I doganieri assolti rompono il silenzio: “Processo ingiusto, danno d’immagine” - Le Cronache
Cronaca

I doganieri assolti rompono il silenzio: “Processo ingiusto, danno d’immagine”

I doganieri assolti rompono il silenzio: “Processo ingiusto, danno d’immagine”

di Erika Noschese

Assolti perché il fatto non sussiste eppure sono stati due anni di tensioni, danno d’immagine e un provvedimento giudiziario che, evidentemente, non avevano ragione di esistere. Rompono il silenzio i doganieri coinvolti nell’inchiesta “Tortuga” sul porto colabrodo nei controlli doganali dopo la sentenza del gup del Tribunale di Salerno. Solo pochi giorni fa sono arrivate le prime assoluzioni. A giudizio Sergio Bertolini, Antonio Crispo, Romano Assunta e Giovanni Stanziola, tutti in servizio presso la Dogana di Salerno; con loro, a processo anche Saverio Di Agostino, dirigente Usmaf e Alessandro Manzo, luogotenente della Guardia di Finanza di Salerno. Per tutti assoluzione con formula piena. I fatti risalgono al 5 maggio 2020: il porto di Salerno diventa protagonista di uno tsunami giudiziario che travolge l’Agenzia delle Dogane e coinvolge anche la Guardia di Finanza che ha eseguito 69 misure cautelari su 89 indagati (39 arresti domiciliari, 21 divieti di dimora, nove misure interdittive dall’esercizio della professione, pubblico ufficio e pubblico servizio). Cento i capi d’imputazione che a diverso titolo riguardano il contrabbando di tabacco estero, peculato, corruzione, traffico internazionale di rifiuti ricettazione, accesso abusivo a sistema informatico in rivelazione di segreto di ufficio, falso in atto pubblico, traffico di influenze illecite, favoreggiamento personale, commessi tutti nell’area portuale salernitana. Nel mese di aprile 2018, al porto di Salerno l’arrivo di 5 tonnellate di tabacchi. Un sistema che viene smantellato dal tribunale di Salerno, con il giudice che assolve sei imputati perché il fatto non sussiste, non ci sono reati nei fatti contestati dalla Procura di Salerno. “Abbiamo scelto il rito abbreviato non per patteggiare la pena ma perché sicuri della nostra innocenza, volevamo uscire dal processo, non avendo alcuna colpa”, hanno dichiarato alcune delle persone coinvolte nel processo. Il giudice al processo chiarisce infatti che la Procura non ha fornito prove consistenti, ragion per cui il fatto non può sussistere. A mettere fine alle vicende giudiziarie è stato infatti il gup Francesco Guerra del Tribunale di Salerno. Secondo l’accusa, Di Agostino, dirigente Usmaf, si sarebbe impossessato di un sacchetto di arachidi e alcuni chili di fagioli prelevati dai container. La difesa ha dimostrato che il funzionario, oggi in pensione, li aveva presi per ragioni di servizio, per sottoporli a controlli. “Il sanitario è tenuto a prelevare pezzi di prodotto per il controllo, non solo è un procedimento legittimo ma d’obbligo”, hanno poi voluto sottolineare, ribadendo la loro estraneità ai fatti, chiarendo che il prodotto prelevato può essere controllato solo in ufficio. I funzionari della Dogana sono stati sospesi, ingiustamente, per otto mesi, dopo due mesi e mezzo di arresti domiciliari. “E’ una storia paradossale, considerando che sono state tirate in ballo persone che in quel momento erano assenti”, hanno poi detto, riferendosi ad un dirigente della Dogana, accusato di essersi impossessato una confezione di colla, prelevata da un collega dai container durante i controlli. L’uomo, non solo non era in servizio ma era in tribunale per una testimonianza e la voce raccolta dalla microspia non appartiene al dipendente. Ora, i doganieri sono stati tutti trasferiti, alcuni a Napoli, l’altro è rimasto a Salerno ma trasferito all’ufficio Monopolio. “Resta l’amarezza per una vicenda giudiziaria che ha inevitabilmente colpito la nostra vita, provocando un danno d’immagine aggravato dalla decisione di trasferirci”, hanno infine detto.