È il giorno della verità per il presidente della giunta regionale della Regione Campania Vincenzo De Luca ma potrebbe essere anche il giorno della resa dei conti per il Pd che oggi vive una profonda spaccatura interna dopo le parole della segretaria nazionale dem che ha ribadito la posizione contraria del partito nazionale al terzo mandato. Manca ancora quasi un anno alle Regionali in Campania, ma ormai si è già a un punto di svolta, perché’ intorno alla ricandidatura di Vincenzo De Luca ruotano le manovre politiche del centrosinistra e, indirettamente, anche del centrodestra. La discussione più attesa è quella sulla proposta di legge presentata da Giuseppe Sommese di Azione e approvata in I Commissione (con voto favorevole della maggioranza di centrosinistra, contrario del centrodestra e del Movimento 5 Stelle) che prevede il recepimento della norma nazionale che vieta il terzo mandato consecutivo da presidente della Regione Campania, ma al contempo prevede che il computo dei mandati decorra a partire dall’entrata in vigore della legge regionale. In caso di approvazione, quindi, De Luca avrebbe la possibilità di candidarsi anche alle elezioni regionali del 2025. La segretaria del Pd lancia un’altra frecciata all’attuale governatore: «Possono votare tutte le leggi regionali che vogliono – dice sempre in quell’intervista – ma questo non cambia la posizione del partito. Se qualcuno non è abituato, perché’ prima funzionava direttamente, adesso è bene che si abitui al cambiamento». Il presidente della Regione incassa le parole di Schlein e va avanti per la sua strada. «Io mi ricandido. Chi ci sta ci sta», ripete da tempo come un mantra. E il partito campano? Sabato la commissione Affari istituzionali del Consiglio regionale ha approvato la proposta di legge che prevede il recepimento della norma nazionale, che dispone la non rieleggibilità alla carica di presidente di Regione per chi, allo scadere del secondo mandato, ha già ricoperto ininterrottamente tale carica per due mandati consecutivi. Il computo, però, decorre da quello in corso all’entrata in vigore della legge regionale, quindi De Luca andrebbe per il secondo mandato e non per il terzo. Dopo riunioni infuocate tra il gruppo dei dem e l’ex sindaco di Salerno e call con il partito nazionale, hanno votato a favore sette consiglieri su otto (Bruna Fiola si è astenuta). In un documento politico firmato da tutta la maggioranza c’è una postilla: il voto sul terzo mandato non si traduce nell’indicazione della candidatura di De Luca, perché il nome del candidato spetta alla coalizione. Se si tratta di un modo per spostare il problema più in là o di una presa di posizione concreta, lo si capirà con il tempo. Intanto oggi la norma sul terzo mandato arriva in Consiglio e a De Luca servono 26 presenze in aula per garantire il numero legale. Il presidente può contare su una maggioranza di massimo 33 voti, quindi quelli del Pd potrebbero essere decisivi nel caso in cui il gruppo si dovesse spaccare. Resta alla finestra il M5s che, in caso di rottura e di ricandidatura di De Luca senza il simbolo del Pd, potrebbe giocare le sue carte per costruire il campo largo, magari mettendo in campo due profili come Roberto Fico e Sergio Costa, sui quali si potrebbe trovare un’intesa anche con i dem.All’ordine del giorno della seduta di Consiglio regionale della Campania di oggi anche le modifiche alla legge elettorale regionale, contenute nella proposta di legge presentata dal capogruppo del Pd Mario Casillo e approvata in Commissione. La pdl prevede l’eliminazione del limite del 65% del premio di maggioranza, l’introduzione di una soglia di sbarramento al 2,5% per tutte le liste, la riduzione del numero di firme necessarie per la presentazione delle stesse, la sospensione, a decorrere dalla prossima legislatura, dalla funzione di consigliere regionale nel caso l’eletto venga nominato assessore regionale, l’ineleggibilità dei sindaci dei Comuni campani fino a 5mila abitanti oltre a quella, già prevista, per quelli di Comuni con popolazioni superiori, prevedendo l’obbligo, in caso di candidatura alle elezioni regionali, di dimissioni 3 mesi prima del termine della legislatura regionale. La proposta di legge è stata approvata in I Commissione con il voto favorevole de gruppi della maggioranza di centrosinistra, quelli contrari del centrodestra e l’astensione del Movimento 5 Stelle. Inoltre, si discuterà il disegno di legge approvato in Giunta regionale per modifiche alla legge Calderoli sull’autonomia differenziata, con la quale si propongono modifiche per perseguire l’obiettivo, come riportato nella relazione esplicativa, di “ricondurre l’articolato ai doverosi canoni di legittimità costituzionale attraverso modifiche idonee ad assicurare, sul piano concernente i Lep, che gli stessi siano effettivamente garantiti e finanziati sulla base di criteri ispirati all’eguaglianza tra tutti i cittadini”.
Le reazioni. «Dopo la dichiarazione della Schlein alla trasmissione di Fazio, i Consiglieri Regionali del PD voteranno in aula una ridicola legge per consentire un terzo mandato a chi non sarà il candidato del PD? Sarebbe assurdo sia sul piano politico che sul piano logico: andranno contro il proprio partito? usciranno dal partito? Voteranno una legge che secondo loro consentirebbe un terzo mandato solo a chi è nella condizione di De Luca quando il segretario nazionale ha detto che a prescindere De Luca non sarà il proprio candidato? Siamo all’ultimo atto di una ridicola sceneggiata dove i problemi dei campani sono l’ultimo dei pensieri rispetto alle poltrone», ha detto il Senatore di Fratelli d’Italia, Antonio Iannone, Commissario Regionale del Partito in Campania. «Perdona loro, poiché non comprendono il peso delle loro azioni. Lo dico ai consiglieri regionali che, nella loro cecità, hanno deciso di spalancare le porte al terzo mandato, un affronto alla dignità della democrazia. Essi non conoscono la democrazia, non quella autentica, che vive e si regge su pesi e contrappesi. Ignorano cosa significhi essere al servizio del Sud, del Mezzogiorno, una terra complessa per utilizzare una litote, di un popolo che merita alternanza e rinnovamento. Non sanno cosa significhi il potere esercitato con equilibrio, il rispetto del limite temporale che custodisce il principio fondamentale della cosa pubblica: il bene comune non può restare per sempre nelle mani di un singolo», ha detto Tonino Scala, segreteria Sinistra Italiana Campania. «Essi sanno solo una cosa: i loro interessi. E così, pur di assecondare il capo, rinnegano il senso stesso della democrazia. Eppure, nel paradosso più feroce, l’unico che agisce con una logica coerente è proprio lui, il capo. Per trent’anni gli hanno concesso tutto, alimentando un potere che si è avvicinato a quello di una monarchia assoluta. E ora, giunto al capolinea, egli combatte per difendere ciò che crede legittimamente suo. Non è colpa sua, e ribadisco l’assurdo: la colpa non è sua, ma di chi gli ha permesso tutto questo. Essi, che si professano garanti del bene comune, sono in realtà i più lontani dal concetto di democrazia. Eppure, senza democrazia non si può garantire né progresso, né giustizia, né equità per chi è stato dimenticato», ha poi aggiunto Scala.