avrebbe sostenuto che Cafasso avesse dichiarato il falso. Il Pubblico Ministero, quindi, ha chiesto la condanna ai danni di Rinaldi, accogliendo quanto sostenuto dalla parte civile, rappresentata dall’avvocato Michele Avallone. La decisione verrà presa il 3 ottobre prossimo quando il processo andrà a conclusione. Brutta tegola per il comandante dei vigili urbani Antonio Rinaldi, difeso dall’avvocato Michele Sarno, che deve adesso attendere il verdetto.
Soddisfatti sono Avallone e il suo assistito: «Consiglio – dice il primo – di aspettare il 3 di ottobre per festeggiare perché un brindisi preventivo potrebbe essere leggermente malaugurante».
«Per me oggi si è compiuto un passo importante nella direzione della verità e di una giustizia giusta, che esiste e nella quale non bisogna mai smettere di crederci – le parole di Cafasso – sono sempre più convinto che lavorare con coraggio e abnegazione, senza mai cedere ad alcun tipo di compromesso e senza mai abbassare la testa, darà sempre i suoi frutti. Ho vissuto anni da incubo, temendo di vedere infangata una vita di sacrifici e di un lavoro duro, che ho sempre svolto nel rispetto dei miei principi e della mia famiglia. Aspetto oggi la sentenza di ottobre con la consapevolezza che a prevalere, in ogni ambito, sarà sempre l’onestà».
Da sottolineare, sempre per completezza, che Rinaldi ha nominato come suo vice ad Agropoli Valentina Nastari nominandola capitano. La particolarità della vicenda è che si tratta della moglie del presidente del consiglio Franco Di Biasi.
Situazione, questa, della quale si parlerà a breve su queste colonne, anche perché il giudice del lavoro del tribunale di Vallo della Lucania ha ordinato al comune di Agropoli di ritirare la delibera che ha permesso a Rinaldi di nominare la signora in Di Biasi sua vice e al momento il consiglio comunale per discutere del caso in oggetto non è stato ancora convocato.