Iannicelli e la corsa olimpica - Le Cronache Attualità
Attualità Salerno

Iannicelli e la corsa olimpica

Iannicelli e la corsa olimpica

di Erika Noschese

Ci sono immagini che valgono più di mille editoriali, fotogrammi che raccontano una storia di sofferenza, determinazione e, infine, trionfo. Quella di Peppe Iannicelli, noto giornalista, opinionista sportivo e volto storico dell’emittenza campana, che corre con la torcia delle Olimpiadi Milano Cortina 2026 tra le mani per le strade di Cosenza, è una di queste. Non è stata solo una frazione di una staffetta millenaria; è stata la testimonianza plastica di una metamorfosi profonda, il sigillo su una sfida vinta contro il nemico più insidioso: il proprio corpo. Peppe Iannicelli non ha bisogno di presentazioni per chi segue il calcio e la cronaca nel Mezzogiorno. Penna arguta, voce ferma e spesso controcorrente, ha costruito una carriera solida tra carta stampata, radio e televisione (legando il suo nome a testate come Optimagazine e a emittenti come Canale 21). Tuttavia, per anni, dietro la sicurezza del professionista si celava una battaglia silenziosa e gravosa. L’obesità grave non è stata per Iannicelli solo un problema estetico, ma una condizione invalidante che limitava i gesti più semplici, quelli che oggi diamo per scontati. Tre anni fa, l’idea di percorrere poche centinaia di metri di corsa sarebbe sembrata un’utopia, un miraggio lontano. La sua condizione di “obeso gravissimo” lo poneva di fronte a un bivio: arrendersi a un destino di limitazioni o intraprendere il cammino più difficile, quello della trasformazione radicale. La scelta di cambiare non è arrivata dall’oggi al domani. È stata frutto di una presa di coscienza che ha portato Iannicelli a sottoporsi a un percorso medico rigoroso, culminato in un intervento di chirurgia bariatrica e, soprattutto, in un totale stravolgimento dello stile di vita. La perdita di decine di chili non è stata solo il risultato di un’operazione, ma di una disciplina ferrea fatta di alimentazione controllata e, per la prima volta, di attività fisica costante. Iannicelli ha condiviso questa sua “via crucis” verso la salute con trasparenza, diventando un punto di riferimento per molti che vivono la stessa condizione. Non ha nascosto le fatiche, i dubbi e la necessità di una forza di volontà fuori dal comune. Vederlo oggi, con una silhouette trasformata e un’energia rinnovata, è il messaggio più forte che potesse inviare: la biologia non è un destino ineluttabile se si ha il coraggio di intervenire. Il culmine di questa rinascita è arrivato con la nomina a tedoforo per i Giochi Olimpici Invernali di Milano Cortina 2026. Essere scelti per portare la fiamma olimpica è un onore riservato a pochi, un simbolo di valori che trascendono lo sport agonistico. Per Iannicelli, la tappa di Cosenza è stata il palcoscenico di un’emozione indescrivibile. Al termine dell’evento, ancora visibilmente commosso e con il respiro rotto dalla gioia più che dalla fatica, il giornalista ha affidato ai social e alla stampa una riflessione profonda: “Ho avuto l’onore di portare la torcia olimpica nella città di Cosenza. Esser tedoforo è stata un’esperienza mozzafiato ed indimenticabile. In quei pochi istanti, un passo alla volta, mi sono sentito parte di una storia millenaria che da Olimpia attraversa le generazioni. Ho avvertito il calore della gente, la gioia infinita e la responsabilità enorme di diffondere un messaggio universale di pace e fratellanza. Ed al tempo stesso ho condiviso una mia rinascita personale: tre anni orsono questa corsetta per me obeso gravissimo sarebbe stata impossibile. Si può sempre riprendere in mano la propria vita. Citius, Altius, Fortius”. Le parole di Iannicelli richiamano il motto olimpico “Citius, Altius, Fortius” (Più veloce, più in alto, più forte). Ma nel suo caso, il “più forte” non si riferisce alla potenza muscolare, bensì alla forza dello spirito. La sua “corsetta”, come l’ha definita con umiltà, ha collegato il passato doloroso di un uomo che faticava a muoversi con il futuro radioso di un uomo che ora corre verso nuovi traguardi. La folla di Cosenza ha risposto con un calore travolgente, riconoscendo in quel tedoforo non solo il giornalista famoso, ma l’uomo che ce l’ha fatta. La fiamma olimpica, che per tradizione arde per la pace e l’unione tra i popoli, ha brillato per qualche minuto anche come simbolo di speranza individuale. In un mondo che spesso emargina chi è in difficoltà fisica, il messaggio di Iannicelli è dirompente: la salute è un diritto che si riconquista con il sudore e la dignità. La storia di Peppe Iannicelli ci insegna che non è mai troppo tardi per riscrivere la propria narrazione. Il giornalismo, la sua grande passione, lo ha portato a raccontare le gesta degli altri per decenni. Oggi, è lui il protagonista di una notizia che merita la prima pagina. Le Olimpiadi di Milano Cortina 2026 avranno molti campioni che vinceranno medaglie d’oro, d’argento e di bronzo. Ma il cammino di avvicinamento ai Giochi ha già trovato un suo vincitore morale. Iannicelli ha dimostrato che la sfida più grande non è contro un avversario in pista, ma contro i propri limiti e le proprie paure. La sua partecipazione come tedoforo non è stata solo un premio alla carriera, ma un riconoscimento a un percorso umano di rara intensità. Mentre la fiamma prosegue il suo viaggio verso le vette alpine, dopo essere passata anche nella città e provincia di Salerno nella giornata di ieri, a Cosenza resta l’eco di quei passi. Passi leggeri, veloci, carichi di una libertà nuova. Quella di un uomo che, dopo aver rischiato di restare prigioniero del proprio corpo, ha deciso di correre incontro alla vita, stringendo tra le mani il fuoco della speranza.