Gentile Direttore, mi permetta una riflessione sul comunicato del Club Siberiano pubblicato nell’edizione odierna di Cronache. In premessa, credo sia doveroso sottolineare la durezza delle parole utilizzate. Possono essere capite, perché la delusione è forte, ma non essere del tutto condivise. E, stando a quanto si è letto, e ancora si legge, sembra che neppure siano condivise da tutta la Città, benché come tali siano state diffuse. Il Presidente Iervolino ha molte colpe, è vero, ma di una cosa sicuramente non può essere accusato: di aver deriso i tifosi o la Città. Non mi risulta che abbia mai usato termini del tipo: “le regole le dettiamo noi, se vi sta bene è così, se non vi sta bene è uguale”. Oppure, ai tifosi: “dovete dare adesso, non chiedere”. Oppure: “il vostro sistema è quello di rompere le scatole. Io con voi ci gioco a palline”. Oppure: “Quando sono arrivato io, non avevate neppure i palloni”. Oppure, a una giornalista: “lei non capisce niente”. Poi, forse in tono di minaccia: “a Salerno ci sono delle persone che danno per scontato che tutto è dovuto…ci sono dei momenti in cui io assumo posizioni molto forti e, quindi, (quelle persone) rischiano di fare del male alla città”. E, ancora: “ringraziate Dio che state in serie B fissi, se la gente non è contenta si trovi un altro Presidente che la porti in A”. Né mancarono riferimenti alla presunta doppia faccia dei Salernitani, come San Matteo. Dei politici disse: “chi fa politica, facesse la politica” (fonti: diverse web). Non risulta, infine, che qualcuno fosse interessato a capire se avesse acquistato da tifoso, forse perché fu lui stesso a dire di averlo fatto da imprenditore. Da ultimo, poi, c’è da ricordare che questo Presidente dichiarò di aver fatto grandi investimenti al Mary Rosy, realizzando una struttura nuova di zecca con la sala stampa, la palestra e altro. Una domanda: “si tratta forse dello stesso centro per il quale il Comune di Pontecagnano ha recentemente imposto al Presidente Iervolino la demolizione della sala stampa, della palestra e altro, perché non autorizzate”? Una domanda alla quale qualcuno dovrebbe rispondere. Sarebbe grave sapere che gli abusi sono relativi a quelle stesse opere. In ogni caso, è evidente che parliamo di Presidenti diversi. Del primo, si apprezza ancora la capacità di ben gestire dimenticando che, avendo due squadre, non mancarono le sinergie grazie al passaggio interno di calciatori. Ma, su questo, ci sono gli esperti a dover parlare. E, oggi, benché avesse trattato la Città come terra sottomessa, c’è chi lo venera. Del resto, ci ha portato in A. Al Presidente Iervolino, si è fatto l’esame fin dal primo giorno e, diversamente dal precedente, gli è stato contestato di aver agito da imprenditore, non da tifoso. Anzi, di aver operato da speculatore in quanto interessato ad acquistare la società a prezzo di saldo per poi rivenderla con vantaggio. Lo si accusa di aver applicato le regole del suo mondo finanziario. Può essere, ma si dovrebbe dimostrare con documenti alla mano. Perché, chi acquista per rivendere, difficilmente ci mette 92milioni. A meno che, non sia una fandonia anche questa. Per il resto, lui non si è lamentato neppure quando i lavori della Curva Nord sono rimasti sospesi, pur essendo presenti nel Bilancio del Comune gli importi destinati al recupero. Erano ancora nei Residui Attivi a fine 2023, salvo errore. E’ certo che, dopo la ‘scoppola’ subita in termini economici e le contestazioni, la sua prossima mossa sarà l’uscita di scena. Peraltro, la Società sta prendendo calciatori in prestito, con o senza riscatto, così da lasciare al successore il compito di dimostrare quanto sia smisurato il suo portafogli e quanto sia disposto a rimetterci. Su questo, nel comunicato del Club non sono presenti dubbi di sorta. Anzi. Invitare ad abbassare le pretese per vendere, può significare solo che sia conosciuto il nome di qualcuno disposto ad acquistare e già ritenuto meritevole di piena fiducia. Forse, non solo da parte dei tifosi. E, allora, lo si dica chiaramente. Perché, nulla può far escludere l’ipotesi di finire dalla padella nella brace.
Alfonso Malangone, Ali per la Città