Giampaolo, via vai di amici e parenti - Le Cronache
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Giampaolo, via vai di amici e parenti

Giampaolo, via vai di amici e parenti

Erika Noschese

Nella sala d’attesa del reparto di chirurgia d’urgenza, al quarto piano dell’ospedale Ruggi d’Aragona, non si parla d’altro: “Povero ragazzo, così giovane”, “sono degli assassini”, “devono marcire in galera” e così via. Giampiero Delli Bovi è al centro dell’attenzione di tutti. La sala d’attesa già alle 11.30 di ieri mattina è un via vai continuo di amici, parenti, colleghi che vogliono far sentire la propria vicinanza al giovane avvocato, ferito gravemente da un pacco bomba la mattina di lunedì scorso. Mamma Carmela e papà Alberico non lasciano mai da solo il figlio, sempre presenti nella stanza, insieme alla fidanzata di Giampiero, con cui ha una relazione da diversi anni. La prima ad arrivare è zia Maria, sorella della mamma del giovane civilista. Suo nipote, da quella tragica mattina, non lo ha ancora visto e non vuole vederlo ma del resto, in stanza l’accesso è interdetto a tutti, parenti e amici, per evitare che Giampiero possa prendere qualche infezione. Le sue gravi condizioni di salute, infatti, non gli permettono di stare a contatto con nessuno, ad eccezione dei genitori e della sua compagna che mai lo ha lasciato da solo in questi terribili giorni. Giampiero ancora non parla, sotto shock per quanto gli è successo quella mattinata quando, dinanzi la sua abitazione, ha trovato un pacco e – vinto dalla curiosità – lo ha aperto. Un pacco avvolto nella carta dell’agenzia di trasporto Bartolini Corriere Espresso, dunque, apparentemente nulla di strano. Giampiero non poteva saperlo. Non poteva sapere che qualcuno era così tanto arrabbiato con lui da volere la sua morte. Perchè quel pacco bomba, come si è più volte vociferato anche nei corridoi della sala d’attesa del nosocomio locale, era stato creato ad hoc con l’obiettivo di togliergli la vita. E ci sarebbe anche riusciuto, l’autore di questo folle gesto, se non fosse che il 29enne di Montecorvino Rovella ha aperto la scatola al contrario. Secondo indiscrezioni, infatti, se fosse stata aperta dal lato giusto, forse Giampiero sarebbe morto sul colpo. Proprio come voleva chi ha fatto di tutto per privarlo del bene più prezioso: la vita. Mamma Carmela, giovane donna esile, è ancora sconvolta. Non parla con nessuno, chiusa nel suo dolore. Papà Alberico si intrattiene con il cognato e la cognata, qualche chiacchiera per trascorrere il tempo, forse. Nel frattempo, le ipotesi si sprecano tra chi crede che sia tutto riconducibile alla politica e chi, invece, al suo lavoro mentre i parenti, chiedono fermamente di consegnare i malviventi alla giustizia. Un via vai di forze dell’ordine interrompono, per qualche secondo, le chiacchiere dei parenti di altri pazienti che, appresa la tragica notizia, cercano di ottenere informazioni in più circa lo stato di salute dell’avvocato, presidente del Forum dei Giovani di Montecorvino Rovella. Intanto, Giampiero alterna momenti di apparente serenità a pianti disperati, come giusto che sia quando un ragazzo di soli 29 anni si ritrova a perdere entrambe le mani per un vile atto “in stile camorristico”, come qualcuno ha voluto sottolineare. Le sue condizioni cliniche sono stazionarie anche se gravi poichè oltre al grave sfacelo traumatico ad entrambi gli arti superiori, Delli Bovi ha riportato anche lesioni da barotrauma agli organi di senso, ustioni all’arto inferiore destro e lesioni cutanee multiple da scoppio, ragion per cui la prognosi resta riservata. Giampiero Delli Bovi è supportato da una psicologa che gli fa visita, più volte al giorno. Ancora presto per parlare di dimissioni eppure i medici si sono già raccomandati: quando torna a casa, mai deve essere lasciato solo, ha bisogno della vicinanza di tutti: genitori, amici, colleghi, della fidanzata. Avrà bisogno di distrazioni per non pensare a quanto possa essere perfido un uomo; spregievole fino a volere la morte di un giovane che si è sempre battuto per gli altri, i più deboli, gli indifesi. Ed ora, sembra essere lui ad aver bisogno di conforto. E non gli manca: tanti i messaggi di solidarietà a lui giunti, da conoscenti e non che vogliono invogliarlo a non mollare. Secondo quanto trapelato dal Ruggi, sarebbero stati chiesti presidi delle forze dell’ordine dinanzi la casa perchè la paura che quella folle mano possa tornare a colpire è troppo forte. Ora, tocca a Giampiero: deve reagire, rialzarsi e impadronirsi nuovamente di quella vita che qualcuno ha provato a sottrargli, nel modo più crudele.

Il sindaco D’Onofrio: «La nostra comunità sta vivendo uno dei momenti più brutti della storia Dobbiamo agire con determinazione e alzare la testa»

L’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, da lunedì mattina, è un via vai di persone che vogliono portare la propria solidarietà al giovane avvocato 29enne Giampiero Delli Bovi. Dopo la visita del governatore Vincenzo De Luca di lunedì sera e del neo sindaco di Montecorvino Rovella, Martino D’Onofrio di martedì mattina, ieri ha fatto visita ai familiari il consigliere regionale Franco Picarone. Giunto presso il nosocomio ad orario di visita è entrato in reparto, ha saluto i genitori ed ha scambiato qualche parola con loro. «E’ una situazione molto delicata», ha detto al medico con cui si è accompagnato fuori dal reparto. «Sono venuto a trovarlo in gesto di solidarietà. Non ho visto Giampiero perché l’accesso è interdetto per questioni sanitari ma mi sentivo di venire». Poche parole, quelle pronunciate da Picarone dopo la visita che ha poi lasciato l’ospedale. In sala d’attesa, ieri, tanti giovani avvocati che volevano salutare la famiglia di Giampiero, esprimere solidarietà e vicinanza alla mamma e al papà. Intanto, il primo cittadino di Montecorvino Rovella, Martino D’Onofrio, si appella ai suoi concittadini dopo il tragico evento che ha colpito il suo giovane collaboratore e avvocato Giampiero Delli Bovi. In un video postato su facebook, il sindaco D’Onofrio, lancia l’appello a montecorvinesi affinchè non si lascino sopraffare dalla paura e superino un momento così drammatica alzando la testa e magari testimoniando, proprio perché qualsiasi testimonianza può essere preziosa alle indagini che stanno portando avanti gli inquirenti. “La nostra comunità sta vivendo uno dei momenti più brutti della sua storia. L’atto compiuto ai danni dell’amico Giampiero Delli Bovi ci lascia senza parole – ha dichiarato nel video sulla sua pagina facebook D’Onofrio – ed è difficile trovare qualcosa per giustificare un simile gesto. Dopo simili avvenimenti c’è bisogno di una risposta forte da parte di tutta la comunità. Gli inquirenti stanno lavorando egregiamente al fine di assicurare il responsabile alla giustizia e fargli pagare per quello che ha fatto”. Poi ha concluso, in un appello preciso, ai suoi concittadini: “Ora più mai però Montecorvino Rovella sente il bisogno della legalità, quello che è accaduto è una ferita forte inferta a tutta la comunità, ma è in questi momenti di crisi che escono i nostri valori, valori forti di chi crede all’unità e crede nella sua forza. Ed è proprio in questi casi che dobbiamo agire con determinazione, con senso di appartenenza soprattutto senza paura. Voglio ribadirlo senza paura. Lo dobbiamo a Giampiero, lo dobbiamo a tutti noi per il futuro della nostra Montecorvino, andiamo avanti a testa alta, orgogliosi di essere montecorvinesi. Io sono qui pronto ad ascoltarvi e a rappresentare qualsiasi istanza”.

Fra’ Gianfranco: «La comunità scelga di parlare su ciò che è accaduto» di Marcello D’Ambrosio

Al bar San Pietro, accanto al Duomo, due ragazze evidentemente toccate si rifiutano di parlarne. Il titolare Michele Lupo invece dopo qualche esitazione si apre. “Siamo tutti sconvolti per quanto accaduto – afferma – Giampiero è un bravissimo ragazzo, non si è mai detto nulla di male sul suo conto che io sappia, è stato un atto orribile. Siamo tutti scioccati. Lo conosco bene, anche la sua famiglia, davvero non c’è che dire. Giampiero è amico di tutti, sempre disponibile, non so come sia successo tutto questo. È successa una cosa terribile, spero che si riprenda quanto prima, gli siamo tutti vicino, il paese gli è vicino.” Natalia, al bar Centrale, nel cuore del paese si lascia andare: “La politica non c’entra. Lui non è una persona che si meritava questo. E’ strano che sia successo a lui perché non è una persona che si mette nei guai, anzi, è proprio un bravo ragazzo. Sembra strano che sia successo a lui perché poteva succedere a tanti altri. Frequenta questo bar, io ci sono rimasta malissimo, come tutti. Per tutta la giornata ne hanno parlato. Sembra di essere tornati indietro, come la mafia. Gli auguro tutto il bene, spero che si riprenda presto”. Al convento dei frati cappuccini fra’ Gianfranco racconta: “ Giampiero fa un cammino di fede, è un bravo ragazzo, la cosa drammatica, assurda, di questa vicenda è che è stato colpita tutta la comunità. Quando viene colpito un membro della comunità viene colpita tutta una comunità. Però Gianpiero, nello specifico, per l’esperienza che ho di lui, è una persona buonissima, come il pane, è una persona di cuore, di un’attenzione fuori dall’ordinario. Infatti è questo che ha creato tanto disagio e tanto scompiglio tra le persone perché Giampiero è una persona meravigliosa. Non si è mai arrabbiato, in questi ultimi giorni si era proposto di pulire una zona di Montecorvino, Santa Sofia, per restitutirla alla società. Una persona sempre presente in maniera proattiva, anche ora poteva inserirsi nella campagna politica, e fare un discorso di tornaconto personale però lui ha pensato più al suo aspetto personale, di portare avanti la sua attività in quanto avvocato. . Chi ha fatto questa maledetta scatola non è una persona sana mentalmente, ha grossi problemi, grossi traumi. Montecorvino sta reagendo. I giovani montecorvinesi, molti parlano con me, sono in fermento perché vorrebbero organizzare, far sentire non la voce, ma la scelta, la capacità di poter scegliere nella vita e optare per scelte di coraggio, optare per scelte di giustizia, di legalità, di unità, unità che supera le differenze non che le annienta ma che fa in modo che le differenze diventino una ricchezza. Si può avere un orientamento religioso, politico, colore diverso, ma insieme si dà una risposta di coraggio, non vogliamo cedere alla paura ma diciamo al mondo, a quel mondo violento, che utilizza quei mezzi infami. Più volete incuterci timore e più ci mettiamo in gioco. La comunità non si è assolutamente fermata ma, come dicevo c’è grande fermento, come vedi il convento è pieno di ragazzi. Stamattina con i bambini abbiamo pregato, i bambini sono a conoscenza della notizia, come sa il mondo dell’informazione oggi consente a tutti di conoscere. Ho visto Gianpiero qualche giorno fa, eravamo davanti al bar, abbiamo scherzato con il nuovo sindaco che è anche un amico comune e suo collega. Pochi minuti fa ho ascoltato una testimonianza pubblica del neo eletto sindaco che appunto richiama all’unità e al coraggio e alla forza di risposta civica e civile del paese. Non voglio dire che la comunità aveva perso l’identità e grazie a questa tragedia l’ha ritrovata, io credo sempre che di fronte a certe situazioni si può rispondere in due modi, o con il terrore, la paura, l’omertà o con la comunità che si organizza. Permettiamo alle indagini di andare avanti serenamente, senza altro chiasso. La fondazione Madre Teresa di Calcutta gestisce questo bene mettendolo a disposizione del territorio, io sono qui da quattro anni e mezzo, per attività non solo religiose, ma culturali, accogliamo gruppi, come il campo di Libera contro le mafie due anni anni fa, qualsiasi attività per qualunque fascia d’età. Ci sono gruppi teatrali, corsi di coro, corsi di fotografia, ci sono quaranta adolescenti che tutti i giorni vengono qui, mangiano, studiano, giocano, vedono la televisione, dormono vivono. E’ un luogo di incontro, di comunione. Tutte le fasce sociali, in maniera particolare ai più poveri ai più bisognosi”.

Svolta nelle indagini: nuove immagini acquisite, fondamentali anche i dati del cellulare di Giampiero Delli Bovi di Brigida Vicinanza

Continuano senza sosta le indagini da parte delle forze dell’Ordine che battono il territorio di Montecorvino Rovella senza mai fermarsi. Potrebbe esserci però una svolta e potrebbero non mancare sorprese dell’ultimo minuto. Acquisite infatti nuove immagini del sistema di videosorveglianza nei pressi di via Fratelli Rosselli, dove abita Giampiero con la sua famiglia. L’idea comunque rimane quella: quel pacco bomba era stato creato per uccidere. Ma prendere ancora più piede la pista privata e ci potrebbe essere una svolta anche nell’acquisizione dei dati personali all’interno del cellulare dell’avvocato 29enne. Sul caso però ieri è intervenuto anche il procuratore Corrado Lembo. “Un fatto sicuramente grave, tutto il mio ufficio in tutte le sue articolazioni è impegnato su questo caso e non escludiamo nulla, nessuna pista”. Queste le parole del procuratore Corrado Lembo, che ha commentato ieri il tragico evento di Montecorvino ai danni del 29enne Giampiero Delli Bovi, che versa in gravi condizioni ancora oggi. “Immediati accertamenti sono stati già disposti sulle tracce del reato e precisamente sulle polveri da sparo, sul meccanismo di innesco e quindi anche da questo potremmo prendere indicazioni importanti e naturalmente sono state già attivate tutte le indagini tradizionali – ha continuato Lembo – noi speriamo che si possa giungere in breve tempo alla risoluzione di questo caso che è drammatico per un giovane che ha perso entrambe le mani e anche una parte del braccio e quindi il fatto che ha colpito la sensibilità anche di noi magistrati che siamo molti impegnati sulla risoluzione di questo caso. Il confezionamento dell’ordigno ci induce a delle riflessioni, che sono state però affidate al Racis di Roma a cui già sono stati consegnati i reperti e sono state fatte le opportune sollecitazioni per avere in tempi brevissimi l’esito delle indagini. Non posso ancora dire se c’è collaborazione tra i cittadini e né posso escluderlo, mi auguro che chiunque sappia qualcosa sulla matrice di questa vicenda si faccia avanti perché soprattutto nelle zone interne di questa provincia incredibilmente ci sono delle sacche omertose che stentano a scomparire, nei paesi piccolini della provincia di Salerno si riscontra questo atteggiamento, una sorta di disinteresse civico nei confronti di quello che accade oppure di una condotta tipicamente omertosa che lascia anche pensare ad una certa contiguità con ambienti diversi tra quelli della criminalità organizzata. Il che ci spiega anche forse perché la criminalità di tipo mafioso proprio in questo territorio che sembrava esente da queste forme criminali stenta ad essere estirpata”.