Stasera nella chiesa di San Benedetto, ore 20,30, l’inaugurazione della I edizione di Salerno Classica
Saranno i giovani dell’Orchestra Alessandro Scarlatti ad inaugurare la I edizione di Salerno Classica, ideata dalle Associazioni Gestione Musica e PianoSolo, un progetto articolato che ha visto le associazioni concorrere e ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo nella sezione Nuove Istanze 2021, con il progetto “Celebrazione, Tradizione, Innovazione”, 15 concerti che coinvolgono oltre il comune di Salerno, che ha sostenuto la kermesse, anche le città di Benevento, Amalfi e Brienza. Ognuno di noi riconosce un maestro nella vita, sia che l’abbia incontrato nell’ambito scolastico, sia in quello sportivo o artistico. Il docente, l’istruttore, l’insegnante, che divengono maestri di vita, ovvero coloro i quali, guidando la giovinezza, guidano il futuro essendo consapevoli di questa gravosa responsabilità, coloro i quali prima di approcciare la tecnica di un qualcosa, sanno di dover formare l’uomo nuovo, l’uomo d’oro, attraverso giochi seri, quali sono l’arte, lo sport o l’intera scienza, che sono specchio della vita, riescono a trasmettere e ad imprimere per sempre nel discente le proprie qualità etiche, unitamente a quel libero e armonico esercizio di facoltà particolari che li accomunano. Il concerto inaugurale di Salerno Classica, fissato nella chiesa di San Benedetto, sabato 23 ottobre alle ore 20,30 (Ingresso tra i 7 e gli 8 euro, a seconda delle riduzioni), ricalca questo rapporto poiché ascolteremo il fondatore e direttore della Scarlatti Young, il clarinettista Gaetano Russo, che ci piace ricordare è una gemma della celebrata scuola di fiati dell’Istituto Umberto I di Salerno, eseguire la trascrizione per Quartetto d’archi e clarinetto della sonata per violino e pianoforte K380 di Wolfgang Amadeus Mozart, una pagina dalla fresca invenzione datata 1781con il suo incantevole movimento lento struggente in cui nella partitura originale già anticipa nella parte del pianoforte il suono dei clarinetti, che impreziosiranno l’intera ultima produzione del genio salisburghese, insieme alle giovani prime parti dell’orchestra. Seguirà la Feldpartita in si bemolle maggiore composta da Franz Joseph Haydn in data imprecisata per un organico comprendente due oboi, due corni, tre fagotti e serpentone, famosa per contenere, come secondo tempo, quel “Corale Sancti Antoni”, poi utilizzato da Brahms per le famose variazioni sinfoniche. Alcune fonti affermano che il Divertimento è stato probabilmente scritto da Ignaz Pleyel, ma ciò non è stato definitivamente stabilito. Un confronto tra archi e fiati avverrà nell’esecuzione della Sarabanda e Minuetto op.72 di Vincent d’Indy, che verrà eseguita nella versione per decimino, rapisce l’attenzione dell’ascoltatore soprattutto per le affascinanti sorprese ritmiche e timbriche che lo rendono musicalmente molto interessante. Orchestra unita per la Sinfonia dal Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, con quell’ introduzione che subito va ad inchiodare l’ascoltatore. All’ accordo perfetto fa il verso una scalettina a note ribattute, quasi in sordina, sottile immagine nella quale l’accordo stesso si scompone; quindi, risposta e relativo “eco” in ottava inferiore; gioco di specchi che si svolge in sole tre battute. L’introduzione è tutta in questo nucleo che si ripete e si sviluppa in arabeschi e in quelle microstrutture a note ribattute che sono pura invenzione di Rossini. Il ritmo ha sostanza fonetica, è “parola” sussurrata da strumento a strumento che si personalizza, circola, acquista voce “borghesemente” umana, sino a sbottare nell’allegria, per poi placarsi e sparire nei frammenti della solita “sospensione”, che nel giro cromatico di quattro semitoni, aprono l’ingresso al secondo celeberrimo e travolgente motivo. Tra i compositori del XIX secolo, infatti, Johannes Brahms fu sicuramente l’autore che ha dimostrato di possedere maggior passione e spontaneità nel trattare questo tipo di musica. Il fascino che tale musica esercitava su Brahms si rileva non tanto dalla enorme quantità di pubblicazioni da lui acquistate, ma soprattutto da quel tocco magiaro che affiora sempre nei suoi lavori da camera estro e vivacità tzigana, che strapperà l’applauso del pubblico, stavolta con la Danza Ungherese n°6. Finale viennese con la virtuosistica Pizzicato Polka, una scintillante vetrina per gli archi datata 1867, e la Polka Schnell Leichtes Blut. Con l’arrivo a Vienna del carnevale, i tre fratelli Strauss si preparavano a presentare al grande pubblico, come d’abitudine, tutti i pezzi da ballo che avevano composto per i festeggiamenti di quell’anno. Johann era consapevole che la sua lista di opere (che comprendeva tra gli altri i valzer Sul bel Danubio blu op. 314 e Kunstlerleben op. 316) mancava di una polka veloce, un genere di danza con la quale Josef aveva recentemente ottenuto un grande successo e nacque questa Leichtes Blut che fece impazzire il pubblico.ioni di tecnica classica,