di Andrea Pellegrino
La maggioranza dei delegati salernitani sono per Matteo Renzi. Eccezion fatta per il deputato Simone Valiante che segue la linea Emiliano. I deluchiani confermano il sostegno all’ex premier ed ora ex segretario nazionale. Anche se, si mormora dall’assemblea nazionale, la loro forza (politica) è notevolmente diminuita dopo la batosta referendaria. Insomma solo un patto di non belligeranza in attesa di riposizionamenti e soprattutto in attesa che il governo Gentiloni mandi qualcosa qui in Campania. Per ora la partita più importante è piazzare Piero De Luca (che è tra l’altro componente dell’assemblea nazionale del Pd) alla Camera dei Deputati. A guidare la pattuglia deluchiana, non c’era il governatore, bensì il suo vice. Qualcuno, infatti, ha avvistato nelle sale dell’Hotel, Fulvio Bonavitacola. Si è visto anche Paolo Russomando, il renziano della prima ora, spazzato via dalla furia deluchiana dopo l’accordo tra l’ex sindaco di Salerno e l’ex collega di Firenze. «Al congresso cercherò di dare una mano», spiega Paolo Russomando che ribadisce: «Sono un renziano della prima ora e non posso e non voglio abbandonare Matteo Renzi». Tra i primi “leopoldini” presenti anche Tommaso Pellegrino e Stefano Pisani, rispettivamente sindaco di Sassano e Pollica. Da Salerno città, oltre Piero De Luca, è arrivato anche il consigliere comunale Antonio D’Alessio (area Iannuzzi): «E’ il momento di tornare a parlare dei temi, di mettere al centro le problematiche della gente più che di dinamiche congressuali». Secondo Piero De Luca: «È emersa l’esigenza della stragrande maggioranza dei componenti di non tornare indietro rispetto al progetto originario di un Pd aperto plurale e riformista nel quale si fondano e si integrino tutte le anime e culture del centro sinistra italiano, in un confronto vero e serio non sulle date o sui tecnicismi ma sui temi e i contenuti legati al governo dei problemi del Paese. Confronto che trovi però una sintesi al termine di un percorso congressuale che non duri all’infinito ma si esaurisca in tempi ragionevoli per presentare all’Italia un partito solido con un programma di lavoro credibile e chiaro». Tra i presenti anche Gerarda Sica: «L’assemblea è stata scandita da temi importanti, si è tenuta una discussione seria ed un confronto proficuo espressione di un grande partito che oggi più di ieri ha bisogno di unità. I prossimi giorni saranno quelli decisivi e ci aspettiamo e speriamo che le distanze, che negli ultimi giorni sembravano essere incolmabili, vengano accorciate dando priorità al bene dell’Italia e dei suoi territori». Sostiene la linea Renzi, Nicola Landolfi, segretario provinciale del Pd: «Ha il merito politico e storico di avere iscritto il Partito Democratico nel Partito Socialista Europeo. Prima di lui, nessuno aveva dato un fronte comune alla sinistra, tranne Nenni e Togliatti, con il Fronte Popolare, dopo la Costituente. Ma il Partito Democratico è di più, perché aderendo in pieno alla tradizione e alla storia d’Italia, passando per l’Ulivo, ha messo insieme le grandi tradizioni popolari del nostro paese, concludendo il lavoro interrotto con la strage di via Fani e l’assassinio di Aldo Moro. È per questo patrimonio, che è politico, ma è anche l’esito di un passato e di un presente collettivo, che io mi auguro che sappia trovare le forme e i contenuti, per evitare la scissione. Sullo sfondo, anzi, innanzi a noi, c’è l’Italia; ci sono gli italiani, ci sono le nostre famiglie e i nostri affanni. Il mondo non siamo noi, vince chi media e unisce, non chi rompe. Piedi per terra, come Anteo (figlio di Poseidone e di Gea), e il cielo stellato, sempre, sopra di noi». L’ultimo appello all’unità, arriva dal deputato Simone Valiante: «Sono stati giorni difficili e notti insonni. Alcuni di noi hanno lavorato incessantemente perché le parti si avvicinassero. Michele Emiliano ha fatto al segretario un appello ultimo, proponendo uno spazio di mediazione ulteriore. I tifosi continuano a insultare sui social, dopo averlo fatto in assemblea. Stanno lavorando, come dice Delrio, per cacciare un po’ di gente e liberare i posti da capolista bloccato. È una vergogna. Noi che vogliamo invece bene al partito democratico, dobbiamo fare uno sforzo ulteriore per salvare la nostra esperienza politica. Tocca a Matteo Renzi che ha la responsabilità più grande come segretario, provare ad evitare tutto questo». Ma a quanto pare la speranza di Valiante si è spezzata con la nota giunta in serata di Emiliano, Rossi e Speranza.