di Francesco Carriero
La qualità dell’ambiente della città di Salerno è in costante diminuzione. Lo certifica l’Istat con il suo studio nazionale sui livelli d’inquinamento atmosferico, riportando i livelli di Pm10 nell’aria, registrati quotidianamente nelle grandi città nel corso del 2010. Si parla quindi sostanzialmente di inquinamento causato dal traffico veicolare. A sconfortare è la tendenza fotografata nella città di Salerno: mentre nel resto d’Italia rispetto agli anni precedenti, il numero di giorni in cui è stato sforato il livello di guardia dei gas nocivi e delle polveri è in netto calo, nella nostra città passa da 18 a 90 giorni. Un amento del 500% che porta Salerno ben oltre i limiti normativi (35 giorni massimi di sforamento) e la fa raggiungere livelli di presenza di polveri nell’aria paragonabili a quelli della ben più grandi e popolose città settentrionali. Infatti nel 2013 i primi dieci comuni per numero di giorni di superamento del Pm10 sono in prevalenza nel Nord, con Torino, che ha registrato un aumento dei giorni di superamento rispetto all’anno precedente (da 118 del 2012 a 126), che si aggiudica il primato, certamente non positivo, di questa classifica. Preoccupa il fatto che i picchi di particolato rilevato nell’aria, secondo i dati Istat, anche a Salerno, non rimangono circoscritti a particolari della città, dove magari il traffico veicolare è più intenso e lento, ma ci si trova di fronte ad un fenomeno quasi equamente distribuito per tutta la superfice metropolitana. Prepariamoci quindi a targhe alterne e domeniche a piedi, unici strumenti ad oggi efficaci per tenere basso il livello di Pm10. «I nostri avvertimenti non sono stati ascoltati – commenta il portavoce provinciale dei Verdi Flavio Boccia – e già nei primi mesi del 2014 i giorni di sforamento registrati sono 23. Mentre denunciamo tutto ciò da parte delle istituzioni non vediamo azioni serie e concrete». Ma fatta eccezione per Caserta, Salerno si trova perfettamente in linea con la tendenza della regione Campania, nella quale Napoli (seconda città d’Italia per sforamenti), Benevento ed Avellino fano registrare sforamenti ben maggiori ai 35 giorni previsti dalla legge. In sintesi quindi, mentre nel resto d’Italia la presenza di particolato cala costantemente, grazie al diminuire del numero di immatricolazioni delle automobili e dello sviluppo della mobilità sostenibile, le regioni “pecora nera” rimangono Campania, Lombardia e Piemonte, anche se sono solo 7 (Genova, Trieste, Bari, Taranto, Palermo, Catania e Cagliari) le grandi città in cui non si è andati oltre ai 35 giorni di sforamento previsti dalla legge.