di Marta Naddei
Una sentenza d’urgenza che festeggia il suo primo “compleanno”. Una sentenza d’urgenza con la quale un giudice del lavoro del Tribunale di Salerno, il 18 marzo 2013, stabiliva che Giovanni Procentese, 10 anni, affetto dalla rarissima malattia neurodegenerativa Niemann Pick di tipo C, avrebbe potuto accedere alle cure con il metodo Stamina agli Spedali Civili di Brescia. Da quel giorno, oggi, è trascorso esattamente un anno: un anno in cui Giovannino – di cui la malattia si sta sempre più impossessando – non ha mai messo piede presso il nosocomio lombardo, nemmeno per i preliminari carotaggi. Giovanni Procentese è bloccato in una lunghissima lista d’attesa che gli Spedali bresciani sembra non abbiano alcuna voglia di rispettare, tra blocchi e sopravanzi in graduatoria. Il tutto con una sentenza d’urgenza stretta tra le mani di papà Giuseppe che, nel corso di una recente protesta a Brescia, insieme ad altri genitori, diede simbolicamente alle fiamme. «Tanto non valgono nulla, a quanto pare» – commenta amaramente. Oggi, a 12 mesi di distanza, alla gioia di essere riusciti ad ottenere un parere favorevole dal magistrato, sono subentrate la rabbia e lo sconforto. Quelle che attanagliano Peppe e sua moglie Lina che, però, non si danno ancora per vinti. «Sono nauseato – dice Giuseppe Procentese – C’è una sentenza d’urgenza, un ex articolo 700 che prevede l’immediata esecuzione e la cui attuazione, invece, ha già accumulato ben 364 giorni di ritardo. Mi sento offeso in primo luogo come cittadino. Io non ho fatto richiesta di risarcimento danni – prosegue Procentese – non ho intentato una causa di lavoro. Ho chiesto che mio figlio potesse accedere alle cure e mi è stato detto di sì, solo che ad oggi non si è mosso ancora nulla». Anzi, la situazione nel giro di un anno è certamente peggiorata perché – spiega ancora il papà di Giovanni – «un altro paziente, siciliano, che rispetto a mio figlio era molto più indietro nella lista d’attesa, è stato chiamato ed ha cominciato il trattamento, probabilmente a causa dell’influenza della madre. Insomma, perché ha qualche santo in paradiso in più rispetto al mio Giovanni che sta affrontando l’aggressivo decorso della sua malattia». La Niemann Pick non fa sconti e, oggi, ad un anno dalla sentenza il piccolo Procentese fa molta più fatica a stare in piedi, rispetto a quando il giudice gli ha dato parere favorevole per iniziare le cure. Un anno trascorso a battagliare per un diritto di suo figlio, un anno passato a chiedere spiegazioni e a spingere affinché venisse soltanto applicata una sentenza. «Mi domando perché il sistema consenta tutto questo – si chiede Procentese – Gli Spedali parlano di regole, di codice etico, e puntualmente lo disattendono. Io chiedo solo che a mio figlio sia data una possibilità. Io non voglio più vederlo consumarsi quando invece dovrebbe curarsi».