di Gaetano Perillo
Ho trovato di grande spessore l’intervista del dottor Claudio Gubitosi a Monica De Santis. Artefice di un “miracolo” e di una “intuizione” che nel giro di alcuni anni hanno proiettato un piccolo centro collinare, circondato da casali periferici, ad acquisire una rinomanza a livello mondiale, il dottor Gubitosi si è dettagliatamente soffermato sugli aspetti poco stimolanti che caratterizzano l’attuale panorama culturale offerto da Salerno. Forte quindi della sua esperienza ultradecennale sviluppata nell’organizzare e gestire manifestazioni culturali di ampio respiro, si è giustamente soffermato sui limiti evidenti insiti in certi programmi rinvenibili nel panorama culturale di Salerno, ma ha anche generosamente offerto la propria consulenza con consigli rivolti a Ermanno Guerra, quale nuovo responsabile della cultura a Salerno. Ed è sicuramente degno di attenzione il suggerimento di impostare un programma di avvenimenti ritmati su “Quatto stagioni”, in modo da coprire l’arco temporale di un intero anno. Si tratta in effetti di incrementare un paniere che già ora vorrebbe tener conto di una siffatta esigenza. Esso tuttavia appare – direi – embrionale o poco appetibile e comunque incapace di colmare, in maniera efficace e culturalmente produttiva, dei vuoti altrimenti più specificamente dedicabili ad eventi di sicuro richiamo turistico/culturale. Incombe poi un’incognita che riguarda la vera aspirazione di Salerno ad ospitare un continuum di manifestazioni. Si sa che molti dei suoi cittadini preferiscano ad esempio vivere tranquilli in città piuttosto che vederla invasa, in occasione delle Luci d’Artista, da masse di visitatori la cui presenza è causa di tanti disagi senza un diffuso corrispettivo di resa economica. Neppure l’arrivo frequente delle navi da crociera desta particolari e generalizzati entusiasmi. Non sono pochi coloro che non vedono alcuna utilità in tali circostanze, dato che i crocieristi scendono a terra e subito vengono prelevati da pullman che li porteranno a visitare le rinomate località turistiche dell’interland. Per Salerno quindi solo una funzione di scalo di passaggio e nessun rientro di natura turistica ed economica. Si giudica addirittura inutile far arrivare questi giganti del mare le cui presenze lampo nelle acque portuali sono ritenute poco produttive per l’economia salernitana. Ma anche l’offerta culturale, di volta in volta messa in campo sotto forma di spettacoli, convegni, festival su temi di vario genere, non sempre nasce da unità di intenti e quindi genera dissensi e disparirà di vedute, a discapito di una reale capacità di creare “appeal” verso la città. Allora è più che pertinente l’indicazione del dottor Gubitosi per uno scatto rinnovativo che, senza annullare totalmente il passato, faccia ripartire da zero un “piano regolatore culturale”, cominciando a rimodernare quello che già si fa. Non che si debba “pantografare” il modello della città di Giffoni divenuta essa stessa un evento, ma anche Salerno deve diventare città famosa, rinomata e visibile soprattutto come luogo e non per i singoli eventi o avvenimenti periodicamente ospitati. Quindi, può giovare una osmosi più efficace e produttiva fra il capoluogo e le località situate nella sua estesa provincia, sedi di ricorrenti eventi culturali di importanza e valenza internazionale. Ad esempio, non sono tanti i resti archeologici rinvenuti e visitabili nel territorio comunale. Eppure in occasione della BMTA (Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico) di Paestum una sessione di studio potrebbe anche svolgersi a Salerno dando visibilità a certe sue peculiarità in tale settore. Inoltre, la Scuola Medica Salernitana, pur godendo già di diffusa notorietà, potrebbe fare da spunto anche per impostare percorsi di visite accurate e documentate onde illustrare i luoghi dove Trotula de Ruggiero e le mulieres salernitane esercitavano, da antesignane, l’Arte Medica al femminile. Con itinerari tracciati prevalentemente nel Centro Storico, tale opportunità potrebbe dare un contributo importante al recupero e alla riabilitazione del patrimonio edilizio ivi esistente, per un rinnovamento di cui tanto si parla, ma che mai viene realmente affrontato e realizzato, mancando forse un concreto riferimento ad altri famosi centri storici di città italiane ed estere, mete continue di turisti. Lascio poi agli specialisti del settore ogni altro contributo di idee e di pensiero per un reale e concreto sviluppo di questa tematica, tenendo anche presente che è controproducente per questi fini continuare a non trovare idonee forme di utilizzo e valorizzazione per certe potenzialità ora tenute in scarsa considerazione. Mi riferisco ad esempio all’ex cinema Augusteo, al Forte La Carnale, ai resti dell’Acquedotto Medievale, ad edifici e chiese di grande pregio storico ed artistico situati nel Centro Storico.