Week-end all’insegna della danza al teatro Verdi di Salerno, con il Sofia Opera Ballet e i solisti Marta Petkova e Tsetso Ivanov
Di Olga Chieffi
Il lago dei cigni, oggi forse il balletto più famoso del mondo, continua a mantenere intatto tutto il suo fascino per l´atmosfera lunare che accompagna l´apparizione di Odette, per il doppio ruolo di Odette-Odile, cigno bianco e cigno nero, per l´eterna lotta fra il Bene e il Male. E’ questo il balletto che inaugurerà stasera, alle ore 21 e domani alle ore 18, la sezione danza del teatro Verdi di Salerno, affidato dal direttore artistico del nostro massimo al Sofia Opera Ballet, nella versione originale di Marius Petipa e Lev Ivanov in quel flou musicale che è la musica di Petr Il’ic Cajkovskij. La trama, decisamente romantica, racconta la storia della principessa Odette (Maria Petkova) che un perfido sortilegio del malefico mago Rothbart (Frederico Pinto) a cui la principessa ha negato il suo amore, costringe a trascorrere le ore del giorno sotto le sembianze di un cigno bianco. La maledizione potrà essere sconfitta soltanto da un giuramento d’amore. Il principe Sigfrid (Tsetso Ivanov) si imbatte nottetempo di Odette, se ne innamora e promette di salvarla. Ad una festa nella reggia di Sigfrid il mago presenta sua figlia che ha assunto le sembianze di Odette al principe che, convinto di trovarsi al cospetto della sua amata, le giura eterno amore. A quel punto Il mago rivela la vera identità della fanciulla e Odette, destinata alla morte, scompare nelle acque del lago. Sigfrid, disperato, decide di seguirla: è proprio questo suo gesto a rompere l’incantesimo consentendo ai due giovani innamorati di vivere per sempre felici. A questo immortale e simbolico racconto, dobbiamo aggiungere la musica di Cajkovskij col suo valore sinfonico e la ricchezza di melodie intrise di romanticismo, e la loro ordinata chiarezza, che ascoltiamo sciorinata nei vari numeri. Nell’equilibrio fra i due atti bianchi, il secondo e il quarto, e i due di commedia, sta la bellezza del Lago dei Cigni, dove la più pura tecnica accademica dei e degli insieme si sposa alla brillantezza delle danze di carattere. Il ruolo di Odette-Odile presuppone una completezza interpretativa ai limiti dell’umano: il cigno bianco è tutto fremiti , allusività di braccia, delicatezze di sentimento, mentre quello neo è fortemente scandito, vigoroso, possente. Cajkovskij utilizza un tema conduttore di sapore wagneriano (una frase del Lohengrin, “Mai devi domandarmi”) per sottolineare il clima del racconto e arricchisce la partitura di frasi melanconiche di rara bellezza, alternandole a brillanti ballabili. Una situazione fonica che si traduce in un clima di allucinazione e di magia è il maleficio di Odile con i legni sarcastici ad inanellare le sue variazioni, fino alla Coda e i virtuosismi dei 32 fouettes. Un grande impegno è richiesto al corpo di ballo, sia maschile che femminile e a piccoli gruppi di danzatrici come al quartetto dei cignetti o del passo a tre e delle diverse danze caratteristiche, per calarci nel muto alfabeto della danza capace di comunicare col suo simbolo iridescente nella più assoluta libertà, dove il presente è più importante del passato, poiché lo reinventiamo e lo giudichiamo, guardando al futuro con occhi da profeta, incantandoci come la prima volta.