Andrea Pellegrino
Una delibera modificata 13 ore prima dell’esame dell’aula. Un progetto (quasi) definitivo ed un ricorso al Tar all’orizzonte. La vicenda del «Galiziano», tra sacro e profano, rischia di imballare nuovamente la maggioranza politica a Palazzo di Città. Già i numeri in aula non sono stati rassicuranti, con qualche fuga di consiglieri comunali di maggioranza che auspicavano ulteriori approfondimenti. Ed invece il colpo di mano di Napoli e dell’assessore De Maio ha portato il risultato a casa. Almeno per quanto riguarda il primo round. Ma il caso che si trascina ormai da tempo non ha risparmiato colpi di scena, compresa una delibera che poche ore prima dell’apertura della seduta consiliare ha visto aumentare le sue pagine da due a tre, dopo una nota del parroco e le osservazioni presentate (protocollate l’11 giugno ed integrate la mattina del Consiglio comunale) da alcuni cittadini. Modifiche che non avrebbero sortito nessun effetto riguardo alla protesta dei cittadini. La via del Tar sarebbe quasi inesorabile. Ma l’iter mancherebbe di carte e valutazioni indispensabili per il completamento dell’opera.
MANCA IL PROGETTO ESECUTIVO
Allo stato, così come sostenuto anche dal consigliere comunale d’opposizione Gianpaolo Lambiase, si tratterebbe di un progetto preliminare quasi definitivo. Ma sicuramente non esecutivo. La prova principe? Mancherebbe il computo metrico. Ossia quanto costa l’opera nel suo complesso. La Cei darà solo un contributo, il resto sarà a carico della Curia e conseguentemente della parrocchia attraverso le offerte. Poco male per il Comune che non ha nessun rischio economico se non quello di un mancato completamento dell’opera. Insomma, di ritrovarsi con l’ennesima «cattedrale» (è stavolta letteralmente) nel deserto, con un parco urbano a rischio devastazione. Ma ancora, dalle carte emergerebbero ulteriori criticità e punti da chiarire: il primo, riguarda un volume tecnico da mille metri quadrati per tre di altezza la cui funzione resta oscura. Il secondo, ben più grave, vedrebbe l’impossibilità per un disabile di accedere alla nuova chiesa. Insomma un iter abbastanza carente che aveva spinto parte dell’amministrazione a chiedere un rinvio del punto con tanto di approfondimento nella commissione urbanistica. Ed invece ha prevalso la linea dell’assessore De Maio, con tanto di placet di Enzo Napoli.
I CASI FRALES E VITOLOGATTI
Ma il «Galiziano» è solo l’ultimo caso che agita la maggioranza politica. Le vicende urbanistiche che non hanno visto la luce negli ultimi anni sono parecchie. Frales (che chiedeva un ampliamento della struttura industriale a Matierno) si è rivolta al Tar e ha presentato il conto al Comune di Salerno. Nello specifico, il tribunale amministrativo ha smontato in pieno la procedura utilizzata da Palazzo di Città. E non si esclude (anzi è quasi una certezza) che da qui a breve l’atto dovrà tornare all’esame dei consiglieri comunali. Così come dietro l’angolo c’è già la riproposizione del progetto per la restyling dell’ex Vitologatti. Un nuovo palazzo che si aggiunge agli altri in via di costruzione. Compreso quello che dovrà sorgere a pochi passi dalle Fonderie Pisano. Stavolta l’Asl avrebbe dato il via libera.